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Stroke Unit a Legnano, in un anno curati oltre 600 pazienti colpiti da ictus

Tutto inizia quando si riesce a riconoscere i sintomi così da poter chiamare subito il 118: da qui si attiva tutta la macchina dell'emergenza. Ma chi c'è dietro alla Stroke Unit di Legnano?

Stroke unit legnano

“Time is brain”. Il tempo è cervello.  Il compito della Stroke Unit di Legnano è garantire una cura immediata ai suoi oltre 600 pazienti colpiti da ictus ogni anno , così da ottenere il migliore esito clinico. Ma chi c’è dietro a questa unità di cura, avviata nell’Ospedale legnanese con il medico neurologo dr.ssa Maria Vittoria Calloni attuale vicepresidente di A.L.I.Ce Legnano? Ci sono figure specializzate come Elena Bianchini, responsabile Neuroimaging unit, Camilla Micieli neuroradiologa interventista e Gennaro D’Anna neuroradiologo. Professionisti guidati dal dottor Alessandro Prelle responsabile della Neurologia dell’Asst Ovest Milanese e della Stroke Unit, fondamentali per battere sul tempo l’ictus.

La Stroke Unit di Legnano ha 10 posti letto (di tipo semi-intensivo inseriti all’interno U.O Neurologia) ed effettua in media all’anno oltre 800 ricoveri. Nel 2019 (anno preapandemico ) erano stati effettuati 878 ricoveri in neurologia di cui 525 pazienti affetti da malattie cerebrovasvolari. Nel 2020 sono stati 900 i ricoveri di cui 609 pazienti affetti da malattie cerebrovasvolari. Poi nel 2021 è stato registrato un calo causato dall’emergenza sanitaria: 850 ricoveri di cui 625 pazienti affetti da malattie cerebrovasvolari. Quest’anno i numeri sono tornati nella media ma tendono ad un aumento in quanto sul territorio dell’Alto Milanese e in parte del Varesotto non ci sono altri ospedali con questa speciale unità.

Dalla chiamata al 118 alla Stroke Unit

«Tutto inizia quando si riesce a riconoscere i sintomi così da poter chiamare subito il 118 – spiegano gli specialisti -: da qui si attiva tutta la macchina dell’emergenza». Ciò significa che i soccorritori allertano il pronto soccorso così che la Stroke Unit riesca a prendere subito in carico il paziente. Perchè la finestra temporale per intervenire è racchiusa entro le prime 4,5 (per eseguire una Trombolisi) massimo 6 ore (Trombectomia). Ed ecco perchè gli specialisti in neurologia, in occasione della giornata mondiale contro l’Ictus, sono tornati, con i referenti di A.L.I.Ce. Legnano, a spiegare quali sono i campanelli d’allarme: debolezza da un lato del corpo, bocca storta, difficoltà a parlare o comprendere (afasia), muovere con minor forza un braccio, una gamba o entrambi, vista sdoppiata o campo visivo ridotto, mal di testa violento e improvviso, insorgenza di uno stato confusionale, non riuscire a coordinare i movimenti né stare in equilibrio: questi sintomi indicano che potrebbe trattarsi di un ictus cerebrale.

La corsa contro il tempo

Il problema è che in un paziente colpito da Ictus si bruciano 32mila neuroni ogni secondo. Il compito della Stroke Unit è, quindi, complesso: ci vuole attenzione, pazienza e allo stesso tempo velocità. Una vera corsa contro il tempo supportata dalla tecnologia sempre più all’avanguardia: in dieci anni i metodi di cura e analisi sono migliorati a tal punto da semplificare la ricerca dell’occlusione o rottura di un vaso cerebrale. A correre in aiuto, come ha spiegato il neuroradiologo D’Anna, c’è la diagnostica per immagini effettuata con l’utilizzo di strumentazioni come la tomografia computerizzata (Computed Tomography) con la quale è possibile riprodurre immagini in sezione (tomografia) e tridimensionali. E nel caso sia necessario un intervento i medici ricorrono alla chirurgia endovascolare. In questo caso, come ha precisato la dottoressa Micieli «ci vuole massima attenzione e pazienza», perchè attraverso un catetere (di piccolisime dimensioni) inserito nell’arteria femorale si risale sino al cervello così da poter arrivare nella zona dov’è «presente l’ostruzione. La tecnologia continua ad evolvere consentendoci di esser sempre più tempestivi e precisi».

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Novembre 2022
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