Carcere, l’ironia amara di Alemanno: «Meglio in orbita che a Rebibbia»
Il politico recluso prende di mira il ministro Nordio e le “ricette fantasiose” del governo. Nel suo diario su Facebook cita Musk, barchini e grattacieli per ironizzare sulla crisi. Ma il dato resta: sovraffollamento record e rischio nuove condanne europee

“Rebibbia Nuovo Complesso (il più grande carcere di Roma) è ormai al collasso finale. L’Amministrazione non sa più dove mettere i nuovi giunti e le persone detenute che debbono stare in isolamento. Considerato che Regina Coeli, l’altro carcere romano, è in una condizione di sovraffollamento e di degrado ancora peggiore, possiamo dire che tutto il sistema penitenziario della Capitale rischia di esplodere.
Il sovraffollamento continua a crescere costantemente e, con la ripresa autunnale, questa crescita sarà accelerata. Le ultime cifre parlano di un sovraffollamento del 134,3%, ma in realtà siamo ormai vicini al 140% e quindi ai richiami formali e alle procedure d’infrazione della CEDU (Corte europea dei Diritti dell’Uomo)”.
A parlare è Gianni Alemanno recluso nel carcere di Rebibbia. Il politico di estrema destra tiene un diario che viene pubblicato sul suo account Facebook. Riprendiamo la sua foto pubblicata in quell’occasione e ampi stralci dalla puntata numero 20 scritta alla fine di agosto.
“L’ultima volta che la CEDU ha condannato lo Stato italiano è stato nel 2013 con la “sentenza Torreggiani” quando il sovraffollamento era circa al 145%. Il Governo dell’epoca fu così costretto ad approvare dei decreti legge che consentivano la “liberazione anticipata speciale” di 75 giorni ogni sei mesi scontati in “buona condotta” (normalmente questo sconto di pena è di 45 giorni), ottenendo una riduzione delle persone detenute di circa 16.000 unità, lo stesso numero del sovraffollamento di oggi. Questa coincidenza di numeri ha portato il Ministro Nordio a fare uno di quei ragionamenti “a pera” che lo hanno reso famoso. L’internato Ministro dice infatti che i provvedimenti per ridurre il sovraffollamento sono inutili, perché nel giro di qualche anno il numero dei detenuti ritorna ad essere lo stesso. Non gli sfiora l’idea che se non fossero stati approvati quei provvedimenti, oggi saremmo in una situazione ancora più catastrofica.
Ovviamente il sovraffollamento non si ridurrà definitivamente fino a quando non saranno costruite le nuove carceri e soprattutto non saranno approvate delle riforme per ridurre l’abuso della detenzione e per sbloccare i percorsi di riabilitazione che dovrebbero portare verso le pene alternative. Ma se nel frattempo non vengono neanche approvati dei provvedimenti deflattivi immediati, il sovraffollamento rischia di esplodere come sta accadendo adesso.
L’unico esponente del centrodestra che sembra consapevole di questa situazione è Ignazio La Russa. Scartato per motivi ideologici l’indulto, il nostro amato Presidente del Senato ha tentato prima di riproporre una nuova versione della liberazione anticipata speciale, rilanciando una proposta già presentata dall’on. Giachetti e da Rita Bernardini. Poi, dopo il sabotaggio di quella proposta da parte dell’incorruttibile (dal buon senso) Nordio, La Russa ha virato verso un’altra idea, quella di rendere automatica la detenzione domiciliare per l’ultimo anno e mezzo di pena dei reclusi non pericolosi.
Certamente non è una strada per affrontare l’emergenza quella della costruzione delle nuove carceri (almeno 10 anni per completare i cantieri), né quella di mandare 17.000 persone detenute tossicodipendenti in comunità terapeutiche (già oggi mancano i posti nelle strutture e i soldi per finanziare i ricoveri), né tantomeno quella di trasformare prefabbricati ed edifici dismessi in luoghi di detenzione (costi altissimi – 83.000 euro a detenuto – e problemi umanitari e logistici insormontabili). Per non parlare degli organici della polizia penitenziaria che già oggi hanno un buco di 6.000 agenti in meno.
Riusciranno La Russa e Rossomando a domare il Ministro Nordio? Cosa si inventerà di nuovo il geniale ministro per divincolarsi dalla dura stretta della realtà? Accordi con Elon Musk per mandare i detenuti in orbita su basi spaziali? Requisire i barchini degli immigrati per spedire in Libia (magari da Almasri) i reclusi in eccesso? Oppure usare l’inutile centro in Albania per metterci italiani detenuti, invece che immigrati super-protetti dall’Europa? Assoldare il super-costruttore milanese Manfredi Catella, appena liberato dai domiciliari (lui almeno riesce ad ottenere questi benefici…), per fabbricare quattro nuovi grattacieli di trecento piani nel cuore di Milano? Sicuramente qualcosa di molto più fantasioso, avendo già visto all’opera il dott. Nordio e la sua squadra ministeriale.
Intanto noi ricordiamo sommessamente al Presidente Meloni che quando si è insediata il sovraffollamento carcerario era al 107,4%; oggi, dopo meno di tre anni, ha superato il 134,3% e si continuerà a dar credito alle geniali ricette del Ministro Nordio, a fine mandato sarà oltre il 152%. Un altro record assoluto, dopo la prima donna Presidente e la durata del Governo, nella storia della Repubblica italiana”.
CHI E’ GIANNI ALEMANNO
Gianni Alemanno, 67 anni, è un politico italiano di estrema destra, già ministro delle politiche agricole e forestali (2001–2006 nei governi Berlusconi II e III) e sindaco di Roma dal 2008 al 2013. La sua carriera politica è iniziata nel Movimento Sociale Italiano (MSI), proseguendo con Alleanza Nazionale, il Popolo della Libertà e, più recentemente, con il movimento da lui fondato “Indipendenza!”.
Figlio di un ufficiale dell’esercito, si trasferì a Roma durante l’infanzia, sposò Isabella Rauti (figlia dell’ex leader missino Pino Rauti), e ha conseguito una laurea in ingegneria ambientale nel 2004
Alemanno ha avuto numerose vicende giudiziarie. Riprendiamo da Wikipedia la ragione per cui sta scontando dieci mesi di carcere. “Il 18 febbraio 2022 nell’appello bis ordinato dalla Cassazione per rideterminare la pena, è stato condannato a un anno e dieci mesi di reclusione per traffico d’influenze dai giudici della IV sezione penale della Corte d’Appello di Roma pena poi commutata in lavoro socialmente utile presso la struttura SoSpe-Solidarietà e Speranza di suor Paola D’Auria. In seguito a trasgressioni nel rispetto di tale pena alternativa, sconta dal 31 dicembre 2024 un residuo di pena nel carcere di Rebibbia. Il 28 gennaio 2025 il Tribunale di Sorveglianza, non riconoscendo i quattro mesi svolti ai servizi sociali svolti da Alemanno tra il novembre del 2023 e il febbraio del 2024, conferma che il politico deve scontare il residuo di un anno e dieci mesi di reclusione in carcere data la “gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte””.
Un lavoro di Varesenews
“MORIRE DI PENA” un podcast “Pillole di Materia” con l’intervista con il collega e autore del libro “Morire di pena” dedicato alle persone che in carcere si tolgono la vita. Trovate il volume su Amazon cliccando QUI.
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