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Traffico internazionale di rifiuti, sequestrati 90milioni. Arresti in Lombardia

Numerosi arresti e perquisizioni sono in corso dall'alba di questa mattina in Lombardia, Piemonte e in Calabria per traffico i illecito di rifiuti

Numerosi arresti e perquisizioni sono in corso dall’alba di questa mattina in Lombardia, Piemonte e in Calabria per traffico i illecito di rifiuti, che si è sviluppato in vari paesi europei, insieme ad un giro vorticoso di false fatturazioni ed attività di riciclaggio. I provvedimenti cautelari sono emesso dal G.I.P. di Milano a seguito della maxi operazione congiunta del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano e dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA) di Monaco di Baviera (Germania), nel quadro delle indagini condotte dalla Procura di Milano, dalla Procura di Monaco e dalla Procura di Reggio Calabria. L’“Action Day” è coordinato da Eurojust per i profili internazionali, con il supporto di Europol.

L’operazione vede la collaborazione delle Autorità Giudiziarie e di Polizia tedesche, in sinergia con i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Milano, coordinati dalla Procura di Milano.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri i destinatari del provvedimento cautelare sarebbero, a vario titolo, gravemente indiziati di essere responsabili di associazione a delinquere (art. 416 c.p.), attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies c.p.), riciclaggio (art. 648 bis c.p.), auto riciclaggio (art. 648 ter c.p.), dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false (art. 2 d.lgs. 74/2000), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 d.lgs. 74/2000).

Disposto anche il sequestro di beni per un valore complessivo pari a circa 90 milioni di euro, somma ritenuta pari ai profitti illeciti dell’associazione criminale, che solitamente venivano reinvestiti nello stesso traffico illecito di rifiuti o in altre attività lecite, tra cui l’acquisto di quote di una società di calcio, il Novara, poi rivenduto.

L’indagine si è concentrata su un vorticoso giro di denaro (quasi 100 milioni di euro), legato a imponenti traffici illeciti di rifiuti e transitato sui conti di società italiane ed estere (tedesche e ungheresi) per essere “ripulito” e reinvestito in ulteriori attività, prevalentemente illecite.

LE INDAGINI – L’attività investigativa, denominata “Black Steel”, condotta dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Milano e coordinata dalla D.D.A. di Milano, supportata da attività tecnica (intercettazioni telefoniche e ambientali), nonché da servizi di osservazione, controllo e pedinamento,  ha consentito di raccogliere gravi indizi relativi all’esistenza di un’associazione per delinquere con a capo un 56enne originario di Locri (in provincia di Reggio Calabria) titolare di imprese operanti in Italia e all’estero attraverso un’azienda di recupero, trattamento e commercio di metalli ferrosi con sede legale in Milano e sedi operative in Cressa (NO), Paderno Dugnano e Dairago, ed una società con sede legale a Torino.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori il gruppo avrebbe ripetutamente approvvigionato ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi “in nero”, per un ammontare di 165.000 tonnellate circa, da altre società operanti nel campo del recupero di rottami) o direttamente dal mercato clandestino (da soggetti non autorizzati o di provenienza furtiva), sul territorio nazionale; per poter reimmettere tali rifiuti sul mercato legale e rivenderli alle acciaierie, avrebbe fatto risultare (falsamente) di averli importati dalla Germania, acquistandoli da una società tedesca sempre a lui riconducibile, ma che in realtà sarebbe stata del tutto inoperativa e appositamente costituita (cosiddetta “società cartiera”); a fronte di (false) fatture emesse dalla società tedesca, avrebbe eseguito (mediante bonifici bancari) versamenti di consistenti somme di denaro (circa 90 milioni di euro), apparentemente a titolo di corrispettivo per gli acquisti (che si ritiene in realtà non siano mai avvenuti) dei rifiuti ferrosi; le somme versate sarebbero poi state fatte rientrare in Italia dopo aver effettuato prelievi in contanti (anche fino a 900mila euro al giorno) presso i conti correnti in Germania o dopo averle “girate” su altri conti correnti riconducibili ad altre società di logistica ritenute fittizie, anche in altri Paesi, riconducibili sempre all’organizzazione; riottenuta infine la disponibilità di quanto bonificato, le somme venivano reimpiegate nel traffico illecito di rifiuti o, una volta “ripulite”, reinvestite in altre attività (tra le quali l’acquisto del squadra Novara Calcio, poi rivenduta prima di essere sottoposta a fallimento).

I rifiuti, sia che fossero stati regolarmente acquistati o che fossero stati approvvigionati illegalmente e rimessi sul mercato legale tramite il modus operandi sopra descritto, venivano rivenduti direttamente alle acciaierie/fonderie (o a commercianti di rottami ferrosi) facendo risultare che fossero stati sottoposti a operazioni di recupero presso impianti dell’organizzazione, dopo aver perso la qualifica di rifiuti. In realtà, secondo quanto emerge dalle indagini, per ridurre ancora notevolmente i costi e massimizzare i profitti illeciti, tali operazioni non sarebbero mai avvenute e i rifiuti sarebbero stati trasformati solo documentalmente in “non rifiuti” (end of waste) attraverso la compilazione fraudolenta di fittizie dichiarazioni di conformità e di documenti di trasporto (DDT) ideologicamente falsi, emessi da società le quali sugli stessi non avrebbero eseguito alcun trattamento, ma si sarebbero limitate a simularlo.

Allo stesso modo il sodalizio avrebbe gestito illecitamente considerevoli volumi di rifiuti speciali anche pericolosi, classificandoli fittiziamente al fine di mascherarne la reale natura e, omettendo l’esecuzione delle necessarie operazioni di recupero, li avrebbe avviati illecitamente presso discariche o impianti non autorizzati all’estero. Nel dettaglio, tra gennaio 2020 e marzo 2021, circa 6.500 tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento e recupero di cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose sarebbero stati ritirati da un impianto di trattamento rifiuti situato nel comune di Arcisate, nel Varesotto, e classificati fraudolentemente come “non pericolosi” (plastica e gomma), senza aver eseguito le prescritte analisi ovvero utilizzando certificati d’analisi falsi, al fine di farli rientrare nella cosiddetta “lista verde”, allo scopo di aggirare la procedura (più onerosa dal punto di vista documentale ed economico) di notifica ed autorizzazione preventive scritte prevista dall’art. 4 e segg. del Regolamento (CE) 1013/06.

Tali operazioni venivano realizzate mediante l’intermediazione di una società gestita dallo stesso titolare della citata azienda di trattamento e commercio rifiuti ferrosi e non ferrosi e smaltiti illegalmente presso un impianto di un’altra società della Repubblica Ceca non autorizzata a ricevere e/o trattare rifiuti pericolosi.

Le quote e i beni di 2 compendi aziendali, materiale informatico – computer, memorie di massa e telefoni cellulari in uso agli indagati – i conti correnti e i beni di proprietà sono stati sequestrati, fino al raggiungimento per equivalente della somma ritenuta profitto del reato (pari a circa 90 milioni di euro), sia in Italia sia in Germania.

Alcuni dipendenti (uno dei quali destinatario dell’obbligo di dimora) dell’azienda con sede a Milano operante nel traffico illecito di metalli ferrosi, in data 5 gennaio 2023 sono stati denunciati per furto aggravato in concorso di rifiuti metallici (parti di rotaie dismesse derivanti dai lavori di manutenzione per l’ammodernamento della rete ferroviaria di proprietà di RFI, stoccati all’interno di un’area di pertinenza di una Stazione ferroviaria in provincia di Sondrio, in attesa di essere smaltiti come rifiuto).

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Pubblicato il 15 Febbraio 2023
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