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Agguati, pistole e debiti di droga. Operazione dei Carabinieri in corso tra Lonate Pozzolo e Cuggiono

I militari della Compagnia di Busto Arsizio stanno eseguendo sei misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di italiani, albanesi e marocchini per un'indagine partita da un tentato omicidio

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Agguati, punizioni, debiti da saldare. L’osservatorio speciale messo in piedi dalla Procura di Busto Arsizio guidata da Carlo Nocerino inizia a dare i suoi frutti, partendo dall’indagine su una brutale aggressione nei confronti di uno spacciatore dei boschi marocchino di 30 anni, avvenuta nel 2020.

Il risultato è l’esecuzione, a partire dalle prime ore della mattinata odierna (lunedì) i carabinieri della Compagnia di Busto Arsizio di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Busto Arsizio nei confronti di sei persone.

Narcotrafficanti italiani e albanesi

Si tratta di quattro uomini (due italiani, un marocchino e un albanese) e due donne italiane, ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, delle ipotesi delittuose di tentato omicidio nei confronti di un presunto spacciatore, nonché di più episodi di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina e hashish a numerosi soggetti all’interno dei boschi dell’hinterland milanese.

Le prolungate e articolate indagini condotte, anche attraverso l’ausilio di intercettazioni e ascolto di numerosi clienti degli spacciatori, dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile si inseriscono nell’ambito del più ampio impegno sostenuto dalla Procura della Repubblica per reprimere il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle aree boschive e di tutti gli altri pericolosi delitti ad esso connessi. Questo lavoro ha permesso di individuare i presunti autori di un tentato omicidio, commesso da tre uomini il 20 agosto 2020, nella zona boschiva di Lonate Pozzolo ai danni di un ragazzo 31enne di origine marocchina dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti (non destinatario del provvedimento cautelare, ndr).

La trappola e l’agguato allo spacciatore sbagliato

In particolare, è emerso come la dinamica dell’agguato sia stata quella di mettere in atto una vera e propria trappola, approfittando delle tipiche modalità con cui avvengono le cessioni di stupefacente in zona boschiva, per come già accertato nel corso di pregresse indagini. Infatti, i tre presunti autori del tentato omicidio, dopo aver simulato il loro interessamento all’acquisto di droga previo contattato telefonico con lo spacciatore obiettivo della punizione, armati di pistola e spranghe, al suo arrivo ai margini di un’area boschiva per la consegna del quantitativo concordato, lo hanno affrontato fisicamente cercando di trattenerlo. Alla reazione del giovane magrebino, che riusciva a divincolarsi e a darsi alla fuga, questi veniva colpito all’avambraccio destro da un colpo di pistola esploso da uno dei tre aggressori. La spedizione punitiva, per come potuto accertare, era scaturita per un debito di droga non pagato.

L’aggressione al vero obiettivo del gruppo

Le indagini hanno poi consentito di appurare che, in realtà, il malcapitato non era il vero obiettivo degli aggressori, essendosi trattato di uno scambio di persona. L’effettivo destinatario era un altro spacciatore, sempre di origine marocchina: infatti, a distanza di pochi giorni, a Cuggiono (MI), l’uomo e la sua compagna venivano immobilizzati, percossi e minacciati con una pistola dai medesimi soggetti protagonisti della prima aggressione, per costringerli a saldare il debito di droga contratto con loro, ammontante a circa 30mila euro. Nella circostanza veniva altresì sottratto loro un telefono cellulare.

Durante le investigazioni, condotte anche con la collaborazione della Squadra Mobile di Biella all’esito di una convergenza investigativa, è in sostanza emerso che una coppia di italiani, coadiuvati da un cittadino albanese, aveva dato avvio a un fiorente traffico di stupefacente del tipo cocaina, eroina e hashish, rifornendo di consistenti quantitativi di droga, tra gli altri, il citato cittadino marocchino e la sua compagna, che si occupavano poi dello spaccio al dettaglio nelle zone boschive dell’hinterland milanese e del Basso Varesotto.

Le forniture di stupefacente erano di tale rilievo che i due spacciatori, per come emerso dall’indagine, in circa sei mesi, tra luglio 2020 e gennaio 2021, avevano accumulato, nei confronti della coppia e dell’uomo albanese, un debito non inferiore a 30mila euro che, per motivi non del tutto chiariti, non avevano rispettato, scatenando la reazione violenta dei fornitori.

I primi risultati dell’osservatorio permanente della Procura di Busto Arsizio

Da ultimo, le indagini, se da un lato purtroppo forniscono conferma del sempre più frequente rischio di spirali violente cui può portare il fenomeno come danno prova i recenti casi di omicidi e ferimenti colpi d’arma da fuoco di cittadini di origine magrebina, offrono, dall’altro, dimostrazione della efficace e precisa azione di contrasto delle Forze di polizia della provincia di Varese e della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, che sullo specifico fronte ha di recente istituito un “Osservatorio Permanente” quale strumento di coordinamento e raccordo di tutte le evidenze di indagine sul tema ovvero finalizzato a delineare un sempre aggiornato quadro di situazione delle emergenze e delle criticità, onde adottare, con speditezza ed efficienza, appropriate iniziative investigative e per meglio direzionare e calibrare le attività in corso.

Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati associati alle case circondariali di Busto Arsizio e Como a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 18 Luglio 2022
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