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Centri estivi e istruzione «Canegrate è pronta, mancano i protocolli»

L'assessore Zambon ha inviato una lettera al Ministro della Pubblica Istruzione e delle Pari Opportunità chiedendo di ufficializzare tutti i protocolli per permettere ai Comuni di attivare le attività estive dedicate ai bambini.

scuola istruzione

«Noi siamo pronti e voi ministre Azzolina e Bonetti?». A domandarlo è l’assessore alle politiche educative del Comune di Canegrate Edoardo Zambon che oggi, martedì 12 maggio, ha inviato una lettera al Ministro della Pubblica Istruzione e delle Pari Opportunità chiedendo di ufficializzare tutti i protocolli per permettere ai Comuni di attivare le attività estive dedicate ai bambini.

«I nostri bambini e i nostri ragazzi da più di dieci settimane vivono una condizione innaturale dal punto di vista relazionale e problematica dal punto di vista educativo, sia pure per motivi assolutamente ragionevoli. I loro genitori presto torneranno al lavoro, in molti casi ne va della sopravvivenza stessa delle famiglie. Una situazione con genitori al lavoro e bimbi e ragazzi in casa a seguire videolezioni tutto il giorno da soli, lo sapete, non è nemmeno immaginabile. In più, questa estate sarà diversa da tutte le altre: molti hanno già bruciato le loro ferie; tanti cercheranno di recuperare rispetto alle chiusure».

La richiesta di attività educative e centri ricreativi estivi secondo l’assessore crescerà e proprio per questo l’amministrazione canegratese si è attivata, anche in collaborazione con San Giorgio su Legnano, per offrire servizi nel rispetto delle misure di contenimento Covid-19. «Abbiamo già sul tavolo progetti interessanti, ispirati a quei possibili protocolli: uno in comune con San Giorgio su Legnano negli impianti sportivi e scolastici di quest’ultimo; uno per la nostra scuola dell’infanzia; altri, di soggetti pubblici e privati, che riguardano i nidi. Abbiamo censito gli spazi disponibili sul nostro territorio in vista di un possibile incremento delle attività: scuola primaria con annesso giardino; scuola dell’infanzia; giardini Baggina; altri spazi che potrebbero essere messi a disposizione da privati. Tanti sono i soggetti che operano nei servizi educativi e a loro volta vorrebbero riprendere a lavorare, e scalpitano».

Il reale problema, per l’assessore, è il fatto che i protocolli non sono ufficiali: «Non si possono applicare norme che non ci sono. E, soprattutto, le voci su quanti fanciulli possa tenere un educatore sono contrastanti: 3? 5? 7? X? Questo rapporto è decisivo: per la sicurezza, per l’assegnazione degli spazi e, soprattutto, per i costi delle attività. L’anno scorso il costo medio per famiglia delle attività estive (da 6 a 14 anni) dalle nostre parti era di 60 euro circa per famiglia, con un educatore ogni 15 ragazzi. Se il rapporto diventa 1 ogni 5 e aggiungiamo i costi per i pasti individuali, le sanificazioni, i dispositivi… portiamo la retta a oltre 200 euro per famiglia ogni settimana? Non è sostenibile. A meno che il governo non trovi il modo di assegnare alle famiglie i tanto chiacchierati bonus baby sitter e le famiglie possano usarli per pagare le attività. Questo sarebbe ragionevole. È solo una delle tante idee che potreste sviluppare. Un’altra, più diretta: trasferire ai Comuni i fondi per coprire l’aumento di costi derivante dalle norme di sicurezza».

«Scegliete voi, ma scegliete – afferma infine l’assessore – Senza protocolli chiari e senza indicazioni precise nessuno può fare i necessari conti; gli operatori non possono progettare e gli amministratori non possono realizzare. C’è una soluzione alternativa, strisciante, che si sta facendo strada: ognuno pensa per sé e si arrangia come può, alla faccia dell’educazione e delle norme di sicurezza, in nome del lavoro nero. Questo non è ragionevole, perché non è civile. Oggi è il 12 maggio: siamo già in ritardo oggi. Chi amministra sa che attività così complesse non si mettono in piedi in una mattina».

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Pubblicato il 12 Maggio 2020
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