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Omicidio Maltesi, in aula i nonni paterni del figlio della vittima: “Era una mamma stupenda”

Davanti alla Corte d'Assise per il processo per l'omicidio di Carol Maltesi hanno testimoniato i nonni paterni di suo figlio e la psicologa che lo segue

omicidio carol maltesi

«Carol era una mamma stupenda, amorevole, gentile e sempre con il sorriso sulle labbra anche quando aveva dei pensieri». A far rivivere la figura materna di Carol Maltesi, la 26enne uccisa e fatta a pezzi in una casa di corte a Rescaldina, sono i nonni paterni di suo figlio, che lunedì 12 dicembre durante il processo per l’omicidio della donna hanno raccontato davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio quello che mamma e figlio facevano insieme, i mesi terribili di silenzio tra la morte e il ritrovamento del cadavere e poi come il piccolo ha vissuto la notizia del decesso.

«Lo ha portato a Disneyland, lo accompagnava al maneggio a fare corsi di equitazione, era amorevole e sempre cordiale con tutti – ha raccontato dal banco dei testi la nonna paterna, le cui parole hanno trovato sponda poco dopo in quelle del nonno -. Carol era una mamma stupenda per il bambino, attenta, gli voleva un bene dell’anima, non gli ha mai fatto mancare niente: lei e mio figlio si sentivano sempre, c’era accordo tra loro su come crescere il bambino. In tutti quei mesi il bambino chiedeva della mamma, gli dicevamo di non preoccuparsi, che aveva avuto da fare e sarebbe tornata presto ma sono stati momenti duri per tutti. Le ho anche scritto per chiederle cosa fosse successo, mi è arrivato un messaggio che diceva che era a Dubai e non poteva accedere al telefono, poi un altro dove diceva che le mancava tanto il figlio: non so come si può».

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Il figlio di Carol Maltesi da quando si è scoperto che il cadavere rinvenuto a Borno era quello di sua madre è anche seguito da una psicologa e psicoterapeuta, che insieme al padre ha «costruito una narrazione che il bambino potesse comprendere» per comunicargli il tragico decesso della madre. Alla professionista il compito di supportarlo, insieme al padre e ai nonni, non solo per la sua perdita, ma anche per l’abbandono vissuto nei mesi in cui la madre, che avrebbe dovuto essere a Dubai per lavoro in base ai messaggi che lo stesso Fontana inviava, non lo chiamava e non andava a trovarlo.

Un quadro che, inevitabilmente, ha lasciato «degli elementi di marca traumatica», fatto di «ritualità e ipervigilanza», rispetto al quale la psicologa prevede una «ritraumatizzazione quando scoprirà nella sua ricerca di verità cos’è successo» e non esclude «un’evoluzione psicopatologica» in futuro: si tratta insomma di «un danno di natura inestimabile», che richiederà un costante monitoraggio. Alla professionista il piccolo, che della madre spontaneamente parla poco se non per dire che lui la mamma non ce l’ha più, ha peraltro confessato di «non voler disegnare la mamma perché ha paura di non ricordare più il suo viso».

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 12 Dicembre 2022
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