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Cane ucciso al parco del Roccolo, il legale del cacciatore: “Ha agito per necessità”

Nel pomeriggio di ieri, 16 novembre, insieme al suo assistito ha sporto denuncia ai Carabinieri di Parabiago per diffamazione, associazione a delinquere e omessa custodia degli animali

caccia cacciatore

«Il mio assistito. G.L. sta subendo un linciaggio mediatico, quando ha agito nel rispetto delle regole e unicamente per difesa personale». A difendere il cacciatore che domenica 12 novembre ha ucciso il cane Uma all’interno del parco del Roccolo, è l’avvocato legnanese Emanuele Valli. Nel pomeriggio di ieri, 16 novembre, insieme al suo assistito ha sporto denuncia ai Carabinieri di Parabiago per un episodio che definisce «sconcertante».  Qui la versione della padrona del cane che sta portando avanti una battaglia per rivedere i confini di caccia

«Il mio assistito – racconta Valli – stava terminando la giornata di caccia; mancavano quindici minuti al coprifuoco (16.45 ndr). Aveva già scaricato il fucile semi-automatico a tre colpi, il massimo che la legge prevede. Gli era rimasta solo una cartuccia all’interno, un bossolo con 30 grammi di pallini, che si aprono a rosa, e che non sortiscono effetti oltre i 100 metri di distanza. Stava camminando a raso di una recinzione in un’area dove la caccia è consentita, anche se di proprietà privata, quando ha visto arrivare il cane, un Rottweiler, lasciato libero e senza guinzaglio; ha sentito il padrone urlare a distanza di almeno 50-60 metri e un grosso fracasso. Il cane non si è fermato, ha aperto la bocca e quando era a due metri di distanza da lui, il mio assistito, spaventato, ha sparato a terra, colpendolo. Poi è rimasto pietrificato, non è vero che ha cercato di scappare. I presenti lo hanno subito attaccato e ha rischiato il linciaggio. Fortunatamente sono arrivati i carabinieri. I militari hanno sequestrato il fucile incriminato e quelli che aveva in casa e gli hanno tolto il porto d’armi».

Il legale ribadisce l’assoluto rispetto delle regole da parte del cacciatore: « Sul comportamento venatorio del mio assistito non c’è niente da eccepire, – prosegue Valli -. Si trovava alla giusta distanza di sicurezza dalle abitazioni, in un’orario di caccia. Da parte sua c’era l’assoluta mancanza di volontà di uccidere il cane. È stato lo “stato di necessità” a costringerlo ad esplodere quella fucilata, rivolta a terra a scopo intimidatorio. Un incidente di caccia che non può essere punito in quanto compiuto per la salvaguardia del proprio interesse. Io non avrei mai assunto la difesa se il cane fosse stato di piccola taglia, sono certo che avrei agito allo stesso modo».

L’idea iniziale era quella di regalare un cane ai proprietari, soprattutto pensando ai bambini, ma «l’accanimento nei confronti del mio assistito, con ripetute minacce verbali di morte, lo ha portato a tutelarsi e a presentare denuncia. È rimasto sotto shock».

«Abbiamo sporto denuncia ai sensi dell’articolo 595 del codice penale per “diffamazione ” e “diffamazione a mezzo stampa”. Un’altra denuncia – precisa l’avvocato – riguarda l’articolo 416, sull’associazione a delinquere, dato le persone che erano attorno lui lo hanno linciato moralmente, e un’altra l’articolo 672 del codice penale per omessa custodia degli animali, secondo cui i cani devono essere portati al guinzaglio e possono essere lasciati liberi nelle aree a loro destinate e delimitate. Al processo chiederemo il risarcimento morale».

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Novembre 2023
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