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LA CRISI ECONOMICA PASSA ANCHE DA CERRO MAGGIORE

18 Dicembre 2009


Da Cerro Maggiore riceviamo e pubblichiamo

Facendo un giro per il nostro paese possiamo notare che le zone industriali morte in questi anni sono sempre di più, aziende che nel loro complesso garantivano centinaia di posti di lavoro.


Possiamo elencare diverse realtà industriali chiuse ed abbandonate: la Manufattura Legnanese, la Cromos, la Gianazza Technology e la storica Fonderia Cerrese, senza dimenticare la moria dei negozi presenti nella galleria del Multisala e le tante aziende presenti nel territorio di Cerro Maggiore e Cantalupo che stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali per poter tirare avanti.

La situazione risulta triste e preoccupante, tanti nostri concittadini si sono trovati senza posto di lavoro o con stipendi molto impoveriti.
Cosa fa la politica locale per aiutarli?Fondamentalmente poco o niente. Oltre al fondo anticrisi di 45.000 Euro non si è fatto niente, anzi si sono attuate delle scelte a nostro avviso molto discutibili. Ad esempio l’applicazione dell’ IRPEF Comunale sugli stipendi di tutti i Cerresi e Cantalupesi che sicuramente non ha migliorato il panorama sopradescritto. Sarebbe stata cosa migliore cercare di recuperare fondi in altro modo, per esempio riducendo i costi della politica.

E’ mai possibile che in un comune come il nostro ci siano sette assessori mentre in altri comuni molto più grandi, come ad esempio Magenta, gli assessori siano solo cinque? Gli assessorati dello Sport e del Commercio potevano essere benissimo accorpati ad altri assessorati, così da risparmiare anche fino a 170.000 Euro nei cinque anni di governo. Questo sarebbe stato un gesto forte e rispettoso nei confronti della cittadinanza e ancor più forte sarebbe stato una riduzione di stipendio del Sindaco.

Altro fattore molto preoccupante è come saranno gestite le zone che una volta creavano posti di lavoro: la pianificazione anche in questo caso è discutibile e preoccupante visto che invece di pensare a come rilanciare tali zone per poter creare posti di lavoro si pensa a come sfruttarle per creare zone residenziali.
Creare nuove zone residenziali dove prima c’erano fabbriche non incide sicuramente sul consumo del territorio ma contribuisce a distruggere la vivibilità di un paese che lentamente si sta trasformando in un quartiere dormitorio. Infatti riducendosi i posti di lavoro “locali” le persone saranno costrette ad allontanarsi per trovare una occupazione erodendo il tempo dedicabile ad una vita sociale ad aumentando il traffico automobilistico in transito. Inoltre creare nuove importanti aree residenziali senza prevedere opportuni investimenti in infrastrutture (strade, piste ciclabili, scuole e parchi), da farsi realizzare dagli sponsor del progetto, non è altro che il ripetersi del solito modo di operare che favorisce gli interessi di pochi rispetto a quelli della collettività.

Altro spunto di riflessione nasce dal fatto che molti appartamenti, recentemente costruiti, non riescono a trovare un proprietario quindi perché autorizzarne la costruzione di nuovi? Perché non impegnarsi invece nella ricerca di aziende che siano in grado di occupare gli spazi lasciati inutilizzati in modo da rafforzare il tessuto socio-economico del paese?

Andrea Binacchi – I.P.I.D. (Insieme per il domani)
 
Ezio Proverbio – I.P.I.D. (Insieme per il domani)
 
Alex Airoldi – U.D.C. (Unione di Centro) 

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