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“La legalità è un sentimento”. La lezione di Nando Dalla Chiesa ai liceali del Galilei di Legnano

Nando Dalla Chiesa è intervenuto al liceo Galilei di Legnano nel secondo appuntamento dell'iniziativa di educazione civica "Il liceo dei cittadini"

Generico 15 Apr 2024

“Vivere la legalità”. Ogni giorno, come modo d’essere. Questo il tema affrontato mercoledì 17 aprile dal professor Nando Dalla Chiesa, intervenuto al liceo Galilei di Legnano. secondo appuntamento dell’iniziativa di educazione civica “Il liceo dei cittadini”. 

La preside del Galilei, Fiorella Casciato, ha ricordato il suo ruolo nella lotta alla mafia, come presidente del comitato antimafia del Comune di Milano e come delegato del Rettore dell’Università degli Studi di Milano sui temi della criminalità organizzata e dell’educazione alla cultura antimafia, mentre gli studenti hanno posto diverse domande, prendendo spunto da un libro di Dalla Chiesa che hanno studiato e approfondito, intitolato “La legalità è un sentimento”.

«Il professor Dalla Chiesa conosce molto bene il potere della mafia, conoscere il nemico e aiuta a sconfiggerlo – ha detto il docente referente di educazione civica Luca Scarafile -. Nel suo libro provoca noi professori, chiedendo se siamo convinti di poter educare alla legalità con un’ora di educazione civica alla settimana e invitando giudici e giornalisti, piuttosto che costruendo valori. Noi siamo convinti che la legalità sia un modo di vivere, un sentimento, che però non è in contrasto con la ragione».

Generico 15 Apr 2024

Dalla Chiesa ha ripercorso la storia della criminalità organizzata, ha ricordato le sue vittime come Lea Garolalo e di grandi eroi come Rosario Livatino che, nella Sicilia degli anni Ottanta, decise di intraprendere la sua personale battaglia contro la mafia in un clima di omertà e copertura:  «Nel mio lavoro  – ha dichiarato –  ho ammirato di più erano quelle che non si arrendevano di fronte alle ingiustizie nonostante non avessero studiato e non avessero persone potenti che le proteggessero» e anche di conflitto: «Ci si educa al conflitto perché ci si chiede se subire in silenzio o combattere. Chi difende certi principi deve tirare fuori il carattere – ha detto l’ospite relatore – fare i conti con la disapprovazione dei cari nel rivolgersi alle autorità e nel dire ciò che nessuno ha il coraggio di dire. La legalità non è conformità, se disturbi i poteri illegali ti devi difendere».

Il professor dalla Chiesa ha poi trattato il tema del fascino verso il male veicolato spesso dal cinema o dalla televisione e nel rispondere alla domanda se si possano rappresentare  valori sbagliati con uno scopo educativo, ha risposto: «Il limite di film e fiction che parlano di mafia è che non ci sono personaggi che rappresentino il bene, come un Peppino Impastato per cui tifare. Gomorra non mi ha convinto: io sono stato nella vera Casal di Principe e nel film non ho visto tutta quella umanità positiva che ho incontrato lì. Quattro anni dopo l’uscita del film è stato eletto come sindaco un medico anti-camorrista. Dei modelli positivi si parla poco».

Generico 15 Apr 2024

Modelli da seguire per combattere l’illegalità. Per Nando Dalla chiesa ciò che succede in un paese può essere rappresentato in gironi danteschi: il girone centrale è dove si consumano i delitti, il secondo girone, invece, è composto da chi, per interesse, aiuta la commissione di crimini senza compierli. Il terzo girone lo abita chi aiuta direttamente ma non intenzionalmente, i cretini, i quali aiutano i criminali senza volerlo. Infine, il quarto girone, dove si svolgono battaglie tra ideali e cultura: più vincono i valori di legalità e democrazia più gli altri gironi si restringono: «Dopo le stragi degli anni ’90 l’Italia ha avuto un balzo di coscienza e il quarto girone si è ristretto, permettendo di creare leggi più restrittive contro la malavita. Se è asettico e indifferente invece gli altri gironi si espandono».

E allora l’invito ai giovani è quello di «praticare la poesia – ha detto ai giovani -. Analizzate la realtà alla luce della vostra poesia, parlate dell’esistenza di questo problema. Nessuno aveva mai pensato di studiare la mafia prima delle grandi stragi. Il mio corso è stato aperto nel 2008, convinto che sarebbe stato seguito da tante persone, e così è stato. La criminalità mette le persone davanti alla loro natura, bisogna porre domande sul potere e sulla legalità. Al Nord c’è ancora pudore nel nominare la mafia, ma c’è e non abbiamo gli anticorpi per sconfiggerla. Creare consapevolezza è il prossimo passo, basta essere informati e motivati». 

 

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Pubblicato il 18 Aprile 2024
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