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“Così si salva una fabbrica”: la storia della Franco Tosi di Legnano dagli anni bui della crisi al “salvataggio”

Presentato a Palazzo Malinverni "Così si salva una fabbrica, storia della Franco Tosi di Legnano", il libro edito dalla Fiom e scritto dal giornalista Luigi Crespi

"Così si salva una fabbrica": la storia della Franco Tosi di Legnano

C’è “mamma Tosi” ai tempi in cui era «garanzia di lavoro e benessere». Ci sono l’era Ansaldo, la “rivolta operaia” delle tute blu che bloccano ferrovia e autostrada a più riprese, la parentesi Casti Group. Ci sono l’era Gammon, l’insolvenza, l’ipotesi della Termomeccanica di Enso Papi, gli oltre 400 milioni di euro di debiti. Ci sono il consiglio comunale aperto mentre piove dal tetto e nella sala montaggio dello stabilimento di piazza Monumento si gela. Ci sono la firma con Presezzi, la “tentazione” della fuga in Brianza e la Tosi che ricomincia ad assumere.

È una «storia di altri tempi» – eppure di quelle che più attuali non si può  – quella che racconta “Così si salva una fabbrica – Storia della Franco Tosi di Legnano”, il libro, edito dalla Fiom e scritto dal giornalista de La Prealpina Luigi Crespi, presentato venerdì 15 marzo a Palazzo Malinverni in una Sala degli Stemmi dove erano finiti anche i posti in piedi, segno del legame che ancora oggi lega la storica fabbrica alla “sua” città.

"Così si salva una fabbrica": la storia della Franco Tosi di Legnano

«Questo libro è stato impostato nel 2016, quando Presezzi compra l’azienda, vince la gara e tutti ci siamo detti “la Tosi è salva” – ha spiegato l’autore -. Poi, però, si è aperta la partita urbanistica, con Presezzi che ha pensato di portare la Tosi in Brianza, e abbiamo deciso di aspettare per vedere come sarebbe andata a finire. Il libro è stato tolto dal cassetto l’anno scorso, grazie all’intervento della delegata RSU Grazia Corsetti alla commemorazione per i deportati a Mauthausen: chi c’era ha capito che quella Franco Tosi era una Franco Tosi fondamentalmente diversa da quella che abbiamo visto negli ultimi 20 anni. Sensazione che si è acuita quest’anno, quando siamo tornati in una sala montaggio piena di macchine in lavorazione e non più di pezzi da museo: è stata una manifestazione che non aveva solo il sapore del ricordo, ma guardava al futuro. Ci siamo detti che era il momento di finire questo lavoro e presentarlo alla città».

Durante la presentazione del volume gli anni “bui” della Franco Tosi, quelli del “salvataggio” e l’importanza della fabbrica nel panorama industriale di Legnano e più in generale del Paese sono stati al centro delle parole dei sindacalisti Antonio Del Duca (FIOM-CGIL), Mirco Rota (FIOM-CGIL) e Mario Principe (CGIL), del commissario straordinario Andrea Lolli, del delegato RSU Diego Colombo, dell’allora sindaco Alberto Centinaio, del presidente di Confindustria di quegli anni Giuseppe Scarpa e del nuovo titolare Alberto Presezzi.  Presezzi che, peraltro, ha anche parlato di futuro e – di fatto era quasi inevitabile – di PGT.

"Così si salva una fabbrica": la storia della Franco Tosi di Legnano

«La Franco Tosi ha un valore sociale molto importante che va al di là delle proprietà – ha ribadito l’amministratore delegato dell’azienda -: è il prodotto del lavoro di chi crede tutti i giorni nell’azienda e ne fa grande il nome in tutto il mondo. Non è importante solo per la città di Legnano, ma anche per la nostra nazione. Oggi non siamo la Franco Tosi da 6mila dipendenti, ma abbiamo una visibilità nazionale importante: credo sia meglio un’aiuola in meno, una ciclabile in meno, ma che la Franco Tosi rimanga quello che è. Vogliamo avere delle opportunità: ci aspettiamo un dialogo aperto con la città, vorremmo realizzare un museo della Franco Tosi con un ristorante accessibile a tutti e vorremmo anche dedicare una nostra area ad un auditorium vivibile da parte della città».

Di PGT, peraltro, ha parlato anche il sindaco Lorenzo Radice. «Questo è un momento di svolta – ha sottolineato il primo cittadino -: nelle prossime settimane andremo ad approvare un piano di governo del territorio che dal nostro punto di vista va a chiudere un pezzo di storia, quello della conferma della vocazione produttiva e industriale che la città ha fortemente voluto ed ottenuto per l’area della Franco Tosi. Nessuno ha intenzione di fermare la produzione: noi vogliamo che la Tosi e la sua parte produttiva restino là ed è questo che stiamo cercando di fare. Questa è la fase giusta per dialogare e confrontarsi: sono state presentate una serie di osservazioni, e la volontà politica è quella di accogliere la richiesta di avere precisazioni, garanzie e tutele che permettano al lavoro di rimanere qui a Legnano. La Tosi con questo PGT non sarà più considerata un’area bianca, ma diventa un’area produttiva a tutti gli effetti: questo significa non tornare più indietro, dare certezza per poter fare investimenti e separare tutto il resto sapendo che si apre una nuova partita urbanistica».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Marzo 2024
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