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Profughi, PD: “Non serve mettere la testa sotto la sabbia”

I consiglieri di opposizione Colombo e Schirru bocciano la scelta del sindaco Cucchi di dissociarsi dalla linea di accoglienza del Patto dell'Alto Milanese...

Parabiago si è dissociata dalla linea indicata dal Patto dei Sindaci dell'Altomilanese in merito all'accoglienza dei profughi (qui l'articolo). Una scelta «deprimente e sconfortante» secondo Giorgio Colombo, capogruppo PD di Parabiago e Laura Schirru, segretario PD di Parabiago.

«Desideriamo unicamente porre l’accento sull’atteggiamento preoccupante e fortemente irresponsabile in termini politici del sindaco di Parabiago in quanto amministratore, un atteggiamento di miope allontanamento e sottovalutazione di una questione che, si voglia o non si voglia, tocca Parabiago come tocca l'intera società in questi anni – commentano Colombo e Schirru -. Signor sindaco, Parabiago non è fuori dal mondo, non è un'isola che vive in un'epoca e in un luogo diverso dalla società che la circonda, e mettere la testa sotto la sabbia, o comunque chiudere gli occhi, rischia di portare all’aggravarsi di una situazione che chiede attenzione, intelligenza e azione collaborativa».

I due consiglieri comunali di opposizione chiedono al sindaco Cucchi di tornare sui suoi passi e di lavorare in squadra con gli altri comuni dell'Alto Milanese per stendere un piano di accoglienza.

Di seguito il comunicato integrale di Colombo e Schirru.


La notizia del rifiuto del sindaco di Parabiago Raffaele Cucchi (Lega Nord) di aderire al patto di accoglienza dei richiedenti asilo firmato dai sindaci dell’Alto Milanese certo non ci stupisce, ma non possiamo esimerci dal ritenere la cosa deprimente e sconfortante.

Non ci stupisce perché non è la prima volta che questa amministrazione risponde prima alla segreteria politica di riferimento e poi all’interesse autentico dei cittadini, siano essi italiani o stranieri; ma vogliamo affermare con chiarezza che riteniamo questo fatto di una gravità assoluta.

Intendiamoci, non parliamo unicamente di moralità o di umanità: sappiamo, purtroppo, che mettendola su questo piano per un esponente della Lega Nord ci vorrebbero pochi istanti a liquidare l’aspetto umanitario come irrilevante. In questo caso, e per il ruolo che impersoniamo, intendiamo ragionare in termini di responsabilità e lungimiranza politica.

Sono molti a tentare di farci aprire gli occhi e prendere coscienza della drammatica e ogni giorno più grave situazione umanitaria che interessa migliaia di persone in fuga da guerra e fame; si tratta di una realtà tragica della nostra epoca su cui dobbiamo riflettere.

In questo contesto, tuttavia, non intendiamo fare la morale a nessuno: desideriamo unicamente porre l’accento sull’atteggiamento preoccupante e fortemente irresponsabile in termini politici del sindaco di Parabiago in quanto amministratore, un atteggiamento di miope allontanamento e sottovalutazione di una questione che, si voglia o non si voglia, tocca Parabiago come tocca l'intera società in questi anni.

Signor sindaco, Parabiago non è fuori dal mondo, non è un'isola che vive in un'epoca e in un luogo diverso dalla società che la circonda, e mettere la testa sotto la sabbia, o comunque chiudere gli occhi, rischia di portare all’aggravarsi di una situazione che chiede attenzione, intelligenza e azione collaborativa, una situazione che in molti, tra amministratori, esponenti dell’associazionismo e del mondo cattolico, stanno fronteggiando con impegno e consapevolezza, rimboccandosi le maniche nel tentativo di trasformare un apparente problema in una risorsa, dando avvio a percorsi virtuosi di inclusione e dialogo capaci di sanare occasioni di potenziale pericolo legate all’emarginazione e all’indifferenza, di creare canali di civiltà lavorando al contempo per non accrescere la percezione di insicurezza che, disgraziatamente, a tanti pare utile cavalcare per ottenere notizie in prima pagina.

C’è la necessità di affrontare il problema, di ragionare facendo squadra come intelligentemente hanno proposto di fare i sindaci dell’Alto Milanese, di discutere con soggetti politico-amministrativi, con associazioni di volontariato, con la diocesi che si spende quotidianamente e offre aiuto a migliaia di persone in difficoltà; c’è la necessità di assumere una visione lungimirante, che porti ad arginare problemi sociali più gravi che potrebbero scaturire da noncuranza e sottovalutazione della questione. C’è la necessità di tutto questo, e invece il sindaco Cucchi ha chiuso occhi e orecchie, non ha inteso ascoltare la disponibilità al dialogo di associazioni e enti privati o religiosi sul tema, e ha irresponsabilmente scantonato la questione dichiarando che a Parabiago non c’è posto, quando da più parti pervenivano inviti a collaborare, a tendere la mano all’altro.

Le soluzioni si trovano parlando con tutti, signor sindaco, non assumendo una posizione strumentalmente preconcetta e inamovibile, ossequiosa soltanto delle direttive di una segreteria, quella leghista, che continua a vivere fuori dal mondo e ad essere incapace di fare il lavoro della politica, ovvero leggere una realtà necessariamente complessa (che va al di là delle rive del Po) e trovare soluzioni efficaci.

È un'illusione quella di chi crede che dire “no” a priori oggi serva a qualcosa; sarebbe utile pensare ad una soluzione congiunta ragionando, progettando, non trovando scuse e rifiutandosi di collaborare. Dire “no” non serve a Parabiago, non serve all’Alto Milanese, non serve alla società tutta in una situazione grave cui la politica ha il dovere di far fronte. Dire “no”, caro sindaco, serve forse solo ad accontentare via Bellerio e Matteo Salvini, ma non certo i cittadini.

Come Partito Democratico di Parabiago, e come cittadini di Parabiago, non ci stiamo, e intendiamo dirlo con vigore!

Invitiamo pertanto il sindaco Cucchi ad assumersi le proprie responsabilità in quanto amministratore e a tornare sui suoi passi, a ragionare sulle disponibilità delle parrocchie e delle associazioni cittadine, e ad ascoltare l’invito dei sindaci a sedersi a un tavolo con il prefetto nell’intento di dar vita ad un progetto di accoglienza diffusa che abbia un’ampia convergenza, creando percorsi di integrazione tali da evitare il pericolo di ghettizzazione e/o di marginalizzazione delle persone in difficoltà, il miglior modo, quest’ultimo, per alimentare condizioni di disagio e criminalità, il miglior modo per creare condizioni di pericolo e insicurezza (reale, e non solo ostentata) per i cittadini.

Tutto ciò per non trovarsi nella grave situazione di dover gestire e governare l’emergenza futura: quando inevitabilmente sarà il momento di comprendere come accogliere la quota di richiedenti asilo assegnata al nostro comune, come giustificherà il sindaco Cucchi l’assenza di strategie e soluzioni a riguardo, nonostante la mobilitazione congiunta degli amministratori e degli enti del nostro territorio? Servirà allora sventolare le bandiere dell’insicurezza e del pericolo imminente quando il problema poteva essere gestito diversamente e in maniera condivisa?

A quel punto, signor sindaco, non basterà prendersela, come d’abitudine, con le sinistre, con il Prefetto, con Roma e con gli immigrati, perché le conseguenze reali, chiare da tempo e paventate da molti, non potranno essere messe sotto il tappeto. Evidenzieranno, purtroppo, la semplice e superficiale impreparazione della nostra amministrazione.

Giorgio Colombo, capogruppo PD di Parabiago

Laura Schirru, segretario PD di Parabiago

Redazione
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Pubblicato il 06 Luglio 2016
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