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Centrale Biogas meno inquinante ma le contestazioni proseguono

Rispetto al precedente l’impianto è stato migliorato per impatto ambientale - I No Biogas ribadiscono il "no"...

Il Comitato No Biogas torna a ribadire i motivi del loro "no" al progetto anche a seguito dei recenti cambiamenti migliorativi. Rispetto alla versione precedente l’impianto è stato infatti migliorato sul fronte dell’impatto ambientale, in risposta alle osservazioni fatte dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). A seguito delle variazioni migliorative apportate da Amga, la Conferenza dei servizi della Città Metropolitana ha espresso parere favorevole alla realizzazione dell'impianto. 

Di seguito il Comunicato Stampa del Comitato Biogas


 L’impianto sarà costruito in periferia in un’unica area rimasta verde, nel contesto del Parco Agricolo Altomilanese, considerato di grandissima importanza per gli abitanti di Legnano e di tutti i comuni limitrofi.

–  Esso avrà un impatto in termini di inquinamento dell’aria e dell’acqua e sarà una minaccia per la salute dei cittadini. Le prescrizioni imposte da Arpa di un maggiore abbattimento delle emissioni non fanno che confermare che l’impianto riverserà in atmosfera sostanze dannose alla salute. Lo stesso vale per i fanghi prodotti che Arpa prescrive di smaltire all’esterno come rifiuti speciali.

–  Per quanto riguarda il consumo di acqua, l’autorizzazione per pozzi interni non è stata ancora richiesta, né tantomeno è stata fatta la verifica sulla salubrità dell’acqua che verrebbe pescata in falde superficiali.

–  Il Comune ha introitato 1 milione e 800 mila euro a parziale rimborso dei disagi che i cittadini dovranno subire: anche la salute ha un prezzo?

–  L’impianto sarà vicinissimo all’ospedale nuovo, a poche centinaia di metri dalle abitazioni, dalle aziende agricole del Parco Altomilanese, dagli allevamenti e centri di addestramento equino che costituiscono una ricchezza turistica ed economica per la città.

–  La viabilità della zona risentirà molto del traffico dei mezzi pesanti, dovuto al trasporto di instillati ed altro materiale (si presume un transito di circa 48.000 tonnellate in entrata – quante in uscita?), con danni gravissimo alla rete stradale in termini di usura del manto stradale e creando notevoli disagi ai residenti e ai tanti utenti che devono recarsi all’ospedale (4.000 transiti al giorno). La strada non è idonea a sopportare il traffico predetto in quanto la larghezza della carreggiata non è sufficiente a consentire le manovre dei mezzi pesanti e contemporaneamente il regolare traffico esistente.

–  La struttura stravolgerà totalmente le caratteristiche paesaggistiche e visive del luogo, con un insostenibile impatto sull’ambiente. La prescrizione di un doppio filare di alberi è un palliativo che non modifica la sostanza dell’impatto.

–  I costi dell’insediamento sono sottostimati e non tengono conto di tutte le voci necessarie alla realizzazione e avvio dell’impianto. Solo dalla relazione tecnica si evince un costo superiore ai 22 milioni a cui vanno aggiunti 5 milioni già spesi e gli ulteriori costi derivanti dalle prescrizioni contenute nell’autorizzazione del progetto. A fronte di ciò, si afferma che il compost prodotto, il cui mercato è al momento poco ricettivo, verrà venduto … al Parco Altomilanese! I cittadini pagheranno per produrre qualcosa che si dovranno poi ricomprare con i propri soldi!

–  Non si comprende l’economicità dell’impianto e quanto tempo ci vorrà per ammortizzarne i costi, a meno che non si intenda, nel prossimo futuro, incrementare la raccolta di frazione umida dei rifiuti urbani allargando il bacino di utenza e utilizzando al massimo la capacità dell’impianto, ben oltre le 40 mila tonnellate/anno oggi dichiarate.

–  Analogo discorso vale per l’energia prodotta, nominalmente al di sotto del megawatt/ora per poter accedere agli incentivi statali (sempre soldi pubblici che girano), il cui eccesso “sarà utilizzato per il teleriscaldamento” (sic!).

–  Per ultimo, non è ancora certo chi gestirà l’impianto, una volta realizzato: se AMGA, oppure Accam o altri (A2A?).

– Per tutti questi motivi ci siamo rivolti al Tar per fermare le procedure che porteranno all’avvio dei lavori di costruzione di un impianto che riteniamo non economicamente, ma soprattutto non ecologicamente sostenibile, non coerente con i principi del ciclo chiuso dei rifiuti e incompatibile col sito in cui verrà realizzato.

ASSEMBLEA NO BIOGAS VIA NOVARA 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Dicembre 2015
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