Infezione da HIV, Asst Rhodense: “Importante non abbassare la guardia e fare prevenzione”
I giovani e, paradossalmente, gli over 50 sono oggi sono tra le categorie maggiormente attenzionate

Fanno ormai parte della memoria collettiva i primi articoli, datati fine anni ‘80, che descrivevano in modo allarmante la diffusione di un nuovo virus in grado di causare infezioni spesso mortali: l’HIV. Per sensibilizzare l’opinione pubblica c’è stato un gran battage comunicativo con spot pubblicitari con il motto “se lo conosci lo eviti”, libri più o meno autobiografici che descrivevano esperienze toccanti e terribili, film coraggiosi come il commovente “Philadelphia”. Eppure, nonostante siano trascorsi oltre 40 anni dal primo caso identificato e la scienza e la ricerca abbiano fatto passi da gigante, i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità dimostrano come esista ancora un numero elevato di persone che vengono a conoscenza del proprio stato sierologico con grave ritardo, in genere alla comparsa di sintomi o sospette patologie correlate. Tutto ciò dipende da: scarsa informazione, il perpetuarsi di percezioni sul “non appartengo a categorie a rischio e quindi non potrò mai avere l’HIV” ed alla paura dello stigma legato alla sieropositività.
Giovani e over 50
I giovani e, paradossalmente, gli over 50 sono oggi sono tra le categorie maggiormente attenzionate. «Ragazzi e ragazze sono più vulnerabili, non solo per la tendenza ad avere rapporti promiscui senza protezione ma anche perché poco informati – spiega la dottoressa Luisa Muggiasca direttrice di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Garbagnate – Molte infatti sono le fake sulle infezioni sessualmente trasmesse, in generale, e sull’HIV in particolare. Tanti giovani, infatti, esprimono il timore che un bacio possa trasmettere l’infezione o che zanzare e altri insetti possano fare da veicolo, si interrogano sui rischi dell’aver condiviso una bibita, del cibo, di aver frequentato bagni pubblici, e non conoscono i reali comportamenti a rischio. Né sanno a chi rivolgersi per avere informazioni sicure».
Molta disinformazione e poca consapevolezza. «Pochi sanno dell’esistenza di strategie di prevenzione, come la profilassi pre-esposizione e la profilassi post-esposizione, cioè l’assunzione di farmaci che permettono di ridurre, in caso di comportamento a rischio, la probabilità di contrarre il virus – spiega ancora la dottoressa dell’Asst Rhodense – Gli over 50 rappresentano una fascia di età nella quale le segnalazioni di infezione da HIV è, percentualmente, in crescente aumento. Le nuove diagnosi che riguardano i grandi adulti e gli anziani sono passate dal 17.2% del 2012 al 31.2% del 2022. Parallelamente le persone over 50 hanno una probabilità 3,5 volte superiore rispetto ai più giovani di ricevere una diagnosi tardiva, come emerge dai dati rilevati nel biennio 2021-2022. Perdura la percezione che il problema riguardi presunte categorie a rischio alle quali, molti eterosessuali, sia uomini che donne, non ritengono di appartenere ed infine una resistenza all’esecuzione del test, frutto di una mentalità che tende ad escludere una vita sessualmente attiva tra le persone più mature».
Il test
Più del 40% delle persone che si sottopongono al test per HIV è sintomatico e solo il 24 % esegue l’esame perché consapevole di aver avuto rapporti non protetti. «Questo fenomeno spiega come molte persone che contraggono il virus non ne siano a conoscenza, aumentando così il rischio di trasmissione – conclude la dottoressa Muggiasca – E’ quindi fondamentale continuare a parlare di HIV, oggi più che mai, per garantire la prevenzione, combattere lo stigma, promuovere la ricerca e migliorare la qualità della vita delle persone che vivono con il virus. Anche se le terapie antiretrovirali permettono il controllo della malattia, rendendola una condizione cronica gestibile al pari di altre come diabete o ipertensione arteriosa, la lotta contro la trasmissione del virus rappresenta una sfida importante, soprattutto tra le fasce più esposte della popolazione».
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