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Morte delle sorelle Agrati, confermati in Cassazione i 25 anni di carcere per il fratello condannato per omicidio

La Cassazione ha respinto il ricorso della Procura generale di Milano contro la sentenza di appello che aveva ridotto la pena ad Agrati

cassazione

Confermata la condanna a 25 anni di carcere per Giuseppe Agrati. Il 71enne era stato condannato a dicembre 2021 all’ergastolo per il duplice omicidio delle sorelle Carla e Maria, morte nell’incendio divampato nella notte tra il 12 e il 13 aprile 2015 nell’abitazione di famiglia al civico 33 di via Roma a Cerro Maggiore, salvo poi vedersi ridotta la pena in appello dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano. E la decisione del giudice di secondo grado è stata confermata in questi giorni anche dalla Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dalla Procura generale di Milano.

Alla base dello sconto di pena la decisione della Corte meneghina di escludere l’aggravante della premeditazione – che era stata invece riconosciuta in primo grado – e di concedere le attenuanti generiche: valutazioni, quelle del giudice d’appello, che hanno retto al vaglio degli Ermellini, chiamati al riesame della sentenza di secondo grado sotto il profilo di eventuali violazioni di legge o della mancanza, insufficienza o contraddittorietà della motivazione.

Giuseppe Agrati era stato arrestato a novembre del 2019 ma già da marzo dello stesso anno era indagato per la morte delle sorelleL’inchiesta inizialmente sembrava incanalata verso l’archiviazione: dai primi accertamenti tecnici e dalle risultanze testimoniali delle indagini della prima ora, infatti, secondo la Procura di Busto Arsizio non erano emersi indizi di colpevolezza tali da portare alla richiesta di rinvio a giudizio.

incendio cerro maggiore giuseppe agrati

La svolta era arrivata quando la Procura Generale di Milano aveva avocato il fascicolo aperto a carico del 70enne a seguito dell’opposizione presentata da un nipote di Carla e Maria Agrati rispetto alla richiesta di archiviazione della Procura bustocca. Con la riapertura delle indagini, al civico 33 di via Roma erano stati effettuati nuovi sopralluoghi, anche con la presenza della Scientifica, e il quadro emerso dal supplemento di inchiesta aveva portato la pubblica accusa a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio dell’uomo.

E dopo un anno di dibattimento, punteggiato fin da subito dalle dichiarazioni rese spontaneamente dallo stesso imputato – che però aveva deciso di non sottoporsi all’interrogatorio della Corte -, per Agrati era arrivato l’ergastolo con nove mesi di isolamento diurno, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la condanna al risarcimento delle parti civili, alle quali fin da subito aveva dovuto versare una provvisionale di 60mila euro a testa, in linea con quanto aveva chiesto la Procura.

Richieste alla quale la difesa del 70enne si era opposta puntando il dito contro la mancanza di un movente – che invece la Corte ha individuato nei soldi -, contro quelle che ha sempre ritenuto lacune nella ricostruzione dei fatti e contro la violazione del diritto di difesa del proprio assistito, il cui patrimonio è stato sottoposto a sequestro. I legali di Agrati – che prima del ricorso in Cassazione hanno rimesso il mandato – durante l’arringa a chiusura del dibattimento avevano anche adombrato possibili scenari alternativi incentrati sul ruolo di una terza persona non identificata o addirittura della stessa Carla Agrati, come hanno fatto anche nella tesi difensiva depositata proprio in vista del processo di appello, come peraltro avevano fatto anche nella tesi difensiva depositata in vista del processo di appello.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Maggio 2023
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