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Omicidio di Carol Maltesi, Davide Fontana condannato a 30 anni di carcere

Per Fontana, reo confesso dell'omicidio di Carol Maltesi, la Procura aveva chiesto l'ergastolo con due anni di isolamento diurno

omicidio carol maltesi

Trenta anni di carcere a Davide Fontana per l’omicidio, la distruzione e l’occultamento del cadavere della ex compagna e vicina di casa Carol Maltesi, la 26enne uccisa e fatta a pezzi a gennaio 2022 in una casa di corte in via Melzi a Rescaldina. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Busto Arsizio presieduta dal giudice Giuseppe Fazio (a latere Rossella Ferrazzi) dopo una camera di consiglio fiume, durata sette ore, al termine della quale sono state escluse le aggravanti della premeditazione, delle sevizie e dei motivi abietti e futili, equiparando le altri aggravanti (la minorata difesa e la relazione affettiva) alle attenuanti generiche concesse e liquidando il risarcimento del danno in 40mila euro per il padre di Carol Maltesi, 60mila per la madre, 180mila euro per il figlio e 20mila euro per l’ex compagno e padre del bambino.

Quando è stata uccisa Carol Maltesi si era trasferita da poco meno di un anno a Rescaldina, andando a vivere in quella casa di corte dove poco dopo sarebbe andato ad abitare anche il 44enne, l’uomo che sarebbe diventato il suo carnefice. Lui stesso lunedì 28 marzo 2022, ad oltre due mesi dalla morte della donna, si era presentato dai Carabinieri offrendo informazioni che da subito erano risultate contraddittorie agli occhi degli inquirenti rispetto a quanto emerso fino a quel momento dalle indagini. Sottoposto ad una serie di contestazioni, Fontana aveva finito per confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere, prima conservato in un congelatore appositamente acquistato e poi, una volta fatto a pezzi, gettato in un dirupo di montagna in Valcamonica dopo un primo tentativo di bruciarlo in un barbecue.

A fine ottobre, poi, era iniziato il processo a suo carico e la Corte d’Assise, dopo aver ascoltato i testimoni, i consulenti e lo stesso imputato, aveva deciso di accogliere la richiesta di perizia psichiatrica che i legali dell’uomo avevano avanzato fin dall’apertura del dibattimento nonostante l’opposizione della Procura e delle parti civili: perizia che aveva messo nero su bianco la capacità di intendere di volere di Davide Fontana, per il quale la Procura aveva poi chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno e totale.

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Alla richiesta di pena formulata dal sostituto procuratore Carlo alberto Lafiandra si erano poi associate quelle delle parti civili, i cui legali, sottolineando le sofferenze inferte dal delitto ai genitori della 26enne, a suo figlio e al padre del bambino, hanno chiesto anche un risarcimento di 2 milioni di euro a favore del piccolo, di 800mila euro per l’ex compagno della donna e di 500mila euro per ciascuno dei genitori. La difesa, invece, aveva chiesto di escludere le circostanze aggravanti, concedere le attenuanti generiche e applicare all’imputato la pena della reclusione nei minimi previsti dalla legge.

«Bisognerà leggere le motivazioni della sentenza e vedere per quale percorso logico sono state escluse e ritenute equivalenti alle attenuanti generiche le aggravanti», il laconico commento del procuratore capo Carlo Nocerino al termine della lettura del dispositivo della sentenza. Sulla stessa linea l’avvocato Manuela Scalia, legale di Fabio Maltesi: «Aspettiamo di leggere le motivazioni, dopodiché valuteremo con il pubblico ministero come muoverci. Siamo delusi, ci aspettavamo altro». La decisione della Corte d’Assise è stata accolta in lacrime dalla zia di Carol Maltesi: «Fontana tra dieci anni è fuori, mia nipote a 26 anni non torna più: è vergognoso, per me non è stata fatta giustizia ma la legge sono loro».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 12 Giugno 2023
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