Riceviamo e pubblichiamo:

A proposito delle recenti dichiarazioni di Vittorio Lurago e Pino Bravin, non posso non rilevare in esse travisamenti delle dichiarazioni altrui e della realtà dei fatti e, purtroppo, toni sopra le righe e offensivi, specie quelli utilizzati dal primo.

Mi pare un segno di evidente nervosismo, sintomo di debolezza. Sono stato senz’altro “sconcertante” – per usare le “gentili” parole di Lurago – per chi aveva già deciso di presentarsi con una coalizione di gruppi già definita, anche nelle candidature, nel proporre a suo tempo un percorso non limitato ai soli gruppi coinvolti ma aperto alla cittadinanza e al coinvolgimento di tutte le realtà sociali, non solo quelle di proprio riferimento.

Ricordo l’ossessione di Bravin e di Lurago di capire in “quota” di che gruppo o partito si era presenti negli iniziali dialoghi: e mi rendo conto che già allora gettavo “sconcerto” non essendo un esponente di partito, vantando nel paese non militanze partitiche ma un’esperienza di impegno di volontariato sociale, che a tutti è nota. Certo non si potevano fare tanti percorsi aperti e partecipativi di fronte all’imposizione da parte di Bravin della propria ricandidatura a Sindaco, come base di partenza non discutibile, e ciò nonostante i noti gravi errori e limiti della sua passata esperienza di amministratore, a suo tempo riconosciuti e censurati anche da Lurago nel contrapporsi cinque anni fa a Bravin. 

Bravin ci immagina isolati, non attrattivi per alleanze credibili. Non so quale sarà l’alleanza più credibile, e soprattutto se la credibilità passa necessariamente per l’esistenza di alleanze e coalizioni e non invece per la forza di proposte che nascono da un percorso di ascolto e partecipazione nella comunità e per la credibilità personale di chi si candida a rappresentarle.

La nostra alleanza più credibile è quella che stiamo costruendo nel paese, con i cittadini e le realtà sociali, in un percorso pubblico – che a oggi siamo gli unici a fare – di approfondimento dei problemi e di ascolto delle esigenze che emergono dalla comunità. E tanto ci basta. E non è un’alleanza strumentale al momento elettorale, perché vogliamo una amministrazione che sappia poi governare sempre “con” la comunità e non “sulla” comunità. Se questa impostazione è accolta anche da altri gruppi civici, disponibili a riconoscere il percorso che il Patto civico sta facendo e le priorità indicate, ben vengano collaborazioni: non le abbiamo mai escluse e non le escludiamo.

avv. Alberto Fedeli  – Portavoce del Comitato per il Patto civico