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I sindacati chiedono un incontro alla direzione Asst Ovest Milanese: «Il personale è ridotto all’osso»

La rivoluzione del Piano Organizzativo Aziendale Strategico preoccupa i rappresentanti sindacali in quanto «Il personale è carente, i contratti sono inadeguati e le turnazioni già così estenuanti»

medico sanità

Il Piano Organizzativo Aziendale Strategico che, tra le altre cose contempla l’apertura H24 del “Punto di Primo Intervento di Abbiategrasso”, preoccupa i rappresentanti sindacali in quanto «Il personale è carente, i contratti sono inadeguati e le turnazioni già così estenuanti». Le criticità che sta vivendo attualmente il pronto soccorso di Legnano sono le stesse che si stanno registrando in tutte le aziende sanitarie lombarde. Di fatto l’organico è ridotto all’osso, mentre i servizi vengono riorganizzati e implementati anche su indicazione della politica regionale. Questo sta creando una certa agitazione tra lavoratori e parti sindacali che da tempo segnalano questo stato di insofferenza. 

A puntare il faro sulla questione questa volta è stato Sergio Tabaglio della segreteria della CSA-Dipartimento Sanità Varese/Altomilanese che ha invitato l’Asst Ovest Milanese ad aprire un confronto per affrontare il problema.  «Il personale del Pronto Soccorso di Legnano è numericamente ridotto all’osso, abbattuto e stremato, mentre gli accessi tornano a salire e hanno ormai raggiunto i ritmi pre-covid. Di pari passo aumentano i contagi tra gli stessi operatori che aggravano ancora di più la situazione. Le direttive regionali sono state recepite nel nuovo Piano Organizzativo Aziendale Strategico (POAS 2022/2024), addirittura arrivando a sviluppare nel prossimo futuro (non tanto lontano) presso il “Punto di Primo Intervento di Abbiategrasso” l’apertura continua ( H24 ). Qui nascono altre perplessità. Come verranno sviluppati i turni di lavoro? Con quale Personale? Come verranno trattati gli accessi? Quale tipo di organizzazione e collaborazione con i servizi interni? Il Pronto Soccorso di Magenta (già in sovraccarico) quale tipo di supporto potrà dare?».

Secondo Tabaglio il progressivo depotenziamento dell’assistenza ospedaliera del Paese si sente ed è nei numeri: «In soli dieci anni (2010-2019) gli istituti di cura sono diminuiti da 1165 a 1054, abbiamo perso 25mila posti letto di degenza ordinaria passando da 215mila a 190mila. Il non finanziamento della sanità ha raggiunto i 37miliardi ed il settore ospedaliero è stato quello più colpito dai tagli. L’attuale crisi dei Pronto Soccorso non è altro che il risultato di anni di progressivo depotenziamento, che ha portato il sistema ospedaliero in affanno. È evidente che i pronto soccorso e la Medicina d’Urgenza siano in grave difficoltà, è chiaro che ormai gli ospedali sono diventati, loro malgrado, un’emergenza nell’emergenza. Le condizioni in cui versano i Pronto Soccorso sono diventate insostenibili, soprattutto, per la sicurezza dei Pazienti e degli Operatori stessi».

La criticità legata agli organici, spiega il sindacalista, viene amplificata dai carichi di lavoro causati dal sovraffollamento. «Il lavoro nei pronto soccorso è caratterizzato da stress psicofisico dovuto da numerosi turni di lavoro, salti di riposo e il continuo rapporto con l’utenza che deve necessariamente essere affrontato nei migliore dei modi. Ormai, per i medici, gli Infermieri e gli OSS che vivono i loro turni senza limiti è diventata dura. La burocrazia asfissiante, lo svilimento di un ruolo che una volta era professionale e oggi è diventato un banale fattore di produzione, la crescita dei rischi in assenza di una valorizzazione economica adeguata, sono tutti fattori che hanno provocato e stanno provocando una serie di dimissioni anticipate. Ci sono delle difficoltà nel reperire professionisti sul mercato, le università non sfornano abbastanza infermieri; dovremmo lavorare tutti in un’unica direzione per togliere definitivamente il numero chiuso all’ingresso delle università. Molti Infermieri neo-laureati prendono altri percorsi lavorativi, in altre regioni italiane, nel privato o addirittura fuori dal territorio nazionale. Di questo passo ci ritroveremo con un corpo di professionisti della sanità non rigenerato. La soluzione possiamo ricercarla creando opportunità di lavoro attraenti, non ultima l’opportunità economica. I contratti di lavoro Nazionali non sono più sufficienti ed è necessario un intervento integrativo di spessore da parte regionale».

«Questa è la vera sfida che la nostra organizzazione sindacale vuole affrontare e risolvere – commenta Tabaglio -. Noi non siamo contrari alle riorganizzazioni dei servizi perché crediamo che le ristrutturazioni siano frutto di azioni volte al miglioramento della risposta sociosanitaria nel territorio, ma nel contempo, la nostra organizzazione sindacale crede che lo sviluppo di questo percorso deve essere accompagnato da un corpo di professionisti della sanità numericamente adeguato, preparato e ben retribuito. Per affrontare tali problematiche, suggerire e concordare le opportune soluzioni ed ottenere delle pronte risposte in merito, la nostra Organizzazione ha chiesto un incontro urgente all’Amministrazione».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 04 Luglio 2022
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