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San Giorgio, un 25 aprile celebrato a più voci

Il sindaco ha invitato i suoi concittadini a scrivere una frase o un pensiero da leggere durante i discorsi che abitualmente accompagnano la cerimonia.

San Giorgio su Legnano ha celebrato a più voci il 74° anniversario della Liberazione, seguendo l'invito del sindaco Walter Cecchin che quest'anno aveva "chiamato a raccolta" i suoi concittadini affinchè scrivessero una frase o un pensiero da leggere durante i discorsi che abitualmente accompagnano la cerimonia. Cerimonia durante la quale il primo cittadino ha sottolineato il rischio che «la storia si ripeta, se ci dimenticheremo di continuare a ricordare».

Così, insieme agli interventi dei ragazzi della classe quinta della scuola primaria Rodari e della classe terza della scuola secondaria di primo grado Ungaretti, la commemorazione – nuovamente animata dopo l'assenza degli ultimi anni dalla banda cittadina – ha "accolto" anche le riflessioni di assessori e cittadini

[pubblicita] «Per commemorare una ricorrenza, occorre averne ben chiaro in mente il motivo – sono le parole dell'assessore alla cultura Claudio Ruggeri –. Il 25 aprile 1945 l'Italia è stata liberata. […]. Quel giorno la malattia che aveva ammorbato l'Italia è stata sconfitta con il più aggressivo cocktail di medicine che in quel momento il popolo poteva mettere in campo. La malattia è stata talmente grave che la sua guarigione ha richiesto uno sforzo tale da rischiare di uccidere il malato. Se a distanza di 74 anni siamo ancora qui, è perchè l'Italia è rimasta viva! Il virus è stato sconfitto e l'Italia ha adottato uno stile di vita che le ha permesso di resistere negli anni al rischio di ricadute. Perchè il virus è insidioso, ha violenti colpi di coda. Il fisico della Nazione ha costante bisogno di essere curato e allenato. Ha bisogno di praticare quello stile di vita che in questi anni ha tenuto lontano il male. Ma per far questo c'è bisogno del lavoro di ognuno di noi, che in prima persona si impegni per l'Italia. Questo stile di vita virtuoso ha un nome: si chiama democrazia».

«Bisogna raccontare alle nuove generazioni cos'è stata la dittatura, soprattutto ora che il saluto romano non stupisce più nessuno – è la citazione di Liliana Segre scelta dal vicesindaco Linda Morelli –. Mi chiedo se a una parte della politica non convenga questa diffusa ignoranza della storia. Chi ignora il passato è più facilmente plasmabile. E non oppone resistenza».

«Ricorda, o cittadino, questa data, e spiegala ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli – il messaggio di una lapide commemorativa di Scandicci segnalate da un cittadino –. Racconta loro come un popolo in rivolta si liberasse un giorno dall’oppressione e narra loro le mille e mille gesta di quei prodi che sui monti, nei borghi e in ogni luogo sbarrarono il passo all’invasore. Né ti scordar dei morti, né ti scordar di raccontare cos’è stato il fascismo e il nazismo. E la guerra ricorda, e rovine, le stragi, la fame e la miseria, lo scroscio delle bombe e il pianto delle madri. Ricordati di Buchenwald, delle camere a gas, dei forni crematori. E tutto questo spiega i tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. Non perché l’odio e la vendetta duri ma perché ben sappian quale immenso bene sia la libertà e imparino ad amarla e la conservino intatta e la difendano sempre».

«A 74 anni dalla sconfitta del nazifascismo e dalla Liberazione – è la conclusione del presidente Anpi Roberto Mezzenzana in un passaggio del suo discorso, nel corso del quale ha ricordato che quest'anno ricorre il 70° anniversario della bandiera della sezione –, l'Italia e l'Europa sono attraversate da una crescente e violenta deriva razzista, xenofoba e antisemita. I nazionalismi, all'origine della Prima e della Seconda guerra mondiale, si stanno ripresentando in modo particolarmente preoccupante. Non è più tollerabile che si ripetano, con frequenza sempre più intensa manifestazioni di movimenti neofascisti e neonazisti che, perseguendo la politica della paura e della discriminazione, diffondono il virus della violenza, dell'intolleranza e dell'odio. Le differenze, legate al genere, all'etnia, alla condizione sociale, alla religione, all'orientamento sessuale, alla nazione di provenienza, stanno diventando sempre di più un'occasione per creare nuove persone da segregare, nemici da perseguire o individui da emarginare. É ora di dire basta. Le istituzioni devono operare, con chiarezza e determinazione, perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi sul terreno della memoria e della conoscenza storica: si sciolgano per legge le organizzazioni neofasciste e neonaziste che si contrappongono ai principi sanciti dalla Costituzione repubblicana e alle leggi Scelba e Mancino. Occorre ribadire ancora una volta che i valori a cui ispirarsi sono quelli di una democrazia fondata sulla rappresentanza, sulla partecipazione, sul rispetto della persona umana, sull'accoglienza, sull'affermazione piena della legalità e sul rifiuto della violenza. Al lavoro, valore fondante della Repubblica, deve essere restituito il suo ruolo e la sua dignità. In Italia e in Europa servono politiche sociali efficaci in particolare per le donne e per i giovani». 

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Aprile 2019
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