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San Vittore Olona: dentro le ville confiscate alle mafie

Uno è una villa liberty in via Sempione, l'altro uno "scheletro" non finito in via Mazzini

All'esterno nulla di particolare: una è una villa in stile liberty, classe 1934, con affaccio sul Sempione e un grande giardino, l'altra una enorme villa "congelata nel tempo" al momento della costruzione, uno scheletro non finito in via Mazzini. Ad accomunare questi due edifici, apparentemente diversi, un  destino simile: entrambi sono beni confiscati alla criminalità organizzata, in attesa di una seconda vita. Tutto succede a San Vittore Olona, paese di poco più di 8mila abitanti nel Legnanese, già teatro nel 2008 dell'omicidio del boss "secessionista" della 'ndrangheta Carmelo Novella. A dimostrazione, se ancora servisse, che le mafie al Nord esistono e sono attive. (Qui la mappa di tutti i beni confiscati alle mafie nell'Alto Milanese).

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LA VILLA DI VIA SEMPIONE – La villa di via Sempione 55 fu costruita nel 1934 dalla famiglia Prada. Dopo alcuni passaggi di proprietà fu acquistata dagli ultimi inquilini: persone coinvolte nelle mafie dell'Est Europa. Il sequestro del bene è arrivato nel 2012. Da allora, tra le stanze della dimora, il tempo sembra essersi fermato: alle pareti ci sono foto di famiglia, un albero di Natale addobbato nel seminterrato, un quaderno dei compiti in quella che sembra essere la stanza dei bambini, vestiti negli armadi, scarpe sui pavimenti e bagnodoccia sui lavandini.

La casa, come spiega l'assessore ai lavori pubblici Andrea Pessina che ha accompagnato la stampa nel tour dei beni confiscati, sembra abbia vissuto due vite parallele: il piano terra è composto da una cucina, un salotto, una zona giorno e servizi. Saltano all'occhio, immediatamente, i simboli religiosi: due grandi statue di Maria, con rosario al collo, un piccolo San Giuseppe con Bambino e un quadro che rappresenta l'ultima cena di Leonardo. «I simboli religiosi, e in particolarmente quelli mariani, sono importantissimi in tutte le culture mafiose – spiega Pessina – Perchè? Perchè la Madonna è quella che nell'immaginario mafioso tutto perdona e consente la doppia vita e la doppia morale del mafioso». E uno spaccato della doppia vita condotta nella casa di via Sempione è visibile al primo piano, cui si accede tramite un'imponente vano scala, addobbato pacchianamente. Il piano è composto da quattro camere da letto, ognuna dotata di un bagno personale. Segnale, secondo Pessina, di un possibile utilizzo del luogo come casa d'appuntamenti (ipotesi però che non trova conferme per le forze dell'ordine). Il seminterrato, invece, ha grandi spazi, poco utilizzati. Nel giardino sul retro si svolgevano feste e grigliate, che hanno attirato l'attenzione di vicini e inquirenti.

La villa, per rinascere, ha bisogno di alcuni interventi. L'ipotesi per il suo futuro è quella di destinarla a persone fragili. Le metrature sono importanti: circa 200 mq a piano. Il Comune ha messo a bilancio 450mila euro per la sua sistemazione.

[pubblicita] LA VILLA – BUNKER DI VIA MAZZINI – La villa di via Mazzini, invece, era in mano alla 'ndrangheta calabrese. Sequestrata vent'anni fa prima che il progetto fosse portato a termine, lo scheletro della costruzione è stato blindato negli anni scorsi in modo da evitare occupazioni abusive dello stabile. L'edificio si articola su due piani da circa 300 mq l'uno. Molto più grande, invece, il seminterrato: 400 mq. E proprio il seminterrato – bunker è quello che desta preoccupazione nell'assessore Pessina: le mura spesse e la «struttura quasi fortificata» garantiscono una insonorizzazione totale dell'ambiente. E questo, di conseguenza, lascia aperte molto ipotesi sul suo possibile utilizzo. «E' una abitazione non progettata per scopi civili» taglia corto Pessina.

La riconversione del bene di via Mazzini, vista la metratura e lo stato dei lavori, necessiterebbe di ingenti interventi, troppo costosi per le casse comunali. Lo stabile dovrebbe essere riconvertito in struttura destinata al sociale al piano terra e primo. Il seminterrato, invece, dovrà essere blindato: «data la natura intrensicamente pericolosa della struttura si sta cercando una soluzione che dia definitva tranquillità sull'utilizzo legale e dove nessuno possa avere comportamenti contorti. Questo naturalemente non per sfiducia nei prossimi occupanti, ma per eliminare alla base il rischio che ci sia ancora questa destinazione malata di locali che sono stati progettati per attività illegali». Lanciate due ipotesi: o il comando interforze o un archivio per le forze dell'ordine.

«La prossima domanda alla quale ci impegneremo a rispondere – ha aggiunto Pessina – è se questa struttura che di civile non ha nulla non è stata verificata in cantiere o se non è stata verificata nemmeno a livello progettuale».

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Pubblicato il 09 Dicembre 2019
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