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Mafia in Lombardia, l’ndragheta è radicata sul territorio

È quanto emerge dalla Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia pubblicata venerdì 19 luglio

Le infiltrazioni mafiose sono ben radicate in tutta la Lombardia. In particolar modo sul territorio di Legnano e Busto Arsizio aleggia la 'ndragheta. È quanto emerge dalla Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia pubblicata venerdì 19 luglio. Un bilancio presentato proprio in concomitanza del 27esimo anniversario della strage di via D'Amelio a Palermo in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino. Un tragico fatto commemorato a Legnano con il coordinamento milanese di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

[pubblicita] La criminalità organizzata, nell'arco di circa un decennio, è riuscita a inquinare il sistema economico, attraverso metodiche corruttive finalizzate ad entrare nella pubblica amministrazione. «Oggi, la penetrazione del sistema imprenditoriale lombardo appare sempre più marcata da parte dei sodalizi calabresi  – si legge nella relazione –, ma anche le mafie di estrazione siciliana e campana si mostrano in grado di esprimere la stessa minaccia». 

Nel Legnanese, così come in diverse aree lombarde come il Varesotto e il Comasco, la ’ndrangheta ha tessuto una fitta tela tra le locali presenti e la "casa madre" del "Crimine" calabrese. La relazione è coordinata da una centrale unica nota come “la Lombardia". Ad essere presi di mira sono soprattutto i settori commerciali della ristorazione, giochi e scommesse, costruzioni, autotrasporto di merci, autodemolizioni e commercio auto. 

In numerosi casi risolti in tutta la regione è emerso che diversi criminali di spicco, individuati dalle Forze dell'Ordine, avevano patecipato al "famoso" summit di ‘ndranghetisti tenutosi nel mese di febbraio 2008 in un ristorante di Legnano poco prima dell'omicidio di Novella all'epoca reggente de “La Lombardia” e anche a quello del 2009 a Paderno Dugnano con Rispoli. 

Il quadro appare lampante se vengono prese in considerazione le operazioni concluse dal 2018 a oggi. A partire dalle indagini “Linfa" svolte a Legnano quando nel mese di ottobre la DIA di Milano arrestò Paola Galliani, un'intermediatrice finanziaria che aveva chiesto aiuto alla 'ndrangheta per riscuotere un credito attraverso un pestaggio, dal cui caso la DIA riuscì a dimostrare la presenza delle cosche rosarnesi Pesce e Bellocco. 

Nel contempo nel Varesotto i carabinieri conclusero l’operazione “Atlantic” con l'arresto di 14 soggetti legate alle locali ‘ndranghetiste e ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione. 

Nel mese di novembre, invece, con l'operazione “Pineapple” la Polizia di Stato ha sgominato un’associazione criminale, composta per lo più da soggetti di origine calabrese, operante a Milano, Busto Arsizio e territori limitrofi attiva nel traffico internazionale di cocaina che veniva spedita in casse di ananas da Santo Domingo a Malpensa. Tra i coinvolti anche un noto condannato in via definitiva per mafia per le inchieste, che hanno coinvolto anche Legnano, "Bad Boys" e "Infinito" in qualità di luogotenente della 'ndrangheta. 

Lo scorso maggio i carabinieri arrivarono ad arrestare i cinque autori dell'assassinio 'ndranghetista compiuto a San Giorgio su Legnano nel settembre del 2008 in cui perse la vita Cataldo Aloisio. E proprio questo luglio i carabinieri sono riusciti a fermare il ritorno della "locale" di Legnano e Lonate Pozzolo guidata di nuovo dal boss Vincenzo Rispoli, che per gli inquirenti rappresenta oggi come allora «l'espressione della cosca Farao-Marincola» di Cirò Marina. 

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Luglio 2019
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