Le accuse di Ferretti, i messaggi prima e dopo l’omicidio, il pericolo di fuga. Ecco perchè Ariane è stata arrestata
Secondo la Procura la 31enne avrebbe svolto un ruolo nelle fasi preparatorie e in quelle successive all'omicidio di Fabio Ravasio. Dopo le accuse in aula c'era il rischio che potesse fuggire in Brasile

Sono numerosi gli elementi raccolti dal pm della Procura di Busto Arsizio, Ciro Caramore, in relazione al coinvolgimento di Ariane Pereira nell’omicidio di Fabio Ravasio. A chiudere il cerchio attorno alla donna, secondogenita di Adilma Pereira Carneiro e principale imputata nel processo che si sta svolgendo in questi mesi, sono state le dichiarazioni in aula di Massimo Ferretti che l’ha tirata direttamente in ballo nell’organizzazione del piano omicidiario nei confronti del 51enne di Parabiago, compagno della brasiliana.
Ariane Pereira Bezzerra da Silva, nata il 14 giugno 1994 a San Paolo (Brasile), è indagata per concorso in omicidio premeditato. Viene identificata come ideatrice/determinatrice del progetto criminale e concorrente materiale nell’esecuzione del reato. Il suo ruolo nella preparazione ed esecuzione del delitto è evidenziato nelle numerose conversazioni telefoniche intercorse con la madre e con il fidanzato Fabio Lavezzo (anche lui a processo per aver ricoperto il ruolo di palo nell’esecuzione dell’investimento)
Secondo il pm vi era da parte sua la piena consapevolezza del progetto criminale come emerge dalle comunicazioni e il suo ruolo attivo che confermano la sua conoscenza approfondita del piano criminale.
La sua partecipazione materiale e operativa, secondo la Procura, sarebbe consistita nell’occultamento dell’auto dopo il reato, ponendo oggetti su di essa e avendone fornito la disponibilità del garage di sua pertinenza. In quelle fasi aveva risposto ai messaggi criptici scambiati con la madre, come la sua risposta “Sim” (Sì) a “Tirou tudo” (Hai tolto tutto), sono stati interpretati come riferimenti alla soppressione delle prove relative all’auto, dimostrando la sua piena conoscenza e coinvolgimento in questa fase.
Dalle indagini emerge che avrebbe un ruolo attivo anche nella fase di esecuzione, in particolare nella gestione dei movimenti e nella comunicazione delle direttive. Ariane avrebbe mantenuto una fitta rete di comunicazioni telefoniche e tramite WhatsApp con i principali soggetti coinvolti nel delitto, tra cui Fabio Lavezzo, Massimo Ferretti e “Blanco” (Dhaibi Mohammed). Una chiamata dal suo numero (o da un’utenza a lei riconducibile) per informare del “buon esito” del delitto programmato, agganciando una cella compatibile con la “via di fuga” dell’Opel Corsa, evidenzia la sua partecipazione attiva.
Le sue conversazioni mostrano il suo ruolo nel coordinamento delle operazioni e nella trasmissione di informazioni e direttive. Si evidenzia che Ariane non è stata una mera esecutrice, ma ha agito con piena iniziativa, consapevolezza e responsabilità nell’ambito del piano.
La sua influenza sulla vicenda si rende palese quando, in una conversazione con il compagno, critica Massimo Ferretti per la sua “mancanza di dinamismo” e ha mostrato la sua convinzione sulla necessità di essere “entusiasti e determinati” nell’esecuzione del piano.
Infine c’è la sua presenza anche nei, sicuramente goffi, tentativi di reclutamento di una persona che potesse uccidere Ravasio: Ariane ha cercato attivamente di reclutare altri sicari, riferendosi specificamente a “zingari di Magenta”. Questo dimostra una sua attiva ricerca di esecutori esterni al gruppo iniziale.
Perchè, quindi, è stata arrestata solo oggi? Sicuramente hanno influito le dichiarazioni a processo di Ferretti le quali hanno suscitato in Ariane una reazione di rabbia che si è palesata direttamente in aula. Questo ha anche innescato nella Procura l’innalzamento della soglia di allerta per il rischio di fuga. Esiste un elevato rischio che Ariane possa fuggire in Brasile, data la sua nazionalità, i legami famigliari e il concreto sospetto che una consistente parte delle ricchezze accumulate da Adilma siano proprio nel Paese sudamericano.
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