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LO SFOGO DI UN CONTRADAIOLO IN MERITO ALL'INVOLUZIONE DEL PALIO

17 Marzo 2010


Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo di un cittadino in merito al Gran Galà di quest'anno e, più in generale, all'attuale mondo del Palio

“Addio caro vecchio Palio, addio caro vecchio Collegio di uomini difficili ma passionali, addio care vecchie tradizioni che hanno creato una storia ed alimentato la passione di tre o quattro generazioni di uomini di palio! Siamo arrivati al Gran Galà itinerante nel giorno dei parrucchieri, ai riti abbandonati perché superati, alle tradizioni sacrificate agli sponsors ed ai week end.
A quando la corsa in moto con qualifiche o sorteggi in stile lotto? La bandiera a scacchi c’è gia!

In nome di un rinnovamento inesistente si sta metodicamente distruggendo ogni tradizione ed ogni valore, ed il tutto avviene, colmo dei colmi, col il più completo disinteresse del Collegio e quando ormai tutti i nostri giovani hanno una frequentazione costante con la madre di tutti i Pallii, Siena, dove le tradizioni non si toccano da secoli.

Nessuno dei nostri giovani (e meno giovani) virgulti, che addirittura copiano le canzoni e le usanze senesi per risparmiare  creatività, ha mai finora capito che la forza di Siena , la sua fama mondiale e la sua vita “eterna”si basano sulla immutabilità anacronistica delle tradizioni e sull’elevatissimo contenuto storico e culturale di tutto ciò che è Palio.

E’ fin troppo facile prevedere che queste considerazioni saranno accolte e duramente criticate come lo sfogo di qualche vecchio nostalgico refrattario al nuovo, ma è altrettanto facile replicare che in quel che il Palio ci propina oggi di nuovo non c’è proprio nulla, c’è solo ogni volta qualcosa in più che manca; viene venduta come un’innovazione la soppressione delle tradizioni e non c’è un vero nuovo tentativo di allargare la base partecipativa, forse perché così chi ha il “potere” lo conserva.

Tutto, o quasi, quel che viene pubblicizzato con grande enfasi è frutto di idee ed iniziative messe in cantiere 15-20 anni fa. L’unica vera ansia oggi è quella dell’apparire.

Paradossalmente nel momento di più grande disponibilità dei mezzi di comunicazione e di più grande bisogno e disponibilità della gente al coinvolgimento, il Palio non riesce ad “aggregare e comunicare passione”. Non a caso diverse voci, incontrastate, accusano il Palio di drenare risorse preziose.

Aspettiamo sempre che qualcuno ci “porti” sulla ribalta nazionale senza capire che solo un livello alto, altissimo,di qualità e cultura può determinare l’interesse dei media; non serve investire in comunicazione, serve investire in cultura, il resto viene da sé.

Noi siamo ancora alle prese con i personalismi, intratteniamo con la Chiesa solo rapporti di convenienza e proprio quando ci decidiamo a richiamarci Palio e non più Sagra corriamo il rischio di una involuzione verso la festa di paese.

Forse sono un po’ duro e pessimista e sarei davvero contento di dovermi ricredere.”

Lettera firmata

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