La storia dei bambini italiani proibiti in Svizzera
Le voci degli “invisibili”: i figli nascosti degli stagionali italiani in Svizzera. Una memoria che riemerge, tra ricordi e ferite mai del tutto guarite, mercoledì 29 ottobre alle 21 a Materia
Tra gli anni Cinquanta e Settanta, migliaia di italiani attraversavano il confine con la Svizzera per lavorare come stagionali. Erano muratori, contadini, camerieri, manovali. Portavano con sé la speranza di una vita migliore, ma dovevano lasciare indietro ciò che avevano di più prezioso: la famiglia.
La legge svizzera non permetteva ai lavoratori stagionali di portare con sé i figli. Era una norma che pesava come un macigno, trasformando l’amore in clandestinità. Molti bambini crescevano nascosti in soffitte, nelle campagne, o venivano affidati ai nonni in Italia, mentre i genitori lavoravano oltre confine.
“La vita dei stagionali era difficile ed erano molto sorvegliati e controllati,” ricorda una voce sotto un post Facebook di VareseNews.
“Mio papà, italiano, è rimasto italiano. Nato all’inizio del 1900, aveva fatto la scuola in Svizzera, poi la famiglia era rientrata in Italia. Tornò negli anni Trenta per lavorare, ma ottenne il permesso di soggiorno solo nel 1955.”
Dietro i documenti e le date, c’erano vite sospese. Le regole erano rigide, i controlli frequenti. Chi provava a vivere in Svizzera con i figli rischiava l’espulsione, e per questo molti bambini diventavano invisibili: nascosti dietro le tende, in silenzio quando bussava la polizia.
Oggi, quelle voci ritornano.
“Io ero una di quelle bambine!!” scrive una donna, con due punti esclamativi che suonano come una ferita ma anche come un atto di orgoglio.
“Anche io,” aggiunge un’altra, e in quelle due parole c’è tutto: la paura, la tenerezza, il senso di appartenenza.
Molti di quei bambini proibiti sono oggi adulti integrati nella società svizzera. Alcuni hanno costruito famiglie e carriere, ma portano dentro la memoria di un confine non solo geografico, ma anche affettivo — quello che separava la legge dall’amore.
Perché dietro ogni regola c’era una persona, e dietro ogni bambino “proibito” c’era un sogno che cercava solo di esistere.
Mercoledì 29 ottobre alle ore 21, Materia ospita la proiezione del documentario “La legge è tua, il figlio è mio”, diretto da Renato Pugina e prodotto da RSI, che ripercorre queste vicende attraverso testimonianze dirette e ricordi personali, offrendo uno sguardo intimo e potente su un pezzo di storia poco conosciuto.
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Materia Spazio Libero si trova in via Confalonieri 5 Sant’Alessandro Castronno










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