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Palio di Legnano

“Il Palio di Legnano è ed era comunità”, Anna Daverio castellana nel 1962 ricorda valori sempre attuali

Palio: un momento di fatica, di gioia, di condivisione, di comunità. Passano gli anni, restano i suoi punti fermi

Palio anni 60

Il Palio di Legnano simbolo di una comunità, allora, ma anche ai giorni nostri. E’ il pensiero di Anna Daverio, esponente di primo piano del volontariato legnanese e nel 1962 castellana della contrada San Domenico. Di seguito, in occasione della festa che domenica 28 maggio celebrerà i suoi momenti principali, un suo commento, per il quale ringraziamo come sempre.

Anni ‘60

Un capannone dove erano raccolti l’entusiasmo, la condivisione, la contestazione, la capacità di immergersi insieme nel “fabbricare” tutto ciò che era Palio.

Ogni contradaiolo faceva tutto e di più per rendere la propria contrada la più bella e competitiva, ma ognuno era l’artigiano che dalla propria idea creava il suo pezzo di “Storia”.

Non c’era la commissione costumi, Ci si rifaceva ai costumi medioevali usando un po’ della propria fantasia, le luminose stoffe di velluto, calde e soffocanti con i meravigliosi ricami eseguiti dalle ricamatrici di contrada erano indossati da ragazze entusiaste con un pizzico di vanità che sul proprio destriero (il cavallo era il brocco che i contadini della zona prestavano per l’evento e che sul proprio dorso potevano ospitare una famiglia intera!) si presentava al popolo raccontando la storia e se stesse.

I cavalieri orgogliosi nel presentare la loro forza, giocavano, affrontando il proprio personaggio con un pizzico di ironia, sguainando la spada in segno di riverenza e di rispetto del ruolo.

E chi rappresentava il seguito: i popolani con il vestito-saio, gli arcieri con le faretre costruite in legno da un falegname di contrada, le popolane sempre sorridenti e divertite nell’accompagnare i loro nobili di contrada.

Gli scudieri, giovanissimi che affrontavano il loro ruolo con dignità e simpatia.

Ed i giorni della preparazione della sfilata tutti erano immersi nei lavori faticosi di revisione dei costumi, nella organizzazione della sfilata, nella ricerca di particolari che all’ultimo momento mancavano, insomma “uno per tutti, tutti per uno” come i moschettieri.

La preoccupazione del capitano, dei gran priori, pensando alla vittoria e alla sconfitta che portavano alla ricerca economica per i fantini e allora la castellana con le proprie dame bussava di porta in porta delle case dei contradaioli per avere la solidarietà e la risposta attraverso il lungo percorso dava davvero frutti (l’amore per la propria contrada era forte) Ogni famiglia partecipava al contributo.

E dopo la sfilata il ritorno al “maniero”, lo spogliarsi degli abiti storici e il rimettere il proprio abito di lavoro per riordinare il tutto e i popolani, i cavalieri e le dame si trasformavano in operai nell’ordinare e pulire tutto, anche ciò che lasciavano i cavalli.

Palio: un momento di fatica, di gioia, di condivisione, di comunità.

Anna Daverio

Redazione
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Pubblicato il 26 Maggio 2023
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