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Una giornata di scuola, testimonianza e memoria alla scuola Ungaretti di San Giorgio su Legnano

In occasione della Giornata della Memoria, gli alunni delle classi terze della scuola Ungaretti, secondaria di primo grado, di San Giorgio su Legnano è stato organizzato un incontro con Roberto Mezzenzana e col professor Giancarlo Restelli. Ecco il racconto dei ragazzi

Generico 12 Feb 2024

In occasione della Giornata della Memoria, gli alunni delle classi terze della scuola Ungaretti, secondaria di primo grado, di San Giorgio su Legnano è stato organizzato un incontro con Roberto Mezzenzana e col professor Giancarlo Restelli. Ecco il racconto dei ragazzi della scuola su questa importante giornata di scuola, testimonianza e memoria.

Il signor Mezzenzana ci ha parlato di Giacomo Bassi, che lavorava come segretario comunale e nel 1942 fu trasferito dal comune di Brugherio a quelli di San Giorgio su Legnano e Canegrate, dove rimase anche dopo la Liberazione.

Durante questo periodo, nascose la famiglia Contente, una famiglia di ebrei milanesi composta dai genitori e da tre figli, nella scuola elementare di San Giorgio (attuale Palazzo Comunale), fornendo loro dei documenti di identità falsi. Durante la loro permanenza nella scuola, permise loro di vivere in condizioni dignitose e li supportò moralmente, a rischio della sua vita. In Italia a Giacomo Bassi è stata dedicata la sala consiliare di San Giorgio su Legnano, la biblioteca comunale di Canegrate e un giardino del comune di Seveso. Nel 1998 fu proclamato GIUSTO FRA LE NAZIONI.

Il prof Restelli ci ha mostrato invece, tra l’altro, alcune delle foto scattate da un soldato delle SS nel maggio-giugno 1944, per documentare l’arrivo al campo di Auschwitz-Birkenau di un carro bestiame usato come trasporto di ebrei ungheresi. Pochi giorni prima della liberazione del campo, l’album di foto venne trovato da una deportata, Lili Jacob, che in alcune di queste foto riconobbe suo fratello e altri suoi familiari, tutti morti. Le foto dell’album sono organizzate in ordine cronologico, lo stesso ordine seguito dal professor Restelli nel corso dell’esposizione. Ci sono rimaste impresse anzitutto quelle dell’arrivo del treno all’interno del campo di Auschwitz, coi deportati che vengono fatti scendere. Colpisce il fatto che tutto sembra avvenire con molta calma e ordine. Dai loro volti traspare stanchezza per il viaggio e paura. Quando il fotografo li invita a mettersi in posa, i deportati non assumono espressioni sorridenti, ma mostrano tutto il loro timore, la loro preoccupazione e anche una certa perplessità. Tra di loro c’è un alto numero di bambini molto piccoli: un bambino, ad esempio, tiene per mano i fratelli più piccoli e sembra volerli in qualche modo proteggere.

I deportati appena arrivati scendono dal treno e vengono divisi in uomini e donne; sono selezionati i più forti per il lavoro e gli altri per le camere a gas (anziani e donne con bambini). Molti degli effetti personali che gli ebrei avevano portato con loro restano sulla piattaforma. Terribile a nostro parere la foto dove si vedono bambini con le loro madri e anziani che sostano sotto un boschetto di betulle nei pressi del crematorio. I prigionieri non sembrano consapevoli di quello che li aspetta. Alcuni parlano tra loro o si riposano.

In alcune foto vediamo anche le baracche, dei capannoni di legno dove dormivano i deportati. I letti erano uno sopra l’altro e non c’erano il materasso e il cuscino, c’era solo un asse di legno. In ogni letto dormivano fino a 2-3 persone, non c’era igiene: nonostante le temperature molto basse, le SS davano ad ogni letto una sola coperta!

Ci hanno colpito molto anche due foto fatte di nascosto da un deportato che aveva trovato una fotocamera nel campo e l’aveva presa, con gravissimo rischio personale. Esse mostrano delle SS che bruciavano i corpi degli ebrei. Queste foto erano un po’ sfuocate e mosse per la paura di farsi scoprire. Ci sono stati mostrati anche dei video: ci ha colpito in particolare l’intervista ad un ex deportato. L’anziano spiegava di come lui e la sua famiglia furono divisi all’arrivo nel campo di concentramento e il fatto che rimase traumatizzato nel vedere la sorella in condizioni disumane, per poi venire a sapere che lei, insieme a suo padre, erano stati uccisi.

Alcune foto mostravano soprattutto alti ufficiali del campo in momenti di relax e di spensieratezza, spesso in un rifugio appositamente attrezzato per le licenze delle SS non lontano da Auschwitz: mentre decine e decine di migliaia di ebrei ungheresi venivano sistematicamente sterminati nelle camere a gas di Birkenau, e mentre i camini dei forni crematori non cessavano di fumare.

A prima vista, la facciata del campo di sterminio di Auschwitz potrebbe non avere un grandissimo impatto emotivo; più che un luogo di morte, infatti, sembrerebbe l’entrata di una grande fabbrica in disuso. Sapendo invece quello che accadeva al suo interno, come testimoniato da coloro che fecero ritorno e come documentato anche dalle immagini che abbiamo visto nel corso dell’incontro, comprendiamo l’importanza di ricordare lo sterminio del popolo ebraico, e per quanto riguarda il nostro paese, le leggi razziali, le responsabilità italiane nei confronti dei cittadini ebrei che furono deportati e uccisi nei campi di concentramento, e anche coloro che, come Giacomo Bassi, a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Gli alunni delle classi terze della scuola Ungaretti, secondaria di primo grado, di San Giorgio su Legnano

Redazione
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Pubblicato il 14 Febbraio 2024
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