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IL GIORNO DELLA MEMORIA: LA RETATA ALLA COMERIO DI BUSTO A.

Apriamo con questo racconto una serie di interventi del prof. Giancarlo Restelli sulla Giornata della Memoria 2013 che, a Legnano, si svilupperà attraverso incontri, conferenze e dibattiti...

Apriamo con questo racconto una serie di interventi del prof. Giancarlo Restelli (al quale va un sincero grazie per la collaborazione fornita) sulla Giornata della Memoria 2013 che, a Legnano, si svilupperà attraverso incontri, conferenze e dibattiti.


Due eventi segnarono tragicamente la mia giovane militanza antifascista.

Il primo fu dato dalla cattura e dalla barbara uccisione di Mauro Venegoni, del nostro rappresentante partigiano di zona, nonché membro del CLN dell’Alta Italia.

L’altro fatto nefasto fu l’arresto della Commissione Interna della Ercole Comerio, a cui fece seguito la deportazione della stessa nei campi di sterminio in Germania. Molti di questi uomini morirono.

Ho ancora segnato nella memoria le sequenze dell’arresto, i volti, il dispiegamento dei mezzi nazisti in città ed all’interno della Comerio, la disperazione delle famiglie accorse nei pressi della fabbrica”
Angelo Castiglioni, ex presidente ANPI di Busto Arsizio
 

Scrive Pier Giuseppe Sironi in “Figure nel vento”:“Due duri interventi dimostrativi dei tedeschi furono effettuati il 5 gennaio alle acciaierie Franco Tosi di Legnano e il 10 successivo alla tessitura Ercole Comerio di Busto Arsizio. Alla Tosi ci fu l'arresto di circa ottanta operai, dei quali nove inviati in Austria a Mauthausen con ritorno in patria di solo due di loro; alla Comerio la messa al muro, poi tramutata in deportazione in Austria di sei uomini, fra cui Vittorio Arconti, che vi sarebbe deceduto…".
Come scrive Sironi sarebbe impossibile dissociare la retata alla Franco Tosi del 5 gennaio 1944 da quella alla Comerio di Busto Arsizio avvenuta cinque giorni dopo.
Stessa tecnica: irruzione di reparti di SS nelle due fabbriche, spari intimidatori e ordini perentori con l’obiettivo di disorientare i lavoratori in sciopero; arresto dei componenti della due Commissioni Interne; ripresa immediata della produzione.
Franco Tosi ed Ercole Comerio non sono fabbriche qualunque nel panorama industriale delle due città. Oltre ad essere grandi aziende sono due realtà simbolo della forza del movimento operaio dell’Alto Milanese.
È dal marzo del ’43 che gli operai nel Nord Italia sono in agitazione per la miseria provocata dalla guerra. I livelli di vita, già infimi a guerra iniziata, erano ormai scesi sotto la soglia della fame. È quindi la fame più che un ancora generico antifascismo la molla delle agitazioni che percorrono le due aziende per tutta l’estate del ’43 e continuano anche dopo l’8 settembre dello stesso anno.

Che cosa chiedevano gli operai?
Da un volantino redatto nel novembre del ’43 dal Comitato d’Agitazione della “Comerio” e piattaforma revendicativa degli operai di Busto Arsizio:
1) “Concessione di un aumento del 27%
2) Riconoscimento di una quindicina di salario a compenso delle ore lavorative sacrificate durante gli scioperi
3) Impegno da parte degli industriali tessili di regalare ai dipendenti un pacco di vestiti
4) Impegno da parte degli industriali calzaturieri a regalare ai dipendenti un paio di scarpe
5) Impegno da parte degli industriali meccanici e chimici a provvedere alla distribuzione gratuita di un pacco di viveri ai dipendenti
6) Sostituzione dei quadri del Sindacato Unico Fascista”

La richiesta di viveri, abiti e scarpe dimostra in maniera chiara lo stato di degrado sociale in cui vivevano alcune decine di migliaia di famiglie operaie e non solo a Busto Arsizio.
Le autorità tedesche nell’ultima parte del ’43 alternano promesse a minacce ma a partire dal dicembre dello stesso anno definiscono con rigore le modalità di intervento nelle fabbriche del Nord: arresti e deportazioni con l’obiettivo di far riprendere rapidamente la produzione militare a vantaggio delle truppe tedesche.
Per rimettere in moto le “fabbriche protette” (aziende legate alla produzione bellica) era però necessario rompere brutalmente il forte legame tra i capi delle Commissioni Interne e la massa dei lavoratori. Così fu fatto.
Sia alla Tosi che alla Comerio il numero di arresti e deportati fu relativamente ridotto rispetto ai dipendenti: nove lavoratori della Tosi e sei della Comerio. Ma si trattava, tranne casi singoli, degli operai più sindacalizzati, degli operai più irriducibili nella difesa delle condizioni di vita e lavoro dei salariati.
La destinazione di Mauthausen significava una sola cosa: la morte, ma non immediata. La morte sarebbe arrivata dopo settimane o mesi di fame, malattie e lavoro esercitato in condizioni schiavili.

C’è un ultimo aspetto sul quale vale la pena porsi qualche domanda. Dopo la retata alla Tosi del 5 gennaio, un’analoga retata alla Comerio era nell’aria. Perché allora non far cessare gli scioperi e fingere la normalità?
Al di là di qualche sottovalutazione del pericolo, probabilmente gli operai della Comerio erano convinti dell’inevitabile repressione. Meglio quindi affrontare a viso aperto la tracotanza tedesca piuttosto che far cessare improvvisamente mesi di lotte e di sacrifici gettando nello sconforto gli operai.
Quindi i deportati della Comerio vollero sacrificarsi a testa alta per mantenere l’unità del movimento dei lavoratori il quale, nonostante la sconfitta del 10 gennaio, doveva al più presto riprendere le lotte, così come accadrà subito dopo con i grandiosi scioperi del marzo del ’44 che vedranno in prima linea ancora gli operai della Tosi e della Comerio.

I nomi dei deportati della Comerio
Arconti Vittorio

Nato il 22 aprile 1901 a Lonate Pozzolo; Membro di primo piano della Commissione Interna della Comerio. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Mestiere dichiarato: disegnatore tecnico. È trasferito a Gusen. Deceduto il 29 novembre 1944 ad Hartheim.
“Arconti Vittorio morì di stenti e fu avviato al forno crematorio” in “Quei ventenni del ‘43” di P. Pozzi

Biancini Giacomo
Nato il 20  febbraio 1923 a Milano. Faceva parte della Commissione Interna della fabbrica. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Mestiere dichiarato: parrucchiere. È trasferito ad Ebensee (Mauthausen). Liberato ad Ebensee dagli americani.

Cucchetti Arturo
Nato il 18 aprile 1901 a Inveruno. Membro di primo piano della Commissione Interna della Comerio. Arrestato a Milano. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Mestiere dichiarato: tornitore. È trasferito a Gusen. Deceduto il 25 aprile 1944 a Gusen.
“Cucchetti fu visto l’ultima volta mentre veniva trasportato nell’infermeria del campo da dove si usciva però solo per finire nei forni crematori”, in “Quei ventenni del ‘43” di P. Pozzi,

Gallazzi Ambrogio
Nato il 4 febbraio 1910 a Busto Arsizio. Membro di primo piano della Commissione Interna della Comerio. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Mestiere dichiarato: meccanico. È trasferito a Gusen. È trasferito a Mauthausen. Deceduto il 20 aprile 1945 a Mauthausen.
“Gallazzi Antonio fu ucciso durante un allarme aereo, mentre, come di consueto, i rifugiati del campo venivano fatti convogliare dalle SS in una galleria in costruzione. Veniva azzannato dai cani perché, ormai debilitato, era rimasto staccato dal gruppo”, in “Quei ventenni del ‘43” di P. Pozzi

Mazzon Alvise
Nato il 6 maggio 1907 ad Alano di Piave (BL). Non faceva parte della Commissione Interna della fabbrica. Fu arrestato per errore. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Mestiere dichiarato: meccanico. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Liberato a Gusen dagli americani. Morirà poco dopo il ritorno.
“Mazzon Alvise, gruista, riuscì a tornare dai campi di sterminio ma ormai malato morì qualche anno più tardi a Busto Arsizio”, in “Quei ventenni del ‘43” di P. Pozzi

Toia Guglielmo
Nato il 28 agosto 1914 a Sacconago. Faceva parte della Commissione Interna della fabbrica. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Mestiere dichiarato aggiustatore. È trasferito a Schwechat-Florisdorf (Mauthausen). È trasferito a Mauthausen. È trasferito a Melk (Mauthausen). Liberato a Mauthausen.

Il 10 gennaio del 1944 furono effettivamente deportati Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi e Alvise Mazzon.

Gli altri dipendenti dell’azienda, che compaiono nella lapide, furono uccisi in quanto partigiani in circostanze diverse ma non furono deportati in Germania

“Martiri per la conquista di un mondo migliore, più libero, più giusto e privo di tiranni, noi tutti di quel loro sacrificio non dovremo mai dimenticarci, non dovremo mai dimenticare questi nostri giovani che,
come cita la lapide che li ricorda, “tutto diedero senza mai nulla chiedere”.
Di questi volti rimanga in ognuno di noi un ricordo indelebile nei nostri cuori”

 Ernesto Speroni, Anpi Busto Arsizio

Il Giorno della Memoria 2012 a Busto Arsizio
http://www.youtube.com/watch?v=I0d10OeXPpI

Associazione dedita alla memoria di Angelo Castiglioni, deportato di Busto Arsizio a Flossenburg
http://amiciangioletto.altervista.org/

Fonti
Franco Giannantoni, “Fascismo, guerra e società nella repubblica sociale italiana. Varese 1943-45”, F. Angeli, 1984
Paolo Pozzi, “Quei ventenni del ‘43”, Macchione 1995
Paolo Pozzi, “Non solamente armati” a cura del Touring Club di B. Arsizio, 1990
“Resistenza in provincia di Varese, il 1944”. Istituto varesino per la storia della Resistenza e dell’Italia contemp.”, F. Angeli 1995
Ernesto Speroni, “Deportazione della Commissione Interna della ditta Ercole Comerio”. 10 gennaio 1944

Giancarlo Restelli
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“Nelle umane cose
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Spinoza 

Redazione
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Pubblicato il 09 Gennaio 2013
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