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Il prof. Mazzone quattro anni dopo il Covid: “Ci insegni a investire sulla sanità, mancano medici”

Intervista ad Antonino Mazzone, direttore del Dipartimento di Area Medica e Continuità Assistenziale della ASST Ovest Milanese che ha vissuto in primissima linea gli anni del covid

A 4 anni esatti dai tragici episodi di Bergamo, quando decine di camion dell’esercito sfilarono in un clima sepolcrale per portare via le salme delle persone decedute, abbiamo intervistato il professor Antonino Mazzone, direttore del Dipartimento di Area Medica e Continuità Assistenziale della ASST Ovest Milanese, che  ha vissuto in primissima linea gli anni del Covid.

Cosa ricorda della pandemia?

Degli anni del Covid ho ancora vivo il  ricordo di una tragedia che non sapevamo come affrontare. Allo stesso tempo si era creata una forte coesione e una solidarietà umana tra tutti i medici, gli infermieri e gli amministrativi dell’Ospedale: insieme, uniti, abbiamo affrontato l’emergenza.

Come è stata affrontata l’emergenza a Legnano?

A Legnano abbiamo introdotto terapie sperimentali e abbiamo registrato  il 10% in meno di mortalità rispetto ai dati internazionali. Soprattutto nella prima fase abbiamo lavorato, quasi improvvisando: abbiamo cercato palloni per far funzionare i polmoni  (il professore qui cita “Ligabue ndr) costruendo i famosi CPAP per permettere alle persone di respirare. In alcuni casi li abbiamo anche lavati e riciclati. Abbiamo aiutato tanti pazienti a farla franca in una situazione difficile. Purtroppo non tutti ce l’hanno fatta. Anche tra noi medici abbiamo avuto tante perdite e io ricordo in particolare il mio amico Roberto Stella, fu lui il primo medico vittima di questa pandemia.

Anche lei è stato ricoverato per il Covid?

Quando passi dall’altra parte ti rendi conto quanto sia importante il rapporto medico-paziente. Stare dalla parte del malato fa bene a medici e infermieri: nel mio caso mi ha aiutato a capire quanto sia essenziale nel momento di difficoltà una parola di conforto, l’avere qualcuno che ti dica che stai bene, che hai una speranza, che hai un futuro.

In quel periodo non si potevano ricevere nemmeno visite..

Dal punto di vista umano abbiamo cercato di aiutare tutti. Un giorno ho visto dei parenti che cercavano di guardare con il  cannocchiale il loro congiunto ricoverato in reparto; li abbiamo fatti entrare in stanza. Un momento emozionante che ci ha ripagato tutti gli sforzi di quei giorni, come il maxi striscione che hanno affisso davanti all’ospedale, non tanto per ringraziare me ma tutti i medici e infermieri che hanno lottato contro questa malattia.

Cosa ha insegnato questa pandemie e cosa ha lasciato dopo 4 anni?

Ci ha insegnato che nei momenti difficili bisogna sempre essere uniti, che bisogna investire sulla sanità, insieme alla scuola il segno di civiltà di un Paese. Speriamo che le nostre forze politiche, a livello regionale e nazionale, lo comprendano, perchè  siamo in un momento di difficoltà. Il problema principale è dato dalla mancanza di medici e infermieri. Una strategia di ricollocamento dei 130mila medici andati via dal 2001 al 2021 in Europa potrebbe aiutare ad abbattere anche le liste di attesa per le prestazioni sanitarie.

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Marzo 2024
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