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Mirko Rosa, la Cassazione conferma la condanna

Confermata la sentenza di condanna in appello a 3 anni e 2 mesi per l'imprenditore rescaldinese

Ultima "puntata" per l'ex "Re dell'Oro" Mirko Rosa. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna in appello a 3 anni e 2 mesi per l'imprenditore rescaldinese. 

L'ex gestore di una catena di negozi "Compro Oro" era stato arrestato nel 2015 con Giacomo De Luca per evasione fiscale, false fatturazioni e ricettazione.  Accuse, queste ultime, emerse a seguito di una complessa indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Legnano e coordinata dal Pm di Busto Arsizio Nadia Calcaterra. 

Confermata la sentenza d'appello anche per i collaboratori Giacomo De Luca (condannato a 4 anni e 1 mese), Andrea Fisichella (2 anni e 9 mesi) e Osvaldo Rosa, padre di Mirko, condannato a un anno.

Le indagini delle Fiamme Gialle erano partite dopo la scoperta di un'evasione fiscale da 3,7 milioni di euro. Rosa e soci, inoltre, sono stati ritenuti responsabili di ricettazione per la prassi di fondere immediatamente l'oro acquistato dai clienti senza debite verifiche sulla provenienza.

L'epilogo sulla storia di Rosa è arrivato dopo quasi quattro anni. In questo arco temporale il rescaldinese ha ricevuto anche uno sconto di pena deciso dalla Corte d'Appello di Busto Arsizio (nel dicembre del 2016) che ha escluso l'associazione a delinquere. Vincolo associativo, di conseguenza, "cancellato" anche per Fisichella e De Luca. Nello stesso periodo Rosa è stato protagonista anche di un'altra vicenda: maltrattamenti nei confronti della ex compagna per i quali ha ricevuto una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione.

Il finale non è del tutto negativo secondo l'avvocato Stefano Colombetti, che ha seguito Rosa in questo ultimo "tratto" di strada giudiziaria. «Rosa ha preso la notizia abbastanza bene. Teniamo conto che non è più il personaggio di prima: Rosa ha fatto un percorso di disintossicazione e si sta curando». Colombetti ha poi sottolineato che una volta caduta l'accusa di associazione a delinquere «la pena è diventata più lieve e congrua». Secondo il legale la Cassazione poteva decidere in maniera diversa «visto che non ci sono le prove in riferimento agli altri reati, come la ricettazione. In generale riteniamo questo un risultato non del tutto negativo». 

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 14 Marzo 2018
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