Sovraffollamento carcerario in Italia, emergenza persistente: a Busto Arsizio situazione pesante
Con più di 60.000 detenuti per circa 47.000 posti disponibili, il sistema carcerario italiano resta in sofferenza. Nel carcere di Busto Arsizio la pressione supera il 180%, con condizioni oltre i limiti di sostenibilità
Il sovraffollamento carcerario in Italia continua a costituire una delle criticità più gravi nel sistema penitenziario nazionale. Secondo i dati più recenti raccolti dal sito Sovraffollamento Carcerario e da rapporti indipendenti, la popolazione detenuta sostanzialmente eccede i posti effettivi disponibili, con un tasso di affollamento medio che supera il 130% in molte strutture italiane.
Numeri che parlano chiaro
Al 30 aprile 2025 risultavano oltre 62.400 detenuti nelle carceri italiane, rispetto ad una capienza regolamentare di circa 51.280 posti; una parte di questi posti è però temporaneamente inutilizzabile a causa di manutenzioni o inagibilità, portando il tasso effettivo di affollamento oltre il 133%. Su 189 istituti penitenziari, sono solo una trentina quelli non sovraffollati, mentre 58 strutture superano il 150% di affollamento.
Il problema non si limita ai numeri: l’affollamento cronico aggrava le condizioni di detenzione, limita gli spazi personali, riduce l’accesso alle attività educative e lavorative e mette sotto pressione operatori e personale di sorveglianza. Gruppi in difesa dei diritti umani segnalano inoltre un aumento di suicidi e atti di autolesionismo tra i detenuti, correlato alle condizioni di conflitto e isolamento che derivano proprio dalla congestione degli spazi.
Il caso del carcere di Busto Arsizio
Una delle situazioni più critiche si registra nella Casa circondariale di Busto Arsizio (VA), dove il sovraffollamento raggiunge livelli ben superiori alla media nazionale. In base alle ultime visite e alle rilevazioni delle associazioni di tutela dei diritti e dei gruppi di osservazione locale, la struttura, progettata per circa 240 detenuti, ospita circa 420-430 persone: un tasso di affollamento stimato attorno al 180%.
Nonostante alcune testimonianze evidenzino, all’interno della casa circondariale bustocca, condizioni di maggiore “qualità” rispetto ad altri istituti sovraffollati (ad esempio per pulizia o relazioni umane), i numeri restano drammatici e testimoniano la pressione quotidiana sulla gestione della detenzione. La carenza di spazi, così come la difficoltà di garantire percorsi di trattamento, salute mentale e reinserimento sociale, rendono evidente la necessità di interventi strutturali.
Cause e conseguenze di un’emergenza prolungata
Il sovraffollamento carcerario non è solo un problema di numeri, ma anche di diritti dei detenuti: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e associazioni come Antigone hanno più volte denunciato condizioni di detenzione inumane o degradanti, con migliaia di reclami presentati negli ultimi anni proprio per queste violazioni.
Le cause di questa situazione sono complesse e includono un uso prolungato della detenzione come risposta punitiva, lungaggini processuali e insufficiente utilizzo di misure alternative alla detenzione. Il risultato è un sistema che soffre costantemente di mancanza di spazi, personale sotto organico e servizi di supporto inadatti, con evidenti ripercussioni sulla salute fisica e mentale dei detenuti.
Verso soluzioni strutturali
Sul fronte politico e istituzionale, si discute da tempo di ampliamento della capacità detenuti e di incentivi per l’uso di misure alternative. Alcuni piani recenti prevedono, ad esempio, l’aggiunta di fino a 15.000 nuovi posti carcerari e una maggiore integrazione di servizi di riabilitazione e cura per persone con dipendenze, ma la loro attuazione richiederà tempo e risorse considerevoli.
La situazione resta quindi di profonda emergenza: ridurre il sovraffollamento carcerario non è solo una questione di numeri, ma un passaggio fondamentale per garantire condizioni di detenzione dignitose, tutela dei diritti umani e percorsi di reinserimento che possano contribuire alla sicurezza e alla coesione sociale.






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