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Tragedia a Morazzone: accoltella la moglie, nell’armadio il cadavere del figlio di 7 anni

L'omicida è fuggito ma è stato arrestato questa mattina a Viggiù. Era ai domiciliari nella casa della frazione Cuffia per un aggressione tra colleghi avvenuta ad Azzate un mese fa

Morazzone - Omicidio Morazzone

Tragedia familiare a Morazzone, dove i Carabinieri hanno trovato il cadavere di un bimbo di 7 anni nascosto in un armadio. Il ritrovamento si inserisce nel quadro di un tremendo dramma familiare scoperto dopo l’aggressione ad una donna, avvenuti, secondo una prima ricostruzione, a Gazzada Schianno.

Nella giornata di ieri la donna è stata accoltellata ma è riuscita fortunatamente a salvarsi. Nell’ambito delle indagini seguite al tentato omicidio è stata perquisita l’abitazione del marito a Morazzone, in via Cuffia. E lì è avvenuto il drammatico ritrovamento del corpo del piccolo.

Nella giornata di ieri la donna è stata accoltellata ma è riuscita fortunatamente a salvarsi. Nell’ambito delle indagini seguite al tentato omicidio è stata perquisita l’abitazione del marito a Morazzone, in via Cuffia. E lì è avvenuto il drammatico ritrovamento del corpo del piccolo.

L’uomo è poi fuggito ed è stato arrestato in seguito ad una vasta operazione dei Carabinieri culminata questa mattina con la cattura a Viggiù.

L’uomo, un quarantenne, era in quella casa con il padre e il figlio ai domiciliari, dopo un episodio di aggressione di cui era stato protagonista un mese fa. Il 26 novembre scorso infatti l’uomo aveva accoltellato alla schiena un collega ad Azzate, nella ditta dove lavoravano, e poi era fuggito: i carabinieri di Varese lo avevano però raggiunto e arrestato con l’accusa di tentato omicidio. All’epoca incensurato, aveva risposto al Gip di Varese, e la Procura aveva disposto per lui i domiciliari.

Nella casa di corte in cui risiedeva ai domiciliari con il padre, tra i vicini prevale lo sgomento: «A mezzanotte circa abbiamo visto delle luci in cortile, ma di primo acchito abbiamo pensato ad un vicino malato. Invece di quelle luci ne arrivavano sempre di più, e abbiamo cominciato a preoccuparci» Spiegano alcuni dei dirimpettai «Del bambino non sappiamo molto, il padre non l’abbiamo conosciuto ma sapevamo che era ai domiciliari per un’aggressione. In compenso conosciamo il nonno, che è una persona molto gentile. Certo che una cosa del genere non doveva capitare, è incomprensibile»

Redazione
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Pubblicato il 02 Gennaio 2022
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