Legge di bilancio 2026, Flcgil Legnano: “Autonomia ferita e povertà strutturale e salariale”
Mentre in Parlamento si è aperta la sessione di bilancio per esaminare la legge di bilancio 2026, Pippo Frisone della Flcgil Legnano analizza l'impatto della manovra sulla scuola
Il 17 ottobre 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge di bilancio 2026. Mentre in Parlamento si è aperta la sessione di bilancio per esaminare la finanziaria, Pippo Frisone della Flcgil Legnano analizza l’impatto della manovra sulla scuola. Per lui sarà «un durissimo colpo all’autonomia degli organi collegiali nell’utilizzo delle risorse umane, a scapito soprattutto della parte più debole dell’utenza».
La legge di bilancio del 2025 tagliava 5.660 posti docenti, giustificati dal calo degli iscritti, mentre a partire dal 2026 si riducevano di 2.174 i posti del personale ATA. Nel bilancio del 2026 il Governo ha previsto tagli lineari alle spese dei vari ministeri per oltre 7 miliardi e un ulteriore taglio del 5% sui consumi intermedi ministeriali. Anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito e la scuola sono chiamati a fare la loro parte. Si comincia con il colpire l’autonomia scolastica, che nel 2001 con la modifica dell’art.117 ha avuto un riconoscimento di rango costituzionale. Come primo atto, si cancella la triennalità degli organici che verranno invece determinati annualmente, facendo cosi venir meno quella programmazione dell’attività didattica garantita dai piani triennali dell’offerta formativa.
Nella secondaria si cancellano in un colpo solo le supplenze in sostituzione dei docenti temporaneamente assenti fino 10 giorni: la sostituzione degli assenti rimane a carico dell’organico dell’autonomia, ovvero dei docenti del potenziato. È un durissimo colpo all’autonomia degli organi collegiali nell’utilizzo delle risorse umane, a scapito soprattutto della parte più debole dell’utenza, dei progetti di recupero e di sostegno e più in generale, dell’arricchimento dell’offerta formativa, senza escludere ricadute negative sugli assetti organizzativi. Non sarà il contentino di ricevere dai risparmi sulle supplenze, l’anno dopo, fino ad un incremento massimo del 10% del fondo d’istituto ad indorare la pillola di un cambiamento cosi sostanziale dell’autonomia scolastica.
Un ritorno brutale al centralismo ministeriale e burocratico del passato, al limite dell’incostituzionalità, che ferisce e mortifica l’autonomia delle istituzioni scolastiche, al solo scopo di risparmiare e fare cassa. Solo qualche anno fa questo Governo sventolava la bandiera dell’autonomia differenziata che regalava la scuola alle Regioni, bandiera poi ammainata dalla Corte Costituzionale. Organici annuali, non più triennali né funzionali ad un piano triennale dell’offerta formativa che non potrà più puntare su di una programmazione di lungo respiro delle risorse, ma che dovrà fare i conti annualmente con risorse sempre più limitate e più strettamente commisurate al calo demografico.
Le risorse sui contratti presenti non ancora chiusi e quelli futuri si equivalgono nei due trienni (2022/2024 e 2025/2027 ) senza un reale recupero né dell’inflazione né del fiscal drag. Avremo cosi il personale scolastico sempre più povero, sempre più lontano dalla media europea, in una scuola statale meno autonoma, meno inclusiva e senza investimenti, mentre quei pochi presenti in bilancio vanno a vantaggio della scuola non statale. Un disegno chiaro che lascia intravvedere la direzione di marcia: indebolire la scuola pubblica a favore della scuola privata. Quello che sta succedendo alla sanità, prima o poi toccherà alla scuola. Una deriva che auspichiamo troverà nei corpi intermedi di questo Paese un’opposizione forte e determinata.
Pippo Frisone – Flcgil Legnano
Foto di archivio






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