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Da casa rifugio a centro antiviolenza, forse ci siamo per la villa confiscata alla ‘ndrangheta a Legnano 

Via libera dalla giunta di Cerro Maggiore allo schema di contratto di concessione in uso gratuito della villa, uno degli ultimi passaggi formali prima che per l'edificio inizi una nuova vita

Violenza sulle donne

Questa volta, forse, ci siamo davvero. A distanza di quasi cinque anni da quando Legnano ha deciso come far rinascere a nuova vita la villa di via Pasubio sequestrata alla criminalità organizzata, l’iter per il centro antiviolenza e la casa di semiautonomia per le donne vittima di violenza che troveranno casa nell’immobile è finalmente in dirittura di arrivo. Nei giorni scorsi, infatti, giunta di Cerro Maggiore, comune capofila della Rete antiviolenza Ticino Olona, ha dato il via libera allo schema del contratto di concessione in uso gratuito della villa, uno degli ultimi step formali – al netto di un nuovo passaggio in giunta a Legnano previsto nei prossimi giorni – prima che per l’edificio si apra un nuovo futuro.

L’immobile era stato sottratto alla ‘ndrangheta nel 2012 e poi assegnato al comune di Legnano dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata nel 2015. L’anno successivo l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Alberto Centinaio aveva messo la villa a disposizione della Rete antiviolenza per la realizzazione di una struttura di accoglienza, con successiva partecipazione ad un bando regionale proprio per finanziare gli interventi di adeguamento necessari. Nonostante l’iter fosse stato poi portato avanti anche dalla giunta Fratus, il futuro dell’edificio è rimasto in stand by fino a dicembre scorso, quando è arrivata la delibera per gli ultimi lavori necessari per riqualificare l’immobile.

Negli anni intorno all’immobile non sono mancate le polemiche, tra occupazioni abusive e successivi sgomberi e diatribe politiche per la “pubblicizzazione” della destinazione cui sarebbe stato adibito l’edificio nei mesi della campagna elettorale del 2017, che aveva portato la lista Legnano in Comune a tacciare la maggioranza uscente di strumentalizzazione. La coalizione che quattro anni fa non riuscì a portare Alberto Centinaio al bis, però, aveva respinto le accuse precisando che la struttura avrebbe ospitato posti letto per il reinserimento sociale ed economico delle donne vittime di violenza e non una casa rifugio.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Aprile 2021
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