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S. VITTORE OLONA: PER IL SINDACO, UNA CASA CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

15 Maggio 2010


Riceviamo e pubblichiamo:

Una casa che fa acqua da tutte le parti. Un facile gioco di parole, ma che di fatto dà conto di come quello che – a detta del consigliere comunale di minoranza Giuseppe Bravin – doveva essere un distributore di acqua per la cittadinza, si è rivelato invece un progetto troppo costoso, poco chiaro e tutt'altro che gratuito per i cittadini. Ecco perchè la Giunta guidata dal sindaco Marilena Vercesi ha deciso di non portare a compimento la realizzazione della cosiddetta ‘Casa dell'acqua’ che l'ex Amministrazione aveva iniziato a costruire a lato del palazzo comunale. Di fronte alla decisione dello stesso Bravin di avviare ora una raccolta di firme a difesa del suo progetto, il sindaco Marilena Vercesi ha ribadito le ragioni della sua netta contrariatà: motivi legittimi che hanno spinto l'intero esecutivo comunale a dire no a un simile distributore.

‘Non facciamoci prendere in giro – spiega il sindaco Vercesi -: questo progetto è una mera operazione commerciale avvolta di un’aura ecologista. Noi non siamo assolutamente contrari alle Case dell’acqua in sé, ma al fatto che qualcuno voglia dimenticarsi che l'acqua è un diritto e non una merce. Vorrei ricordare infatti che l’accesso all’acqua potabile, in Italia garantito dal servizio idrico integrato, è un servizio essenziale privo di rilevanza economica, mirato alla solidarietà e non al profitto’.

‘Inoltre – aggiunge il Sindaco – lo stesso consigliere comunale di minoranza Bravin si è dimenticato anche di illustrare alla cittadinanza un dettaglio non da poco: l'acqua di questo distributore, ricco di pannelli pubblicitari per gli sponsor, è la stessa dei rubinette delle nostre case. Il concetto che vorrebbe invece far passare lo stesso Bravin è che si tratta di acqua più buona, più fresca, che garantisce standard migliori di qualità e sicurezza. Tutto falso. L'acqua è esattamente la stessa del rubinetto che è buona per legge perchè sottoposta a rigorosi controlli. Tutti i cittadini in casa hanno già una fontana: è il rubinetto. E anche un sistema di raffreddamento, ovvero il frigorifero. Perchè dovremmo costruire un distributore che costa al Comune (e quindi ai cittadini che pagano le tasse) circa 7mila euro l'anno, quando nelle nostre abitazioni abbiamo già lo stesso servizio alla portata di mano? E' una spesa completamente assurda che non tiene neanche conto dei necessari risparmi energetici. Non dimentichiamo che i cittadini di oggi e quelli di ieri hanno pagato con le bollette le reti e le infrastrutture idriche necessarie a vedersi garantito l’accesso all’acqua potabile in casa. Ed ora dovrebbero pagare altri soldi per essere – a detta di Bravin – beneficiati di quello che è un bene comune, già pagato dalla collettività. Noi preferiamo una strada diversa per fare cultura dell’acqua e per sensibilizzare la cittadinanza su un corretto uso di un bene che in prospettiva sarà sempre più importante’.

Per il sindaco, quindi, la ‘Casa dell’acqua’, così com’è concepita dal consigliere comunale Bravin, è da bocciare non solo nella sostanza, ma anche nella forma.

‘E' giusto far notare – conclude infatti la Vercesi – che anche in questo caso Bravin, quando era sindaco, ha affidato l'incarico dei lavori per l'installazione della ‘Casa dell'acqua’ senza seguire le regolari procedure amministrative e nonostante il parere contrario del suo stesso segretario comunale. Quindi diciamo no a un distributore che impone ai cittadini di pagare per approvvigionarsi della stessa identica acqua che hanno già in casa. E sì all'utilizzo dei previsti 7mila euro l'anno in maniera più intelligente, sostenendo progetti di aggregazione più mirati e specifici, indirizzati ad esempio verso la scuola e l'associazionismo’.

 

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