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HIV, aumentano le diagnosi tardive. L’infettivologo Rusconi: «Se ne parla poco, fate il test»

Il professore Stefano Rusconi, alla guida dell'Infettivologia dell'Asst Ovest Milanese, di cui fa parte l'Ospedale di Legnano invita a richiedete il test: è gratuito e garantisce l'anonimato

Generica 2020

Non fa più clamore come negli anni ’90 e neppure paura. L’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana, soprattutto con l’emergenza dettata dal diffondersi del virus Sars- Cov2, ha perso completamente di interesse. Forse perchè l’Aids da malattia mortale è diventata una patologia cronica, con la quale si può convivere. L’unica cosa certa è che all’alba di una nuova terapia (con iniezione) gli infettivologi stanno registrando una diminuzione dell’infezione ma anche un aumento delle diagnosi tardive.

Una situazione che non nasconde buoni presagi secondo prof Stefano Rusconi alla guida dell’Infettivologia dell’Asst Ovest Milanese. Realtà che ha in carico circa 900 pazienti: persone che seguono regolari terapie per tenere a bada l’Aids. «Dell’Hiv – afferma Rusconi – se ne parla troppo poco: una volta all’anno, in occasione della Giornata contro l’Aids (il 1 dicembre)». Come spiega l’infettivologo l’attuale diminuzione dell’infezione è possibile per il risultato della profilassi pre esposizione (PrEP), che permette a persone a rischio (non infette) di assumere farmaci anti-Hiv (preventivi) che riducono le probabilità di infezione. «Ma la prevenzione – precisa il prof. Rusconi – nel periodo dell’emergenza sanitaria è mancata così come la diffusione del test».

I numeri parlano chiaro, nel 2019 (periodo pre pandemia) sono state scoperte 3mila e 800 nuove diagnosi, nel 2021 queste sono state 1.303. Secondo gli ultimi dati la maggior parte di coloro che hanno effettuato il testha un’età tra i 25 e 29 anni e molti sono uomini.

L’infezione è silente: «Non ci sono sintomi caratteristici. È possibile vivere per anni senza alcun sentore. Sottoporsi al test Hiv, quindi, è l’unico modo per scoprire l’infezione. L’Aids distrugge le cellule CD4, indebolendo il sistema immunitario. La situazione diviene così esasperata che il corpo reagisce come se fosse affetto da un cancro all’ultimo stadio». La sieropositività, dunque, è come una “bestia feroce” che, oggi, con l’evolversi della medicina, è possibile tenere in “gabbia” grazie ai farmaci (antiretrovirali) che ne riducono la carica virale. «Con il passare degli anni le terapie si sono evolute – precisa Rusconi – : da 18 compresse al giorno si è arrivati ad un’unica pastiglia che nella primavera del 2022 sarà in parte superata da due iniezioni intramuscolari ogni 2 mesi». Ogni due mesi, quindi, al paziente verranno somministrati due farmaci: una rivoluzione vera e propria: «Inizialmente sarà coinvolto il 25% delle persone in cura. Questo comporterà sia un cambiamento per il paziente che per l’ospedale. Dovremo iniziare a pensare all’attivazione di un ambulatorio, che potrà essere condiviso, per la somministrazione di questa terapia».

L’invito resta quello di aggiungere alle analisi del sangue il test dell’HIV, perchè «se l’infezione viene intercettata subito, è contenibile – spiega l’infettivologo -. Non si guarisce, ma si può convivere limitando fortemente il rischio di diffusione e di progressione clinica. Per questo è importate la prevenzione: richiedete il test: è gratuito e garantisce l’anonimato».

Per maggiori informazioni consultare il sito www.epicentro.iss.it oppure il portale del Ministero della Salute dedicato all’Aids e Hiv 

Lucia e la sua convivenza con il “lupo”: il virus HIV

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Dicembre 2021
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