La speranza di una nuova vita grazie ai cani. Al carcere di Busto Arsizio un corso per educatori cinofili
Nelle prossime settimane prenderà il via alla casa circondariale di Busto Arsizio un corso di formazione da educatore cinofilo che coinvolgerà una decina di detenuti del circuito di media sicurezza
La speranza di una nuova vita grazie ai cani. Prenderà il via nelle prossime settimane alla casa circondariale di Busto Arsizio un corso di formazione da educatore cinofilo che coinvolgerà una decina di detenuti del circuito di media sicurezza, impegnati fino a primavera inoltrata in una serie di lezioni teoriche e pratiche per imparare un mestiere da cui ripartire una volta che si saranno lasciati alle spalle il carcere.
Dopo Rebibbia, Civitavecchia e Uta, grazie alla convenzione firmata lunedì 3 novembre arriva anche a Busto Arsizio “Mi fido di te”, progetto di formazione nato dal lavoro di squadra tra Rotary Club, Ciac ASD e istituto penitenziario che permetterà ai detenuti coinvolti di mettersi in tasca il tesserino da operatore o educatore cinofilo e di aprirsi nuovi sbocchi professionali una volta terminata la detenzione. Il corso sarà articolato in due moduli: uno per diventare operatori cinofili e poter quindi lavorare, ad esempio, come dog sitter, nei canili e in pensioni e asili per cani, e uno per educatori cinofili, figura professionale più completa che può gestire un centro in autonomia, organizzare corsi e guidare percorsi relazionali ed educativi con i cani e le famiglie di cui fanno parte.

«La figura del cinofilo è in netta espansione: c’è una grande richiesta anche perché ormai i cani fanno parte di una famiglia su tre, per cui si rende necessario formare persone qualificate e competenti – spiega Sabrina Brusa, educatrice cinofila e presidente di Ciac ASD -. Non sarà un un percorso semplice: bisognerà studiare e applicarsi, ma l’obiettivo è quello di dare ai detenuti una possibilità di trovare lavoro una volta usciti dal carcere imparando una professione che coinvolge gli animali, che non giudicano e ci danno la possibilità di lavorare sulla collaborazione e sull’empatia. Nelle edizioni precedenti del progetto a Rebibbia, Civitavecchia e Cagliari abbiamo visto persone demotivate e rassegnate, che non avevano più scopi da perseguire, cambiare e questo è bellissimo perché significa dare una speranza in un contesto in cui potrebbe essercene poca».
L’iniziativa rientra nella pianificazione delle attività previste dalla casa circondariale per rispondere alle esigenze dei detenuti. «Questo progetto si pone sulla scia di una stretta integrazione con il territorio – sottolinea Maria Pitaniello, direttrice uscente dell’istituto penitenziario, insieme alla responsabile dell’Area trattamentale Valentina Sitinelli e al commissario Simona Finiello, vicecomandante del Corpo di Polizia Penitenziaria della casa circondariale di Busto Arsizio -: è un segnale di attenzione, sensibilità e soprattutto condivisione dei nostri obiettivi. Quello che vogliamo fare è dare la possibilità di trovare interessi, passioni e capacità, di sperimentarsi in qualcosa che non si immaginava di poter fare e trovare ulteriori strumenti per aiutare i detenuti a rientrare nella società con la “testa giusta” una volta terminata la detenzione. Crediamo che questo progetto possa aiutarli a lavorare sulla motivazione e sulla capacità di trascorrere il tempo all’interno dell’istituto penitenziario in maniera utile, con un arricchimento».

Motore del progetto è il Rotary Club Varese Ceresio, che ha fatto da cabina di regia all’iniziativa insieme al Rotary Club Ticino e al Rotaract Club Varese Verbano, con il supporto del Distretto Rotary 2042 della Rotary Foundation. «”Mi fido di te” è un progetto ambizioso volto a dare un’opportunità a persone attualmente detenute – commenta Carlo Giani, presidente del Rotary Club Varese Ceresio -. È un progetto importante per noi come club, che da soli non avremmo potuto realizzare ma nel quale crediamo molto, e speriamo che possa essere il primo passo per ulteriori iniziative». «Tra le tante attività in cui il Rotary si distingue c’è l’inclusione, e l’inclusione di chi è attualmente detenuto nella vita civile è uno dei nostri scopi – aggiunge il presidente del Rotary Club Ticino Carlo Casavecchia, trovando sponda nel presidente del governatore del Distretto 2042 Giuseppe Del Bene e nella presidente del Rotaract Club Varese Verbano Clara Larghi -. Speriamo che al termine i detenuti trovino subito un lavoro che li porti ad avere soddisfazione all’esterno, senza avere più le problematiche che li hanno portati qui».










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