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Adescate in Nigeria per farle prostituire a Legnano con il rito voodoo

Arrestato una 44enne che ha adescato insieme al marito ed alla figlia due ragazze 20enni in Nigeria per poi farle prostituire nell'hinterland milanese.

Partono dalla Nigeria pensando di avere un posto di lavoro come commesse in Italia. Una volta arrivate a Legnano, invece, vengono costrette a prostituirsi sotto il giogo di un rito voodoo. Con la promessa di una vita migliore, due giovani nigeriane hanno attraversato il deserto e il mar Mediterraneo su un barcone per poi essere ridotte a schiave di una connazionale 44enne a capo di un'organizzazione "familiare" dedita allo sfruttamento della prostituzione. 

Proprio nella mattinata di oggi, martedì 10 luglio, i carabinieri della Compagnia di Legnano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano nei confronti della 44enne a capo della sistema. Il marito (48 anni) e la figlia (25 anni) dell'arrestata, invece, sono stati deferiti in stato di libertà per i medesimi reati.

L'INDAGINE – Come ha spiegato il capitano Francesco Cantarella (nella foto), alla guida della Caserma di via Guerciotti, l’indagine è stata diretta dalla D.D.A. di Milano e condotta dai carabinieri legnanesi in stretta collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Foggia, da dove è partita l'"Operazione Cliché".  L'inchiesta è iniziata con la denuncia presentata da una giovane donna riuscita a scappare dai suoi aguzzini. Dal suo racconto i carabinieri hanno scoperto l'intera organizzazione: la moglie era la "maman", mentre il marito recuperava le vittime dai campi d'accoglienza e la figlia sostituiva la madre in sua assenza. Le ragazze venivano costrette a prostituirsi 24 ore su 24 a Milano e dintorni. Legnano era il punto base: le ragazze abitavano nella casa dei loro carcerieri

L'INIZIO DELL'INCUBO – La giovane, una 20enne, ha spiegato ai militari di aver intrapreso nel 2016 un lungo e faticoso viaggio verso l'Italia, durante il quale ha subito diverse violenze. La sua convinzione era quella di andare a lavorare come commessa e cambiare vita. Con il nuovo lavoro avrebbe pagato il debito (tra i 35 e 25 mila euro) contratto per raggiungere la penisola. Invece, è iniziato l'incubo: una volta messo piede sul suolo italiano, infatti, la giovane è finita tra le mani dei suoi carcerieri.  Il voodo era l'arma con cui la "maman" la terrorizzava, obbligandola a vendere il suo corpo sulle strade milanesi. Con lei un'altra 20enne, caduta nella sua stessa trappola. 

LA SVOLTA – La ragazza nel novembre del 2016 è riuscita a fuggire da Legnano ed ha raggiunto Foggia, dov'è riuscita a sporgere denuncia. Il suo coraggio ha permesso ai militari di liberare l'altra 20enne, rimasta a Legnano e ancora schiava della "maman". Il passo verso la liberazione è stato probabilmente compiuto dopo che la giovane ha saputo che Eware II, sovrano di Edo, una regione della Nigeria, aveva dichiarato l'abolizione dei riti voodoo.

CLICHÈ – Una storia simile, quella vissuta dalle due vittime: proprio per questo i militari hanno denominato l'operazione Clichè. Sia la modalità di adescamento in Nigeria, sia il trattamento ricevuto in Italia sono gli stessi: le ragazze sono state rintracciate dal marito della 44enne nei campi d'accoglienza e sempre lui le ha condotte a Legnano, tentando anche di violentarle (per questo è stato denunciato). Di fatto sono solo due i casi accertati, ma non è esclusa l'ipotesi che quest'attività illecita andasse avanti da anni in città.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 10 Luglio 2018
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