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Il giorno e la storia – Scuola Carducci: fuga dal rifugio antiaereo

In quel giorno nelle scuole legnanesi si è verificata una furiosa baraonda

scuola carducci legnano

1 dicembre 1943 – Scuola Carducci: parapiglia e fuga dal rifugio antiaereo
Siamo a dicembre 1943, sono ormai tre anni che le sirene annunciano possibili bombardamenti e chi può si mette al riparo nei rifugi. In alcune aziende e alcune case si utilizzano le cantine, in alcuni cortili sono state scavate delle buche, nelle periferie ci si accontenta di correre verso i campi e i boschi circostanti. Nelle scuole si scende nel rifugio appositamente allestito nelle cantine o nel cortile. Ma quel giorno nelle scuole legnanesi si è verificata una furiosa baraonda.

In particolare alle elementari Carducci «alle 11.15 suona l’allarme. Molti genitori vogliono prendersi i loro figliuoli. Per poter entrare forzano il cancello e spaccano la catena. Il numero delle scuole colpite a Milano non è certo rassicurante» scrive sul suo diario la maestra Carlotta.
Non avevano tutti i torti i genitori: era ancora fresco il ricordo del bombardamento della scuola elementare “Francesco Crispi” di Gorla, un paesino confinante con Milano, ora incorporato nella metropoli come suo quartiere. Era avvenuto il 20 ottobre di quell’anno.

«Il giorno del bombardamento avevo otto anni – ricorda Giuseppe Caffulli – la tragedia di quel giorno l’ho vissuta quasi in prima persona ed è rimasta per me un ricordo indelebile che, ancora oggi, quando la racconto mi fa commuovere. In quella circostanza persi anche un amico di giochi. Abitavo in Viale Monza, zona Turro, dove i miei genitori avevano un bar tabaccheria, a circa 300 metri dal quartiere di Gorla. Io frequentavo la scuola elementare in via Mosso a Turro, ma i miei genitori volevano iscrivermi alla scuola di Gorla, perché considerata maggiormente sicura per la locazione più periferica; inoltre, era già frequentata dal mio amico Silvano. La mia fortuna fu che, non essendoci più posti disponibili, mi iscrissero di nuovo nella scuola di Turro… posso quindi considerarmi un sopravvissuto.

Quel giorno, il 20 ottobre 1944, circa alle ore 11,30 suonò l’allarme. Appena finì il bombardamento, che fece tremare tutto il nostro stabile, uscimmo in strada per vedere cosa fosse successo. Da Turro si vedeva un enorme polverone verso Gorla che invadeva tutto Viale Monza. In seguito si seppe della strage di alunni e insegnanti, rimasti uccisi da una bomba che centrò la tromba delle scale mentre le classi uscivano dalle aule per scendere nel rifugio. Nel pomeriggio inoltrato, davanti al negozio si fermò un motocarro con il pianale coperto da carta da pacchi. In strada uscirono i genitori del mio amico Silvano, proprietari di una drogheria di fianco al nostro bar; fu tolta la carta e sul pianale apparvero i corpicini di alcuni dei bambini morti nella scuola. I genitori dovettero riconoscere il corpo del proprio figlio. Credo sia inutile descrivere la scena straziante che ancora oggi ho negli occhi.

Voglio solo ricordare che nel massacro di Gorla morirono 184 bambini e 20 adulti tra insegnanti e personale addetto. Alcune bombe caddero anche sullo scalo merci di Greco, avvalorando l’opinione che questo fosse il reale bersaglio dell’attacco e che la tragedia fosse dovuta all’indifferenza e alla superficialità di aviatori impreparati e non alla volontà di attaccare una scuola. A un mese di distanza dalla strage, ricorda la maestra Regina, nel giorno della ricorrenza «la signorina direttrice invita a far recitare preghiere di suffragio per i compagni di Gorla.»

Si può quindi capire il parapiglia accaduto il 1° dicembre quando, racconta ancora la maestra Regina, «durante l’allarme aereo di quest’oggi parecchi parenti degli alunni sono penetrati disordinatamente nel rifugio, portando via i ragazzi, alcuni dei quali, approfittando della confusione sono fuggiti. E’ naturale che, nei momenti di pericolo, i genitori vogliano con loro i figlioli, ma è deplorevole il modo con cui oggi si sono introdotti nell’edificio scolastico e il contegno ivi tenuto.»

Le domande vengono spontanee e a volte le spiegazioni più semplici si trovano in libri che non sono di storia: «Qual è lo scopo di questi bombardamenti? I nazisti controllano l’Europa: Austria, Cecoslovacchia, Olanda, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia. L’Italia è loro alleata, la Spagna simpatizza per loro, la Svezia è neutrale e hanno stretto un patto con l’Unione Sovietica. Noi [anglo-americani] non abbiamo forze militari sul continente. Non c’è altro modo per contrattaccare. Se i bombardamenti cessano, la guerra è finita… e Hitler avrà vinto» (KenFollet, “Il volo del calabrone”, pag. 13).

La strage nella scuola di Gorla è rimasta nel cuore dei legnanesi. Anche mia nonna, come tanti altri, a 96 anni suonati piangeva ancora per “chi pòrfiurìti… e chi pòrtušanèti… e i sòmaèstar”, quei poveri bambini… e quelle povere bambine… e le loro maestre.

Renata Pasquetto

FONTI: Diario di classe delle maestre Carlotta e Regina gentilmente forniti da Alberto Centinaio e conservati in copia fotostatica presso il suo archivio personale – Testimonianza di Giuseppe Caffulli in http://www.auser.lombardia.it/reg/News-6264

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Pubblicato il 01 Dicembre 2020
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