A settembre 200mila docenti precari, il sindacalista Frisone: “Allarme anche a Milano e provincia”
Dati allarmanti su assunzioni, supplenze e stipendi: la Flc-Cgil Legnano denuncia il peggioramento della situazione per docenti e personale ATA

Il mese di settembre 2025 ha registrato un nuovo picco nella precarietà scolastica: secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione ai sindacati, i docenti precari hanno superato quota 200mila a livello nazionale. Solo 29.685 le assunzioni in ruolo concluse su un contingente autorizzato di 48.504, mentre i posti vacanti erano oltre 52mila. Una situazione che rischia di compromettere la continuità didattica a tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico. A tirare oggi, lunedì 13 ottobre, un bilancio della situazione è Pippo Frisone Flc-Cgil Legnano
Ancora centinaia di cattedre scoperte a Milano
La situazione milanese riflette e aggrava quella nazionale. A inizio anno erano più di 6mila i posti da coprire con le supplenze da GPS, tra posti comuni e di sostegno. «Visto e considerato che le assunzioni in ruolo si trascineranno fino a dicembre, alla precarietà si aggiungerà un notevole carosello di sostituzioni, in barba alla tanto decantata continuità didattica e a tre mesi dall’inizio delle lezioni – afferma il sindacalista -. La situazione milanese riflette e amplifica quella nazionale, tenuto conto che i posti iniziali da coprire con le supplenze dalle GPS erano oltre 6mila tra posti comuni e sostegno, con qualche migliaio di posti accantonati per i concorsi tardivi del PNRR, coperti attualmente da precari-precari che salteranno man mano che arriveranno i vincitori di concorso. Siamo a metà ottobre, in attesa di coprire ancora 273 posti interi e spezzoni col terzo bollettino nomine dalle GPS. Esaurite in alcuni settori anche le graduatorie d’istituto, imperversano a caccia di supplenti gli interpelli che invece di facilitare, complicano la vita alle segreterie. Sul personale ATA la precarietà è ancora più grave e allarmante. I contingenti annui per le assunzioni in ruolo, servono a coprire soltanto il turn-over, lasciando a un precariato sempre più numeroso, il 60% dei restanti posti vacanti. Posti sempre più precari ma insufficienti a rispondere al reale fabbisogno di organico delle scuole, falcidiato negli ultimi anni.A rischio non solo la vigilanza e le pulizia ma anche la sicurezza».
Personale ATA dimenticato
Per il personale ATA la situazione è ancora più critica: il 60% dei posti vacanti resta in mano al precariato, con organici ridotti al minimo e servizi scolastici essenziali. «Sul personale ATA la precarietà è ancora più grave e allarmante. I contingenti annui per le assunzioni in ruolo, servono a coprire soltanto il turn-over, lasciando a un precariato sempre più numeroso, il 60% dei restanti posti vacanti – commenta Frisone – Posti sempre più precari ma insufficienti a rispondere al reale fabbisogno di organico delle scuole, falcidiato negli ultimi anni. A rischio non solo la vigilanza e le pulizia ma anche la sicurezza. Alla precarietà della Scuola va aggiunto l’abbandono da parte del Governo in materia di risorse. Il contratto nazionale di lavoro 22/24 è scaduto da tre anni, di rinvio in rinvio si arriverà al 31 ottobre con un nulla di fatto sugli aumenti stipendiali. Cercasi disperatamente risorse aggiuntive e anticipazioni nella nuova legge di bilancio. A fronte di un’inflazione avuta nel triennio 19-21 oltre il 17% la copertura decisa dal governo attuale si attesta al 5,78%, circa un terzo, pari ad un aumento medio mensile lordo di 136,85 euro, cifra in buona parte anticipata con l’indennità di vacanza contrattuale ( circa 80 euro), Ciò significa che se si chiuderà con le risorse attuali, gli aumenti medi reali oscilleranno attorno gli 80 euro lordi pari a 50 euro netti. Un insulto per un milione di docenti e ATA che fa sprofondare le retribuzioni della scuola italiana agli ultimi posti in Europa. Un segno evidente e ulteriore che l’Istruzione e la formazione non sono più una priorità del Paese».
Più fondi per le armi che per l’istruzione?
Per il sindacalista vi sono ormai più fondi per le armi che per l’istruzione. «Siccome il mondo è cambiato, tra guerre reali e virtuali, alla luce dei conti pubblici le risorse per il Re-ARM Europe e per la NATO, al di fuori del Patto di stabilità, si trovano eccome: più 23 miliardi nel prossimo triennio, come certifica il Documento Programmatico di Finanza Pubblica approvato dal Governo. Si vis pacem para bellum, ma come la Storia insegna può risultare una trappola, in cui l’Italia rischia di cadere e con noi l’intera Europa. Meglio preparare la Pace se vogliamo la Pace e a partire dalla Scuola».
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