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Riserve idriche sotto del 60%. E ora l’acqua si ruba anche

Meno neve sui monti e piogge al lumicino fanno temere un'estate problematica. E già l'anno scorso si sono moltiplicati i furti d'acqua, con una ventina di episodi solo sul sistema dei navigli e canali della Lombardia occidentale

Generico 20 Mar 2023

L’acqua nei fiumi diminuisce e così “l’oro blu” diventa anche oggetto di furto. Non piccole quantità, ma migliaia di litri, deviati con sistemi anche complessi.
Se la definizione di “oro blu” per definire l’acqua è un po’ retorica, oggi evoca non catastrofici da film di fantascienza, ma una realtà già presente, in cui l’acqua – soprattutto per uso agricolo – diventa un bene che alcuni cercano di sottrarre e altri di difendere.

Il punto di partenza sono i dati sempre più preoccupanti sulle riserve idriche: l’Anbi (l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica di tutta Italia, foto di apertura wikimedia) che dicono che ad oggi le riserve in Lombardia sono inferiori del 13,5% a quelle del 2022, che sappiamo essere un anno già di siccità evidente in pianura padana.

Il dato diventa più preoccupante allora se viene inquadrato guardando alla media storica: le riserve sono diminuite del 60%..
Per riserve idriche si intendono due grandi “capitoli” diversi: l’acqua negli invasi e la neve in quota, destinata a sciogliersi in primavera ed estate. Il dato più preoccupante riguarda la neve: in questo caso si parla del 13% in meno rispetto al disastroso 2022 e circa il 70% sotto la media storica. In più la neve si sta sciogliendo più in fretta (le temperature sono primaverili già da settimane) e quindi cambiano gli equilibri. Se si guarda ai fiumi, a febbraio il deficit pluviometrico del Ticino è stato del 90%, mentre il Po tocca quota -73% sulla media storica.

Di fronte a questo, i furti dell’acqua iniziano a diventare una realtà. Magari non frequentissimi, ma sono una spia del fatto che l’acqua, in specifici contesti e momenti, sta diventando un bene che giustifica anche atteggiamenti illegali, se non criminali.
Sia chiaro: non si sta parlando qui di furti di piccole quantità, ma di operazioni anche sofisticate, capaci di sottrarre decine di migliaia di litri, soprattutto nel contesto agricolo, quello a cui oggi sono destinate le maggiori quantità d’acqua. A volte si tratta di allacciamenti abusivi alla rete degli acquedotti, usati per poi distribuire acqua “di contrabbando”, in altri casi sono prese d’acqua direttamente dai fiumi (una singola azienda ha prelevato 72mila metri cubi di acqua dal Po), in altri ancora deviazioni abusive delle acque dei canali irrigui.

«Nel corso del 2022, durante una stagione irrigua caratterizzata da una forte siccità, si sono purtroppo verificati alcuni episodi di furto d’acqua soprattutto lungo il Naviglio Bereguardo e il Naviglio Grande» spiegano anche dal Consorzio Et Villoresi, che gestisce i più importanti canali della Lombardia occidentale (i navigli, il Villoresi e la Martesana).
«Il personale consortile, in attività lungo la rete idraulica, si è accorto di manomissioni alle paratoie dei canali ai fini di evidenti sottrazioni d’acqua. Il Consorzio ha denunciato tempestivamente, provvedendo al ripristino dei manufatti e ad un potenziamento dell’attività di sorveglianza lungo il reticolo».

L’anno scorso, già segnato dalla siccità evidente, sono stati segnalati circa venti episodi.
I reati ipotizzabili – spiegano ancora dal Consorzio – sono disciplinati dagli artt. 632 (deviazione di acque) e 635 (danneggiamento opere destinate all’irrigazione) del Codice penale. La presenza di uno specifico articolo riguardante le acque ricorda che, in fin dei conti, il fenomeno del furto delle acque non è questione di oggi. Ma con la siccità assume un altro significato, in un contesto in cui – come l’estate scorsa – l’acqua è talmente poca da richiedere una rimodulazione della distribuzione di settimana in settimana, per non lasciare “a secco” nessun territorio.

fase 2 canale villoresi naviglio grande
Il Villoresi, canale irriguo che attraversa l’alta pianura dal Ticino all’Adda

«Considerata l’attuale stato delle riserve idriche che non lasciano presagire nulla di buono per i prossimi mesi, il Consorzio, compatibilmente con le risorse disponibili sul territorio, non mancherà di monitorare attentamente la situazione» dicono ancora dal Consorzio Villoresi.
In termini generali comunque la risposta principale alla siccità sono gli interventi attuati per ridurre il più possibile le perdite, con rifacimento del fondo e delle sponde dei canali e manutenzione straordinaria di singole opere. Mentre sul lungo periodo si sta pensando agli interventi di “bacinizzazione”, con la possibilità di trattenere l’acqua su specifici settori.

Le aree più esposte ai furti sembrerebbero essere quelle con colture irrigue, che richiedono più acqua. È il segnale di una sofferenza evidente, che sta comunque sollecitando anche risposte di cambiamento: sempre il Consorzio Villoresi ha segnalato poche settimane fa che quest’anno verranno coltivati circa 8.000 ettari di riso in meno. Molti agricoltori hanno infatti già optato per colture invernali come l’orzo, anche se meno redditizie in confronto al riso, nell’incertezza della situazione idrica che rende difficoltosa ogni tipo di programmazione.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 24 Marzo 2023
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