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Parabiago si schiera con i commercianti: «I negozi di vicinato devono riaprire»

All'appello per la riapertura del sindaco di unisce quello del presidente di Confcommercio Altomilanese, che ha sottolineato anche le difficoltà degli ambulanti

chiusure aperture negozi Foto di StockSnap da Pixabay

«I negozi di vicinato devono riaprire». Parabiago spinge sull’acceleratore della riapertura delle vetrine cittadine che ormai da un anno sono sospese tra chiusure e riapertura per le misure adottate dal Governo per frenare la corsa della pandemia, e lo fa con un appello del sindaco Raffaele Cucchi, che pone l’accento non solo sulla situazione epidemiologica in miglioramento nella città della calzatura, ma anche sulle ripercussioni di un’emergenza sanitaria che è ormai a tutti gli effetti anche una crisi economica.

«Fin dall’inizio di questa emergenza sanitaria – sottolinea Cucchi – abbiamo attivato tutte le misure, i controlli e la gestione locale di questa pandemia, non sempre abbiamo riscontrato coerenza nelle linee da seguir, ma lo abbiamo fatto e la maggior parte dei cittadini parabiaghesi lo ha fatto assieme a noi amministratori. Siamo in questa situazione da più di un anno, siamo stanchi e intolleranti, ma teniamo duro comunque. Oggi la curva dei contagi della nostra città fa ben sperare l’inizio di una fase discendente, forse è il caso di avviare una riapertura. Fortunatamente in questi giorni sono state riaperte le scuole per alcune fasce di età, ma ancora non si ha il coraggio di riaprire i punti di vendita al dettaglio che stanno subendo una vera ingiustizia. Non poter vendere ha una ripercussione in termini di reddito su chi ha investito in un’attività rischiando in proprio: dietro a ogni attività locale ci sono famiglie che hanno mutui da pagare, figli da crescere e magari anche persone fragili da accudire».

Non solo: il primo cittadino mette sul piatto anche il confronto con la filiera alle spalle dello shopping online e con i centri commerciali. «Non si comprende come mai gli store online vengono considerati luoghi sicuri nella prevenzione della diffusione del Covid mentre nei centri urbani un negozio di vicinato, che comporta un’affluenza di solo alcune persone al giorno, no – aggiunge il primo cittadino -: la vendita online comporta attività vere e proprie, magazzini da gestire, logistica e corrieri. Pertanto, se tutta questa filiera viene considerata “sicura”, come mai il lavoro dei negozianti no? Un negozio di vicinato che riapre garantendo le misure di distanziamento che abbiamo applicato fino ad oggi non avrebbe alcuna incidenza sul rischio di assembramento. Inoltre, ricordiamolo, i negozi di vicinato danno lavoro non solo alle persone inserite nel comparto, ma anche alle aziende artigiane e alle piccole/medie attività produttive italiane. Certo, occorre avere il coraggio di evitare l’apertura dei centri commerciali che sono, invece, luogo artificiale e chiuso, non propriamente idoneo per contenere la diffusione della pandemia».

Parole, quelle di Cucchi, che trovano sponda nel presidente di Confcommercio Altomilanese. «Al termine della precedente ondata ai negozi di vicinato è stata data l’aspettativa che, se avessero fatto una serie di investimenti per garantire il distanziamento, avrebbero potuto tenere aperta la propria attività – sottolinea Paolo Ferrè -. Oltre a ciò, aggiungo alle osservazioni già sollevate anche l’ingiustizia che stanno vivendo gli ambulanti che sono a tutti gli effetti commercianti, oltretutto operando all’aperto garantiscono maggior sicurezza per il contenimento del contagio, ma non si comprende perché possano lavorare solamente gli alimentari».

Proprio ieri, giovedì 8 aprile, una trentina di ambulanti dell’Alto Milanese hanno dato voce al proprio malcontento al mercato di Parabiago, chiedendo di poter tornare a lavorare.

Ambulanti in protesta al mercato di Parabiago: «Rischiamo di finire in mezzo alla strada»

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 09 Aprile 2021
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