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Omicidio di Carol Maltesi, Davide Fontana sarà sottoposto a perizia psichiatrica

La perizia per l'uomo, reo confesso dell'omicidio di Carol Maltesi, era stata richiesta fin dall'apertura del dibattimento dalla difesa di Fontana

omicidio carol maltesi

Davide Fontana, il 43enne a processo per l’omicidio della ex compagna e vicina di casa Carol Maltesi, sarà sottoposto ad una perizia psichiatrica. Lo ha deciso la Corte di Assise di Busto Arsizio lunedì 19 dicembre dopo aver ascoltato dal banco dei testi i due psichiatri della cui consulenza si è avvalsa la difesa dell’imputato, accogliendo la richiesta che i legali dell’uomo avevano avanzato fin dall’apertura del dibattimento: richiesta reiterata anche durante l’udienza odierna, alla quale si sono opposte sia la Procura, sia le parti civili.

Ai due psichiatri i legali di Fontana, che oggi ha preferito tornare in carcere senza assistere all’udienza durante la quale è stata passata al setaccio la sua personalità, hanno chiesto di valutare le condizioni mentali dell’imputato, sia nell’attualità, sia con riferimento ai fatti: attività finalizzata a comprendere se possano esserci stati dei riflessi sull’imputabilità e sulla dinamica dei fatti, a partire dagli atti inseriti nel fascicolo del pubblico ministero, dalle cartelle cliniche acquisite dalle case circondariali di Brescia e Busto Arsizio e dai due colloqui clinici avuti con il 43enne.

E in aula gli psichiatri hanno descritto la «sfera relazionale di Davide Fontana» come «stretta, molto limitata», parlando dell’imputato come di una persona «piuttosto schiva, con relazioni estremamente povere, molto fredde e limitate perlopiù alle amicizie della moglie» prima della separazione. Davanti ai due professionisti l’uomo ha ricostruito la conoscenza con Carol Maltesi esattamente come l’ha fatto durante l’esame a cui si è sottoposto la scorsa settimana, parlando di un’intesa immediata a livello sia mentale che fisico e descrivendo poi una sorta di «innamoramento», tratteggiato però in modo «estremamente infantile».

L’impressione che ne hanno ricavato i due consulenti è quella di «un’identità fragile che ha bisogno degli altri per solidificarsi»: altri rappresentati prima dalla moglie e dal lavoro in banca e poi dalla stessa Carol Maltesi, che ha in qualche modo costruito «un’identità diversa di Fontana, legata a tratti prevalentemente di tipo narcisistico» laddove fino a quel momento erano predominanti tratti «più dipendenti ed esitanti». Con una tendenza al «camuffamento», dal momento che «Fontana teme sempre di fare qualcosa di cui poi può sperimentare vergogna».

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Chiave di lettura potenzialmente valida anche per il comportamento tenuto dal 43enne dopo il delitto, quando potrebbe aver «cercato di fare tutto quello che ha sentito di poter fare per fare come se il delitto non fosse avvenuto»: interpretazione che può sembrare «un po’ bizzarra» ma che gli psichiatri riconducono alla «personalità infantile e immatura» di Davide Fontana, che «ha fatto quello che avrebbe fatto un bambino che ha fatto qualcosa che sapeva di non dover fare, quasi autoconvincendosi».

I due psichiatri hanno riscontrato in Fontana non una «gelosia canonica e tradizionale» ma piuttosto una gelosia relativa «al rapporto privilegiato che sentiva di avere con Carol Maltesi», senza la quale la sua “nuova” vita si sarebbe interrotta: difficile dire però se l’imputato avesse «piena consapevolezza» del suo timore di perdere la vittima, con la telefonata ricevuta da Carol durante le riprese dell’ultimo, tragico, video – un momento di intimità appositamente costruito dal 43enne attraverso un’identità fittizia – che «potrebbe essere entrata come una lama nella parte vulnerabile del Fontana».

Quel che invece per i due professionisti è certo è che Fontana – la cui capacità di adattamento alle circostanza è stata definita in aula «eccezionale», al punto che «tutto sommato si è adattato perfettamente anche alla vita in carcere» – ha un «disturbo di personalità non altrimenti specificato», sul cui sfondo spiccano tratti come la «mancanza di empatia» e la «necessità di compiacere l’altro». Se questo possa aver avuto dei risvolti sul versante dell’infermità mentale, saranno ulteriori accertamenti a poterlo dire con maggiore attendibilità: quei test che finora non gli sono stati proposti per evitare di compromettere un’eventuale perizia, dal momento che si tratta di accertamenti non ripetibili a breve distanza di tempo, e che ora potranno essere effettuati grazie alla decisione della Corte d’Assise. Attraverso i quali, peraltro, anche l’impressione di sincerità data da Fontana ai due consulenti potrà trovare conferme o smentite.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 19 Dicembre 2022
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