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Dopo 25 anni l’infettivologo Viganò lascia l’Ospedale di Legnano: “Ogni giorno è stato una sfida”

Il direttore del  reparto di Malattie infettive di Legnano va in pensione. Al suo posto, a dirigere l'Unità Operativa dell'Asst Ovest Milanese, arriverà il  professor Stefano Rusconi dell'Ospedale Sacco

dottor Paolo Viganò Infettivologia

Dopo aver affrontato HIV, Epatiti, Tubercolosi e CoViD-19, il dottor Paolo Viganò, primo direttore del  reparto di Malattie infettive di Legnano, va in pensione. Al suo posto, a dirigere l’Unità Operativa dell’Asst Ovest Milanese, arriverà il  professor Stefano Rusconi della Clinica Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Milano dell’Ospedale Luigi Sacco.

L’infettivologo brianzolo, ma ormai legnanese d’adozione, anziché andare in pensione in autunno, vista la situazione pandemica, aveva deciso di “traghettare” fino all’ultimo il reparto. «Ogni giorno è stato una sfida, un’avventura…con episodi esaltanti da ricordare – spiega il dottor Viganò -. Tutto questo mi mancherà, ma ad un certo punto bisogna sapere quando fermarsi e lasciare il posto a qualcuno che sappia continuare il percorso, portando rinnovato entusiasmo e nuove idee».

Viganò era arrivato a Legnano nell’ottobre 1995 con alle spalle un’esperienza clinica importante all’Ospedale Sacco di Milano, lo stesso dal quale arriva il suo successore: «Quando ero al liceo sapevo già di voler fare il medico poi nel corso dei miei studi, più precisamente durante la preparazione della tesi di laurea, mi sono appassionato al fegato e alle epatiti – racconta il medico -, due ambiti di ricerca e cura in cui ho lavorato durante quegli anni. Ho collaborato all’attività di ricerca per il  vaccino dell’epatite B, ma poi ho preferito dedicarmi alla clinica senza tralasciare del tutto la ricerca».

Con un’equipe di quattro medici, Massimo Villa, Maurizio Mena, Carlo Magnani e Tiziana Re, tutti provenienti dal Sacco, Viganò ha aperto il reparto di Infettivologia a Cuggiono. Una piccola realtà con 8 posti letto che si è poi sviluppata con il trasferimento nella palazzina dell’Infettivologia del vecchio Ospedale di Legnano ed ha poi trovato posto al quarto piano del nuovo Ospedale cittadino. Un’avventura legnanese durata 25 anni alla quale hanno partecipato anche infermieri e caposala «straordinarie come la vulcanica Mariagrazia Tajè». Con il passare del tempo si sono aggiunte al gruppo le dottoresse Ilaria Caramma e Cristina Basilico.

Una squadra affiatata con la quale Viganò ha potuto sviluppare diversi collegamenti con altre realtà ospedaliere sia a livello nazionale che internazionale, perché « fare rete e confrontarsi è necessario e importante». Nel contempo, oltre all’impegno per la stesura di numerosi protocolli di prevenzione e cura, con particolare attenzione alla corretta gestione delle profilassi e delle terapie antibiotiche, Viganò con la sua squadra ha realizzato iniziative di formazione nelle scuole e attività umanitarie attraverso il Gruppo Solidarietà Africa, organizzazione di volontariato internazionale con numerosi progetti di cooperazione sanitaria in Africa subsahariana.

«L’ultima missione di esperti si è svolta nel 2019 con il dottor Roberto Stefini, direttore dell’U.O. C. di Neurochirurgia dell’Ospedale di Legnano – spiega Viganò – poi è arrivata la pandemia da Coronavirus che ha frenato l’attività internazionale ma ci sono tante altre attività in programma. Attraverso l’esperienza dei partecipanti alle missioni del Gruppo Solidarietà Africa abbiamo potuto anche acquisire le competenze per affrontare diverse sfide in ambito di medicina tropicale di importazione. Un ruolo determinante ha rivestito la costante collaborazione dell’U.O.C. di Microbiologia che ha sempre messo a disposizione la competenza dei suoi esperti sia in Ospedale che in Africa con numerose missioni la cui importanza è stata riconosciuta dai diversi Ministeri della Sanità e dalla Stessa organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)».

Con la sua équipe, Viganò ha affrontato il periodo caldo dell’HIV e per ultimo la pandemia da virus Sars-Cov2 che ha cambiato il modo di approcciarsi al paziente: «Avere a che fare con persone anziane  con una patologia in rapida evoluzione ci ha obbligato a riparametrare il nostro modo di lavorare – afferma Viganò -. Abbiamo dovuto affrontare e accettare l’impossibilità di agire…e anche rivedere il rapporto con la morte. Siamo cambiati. Anche questa è stata un sfida interessante e formativa».

Da lunedì 1 febbraio Viganò sarà ufficialmente in pensione: «Vado in montagna e rimetto a posto la mia biblioteca: quando sei giovane ti arrampichi e scatti foto, quando invecchi sistemi le immagini, i libri comprati e mai letti. Ci saranno nuove avventure, visto che resta il mio impegno e la mia disponibilità nelle associazioni di volontariato i cui sono presente.  Al professor Rusconi, collega e amico da decenni, consiglio di mantenere sempre aperte le porte del reparto. Ma si sa, gli infettivologi sono anomali e fuori dalle regole: sanno bene che la malattia infettiva è sempre un’urgenza e bisogna avere una visione ampia, oltre che saper accogliere tutti con particolare attenzione alle persone più fragili e meno fortunate»


La redazione di Legnanonews rivolge al dott. Paolo Viganò un sentito ringraziamento per la collaborazione fornita in varie occasioni. Prezioso, ad esempio, il suo contributo nelle “lezioni” tenute a giovani studenti impegnati nel progetto scuola-lavoro. Ogni suo intervento è stato apprezzato per il senso di professionalità ma anche di semplicità e umanità. Siamo convinti che la sanità legnanese, con questo pensionamento, si priva di un medico di assoluto spessore, la città di Legnano di un professionista esemplare. Per tanti legnanesi (tra cui noi) resterà sempre una profonda amicizia.

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 26 Gennaio 2021
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