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Il giorno e la storia – Luigi Nazari, Medaglia d’Argento, un pilota e il suo caccia

Il maresciallo Luigi Nazari è stato uno dei tanti “normali eroi” che, senza clamori, hanno “semplicemente” fatto il loro dovere, onorando sempre la divisa che indossavano

Il giorno e la storia, mese di novembre

Luigi Nazari, Medaglia d’Argento, un pilota e il suo caccia
Il 15 dicembre 1911 a Legnano nacque Luigi Nazari. La sua passione per gli aerei lo portò a conseguire il 30 settembre 1930 il brevetto di pilota, assegnato nel successivo novembre alla Scuola Caccia ed un paio di mesi dopo alla 79^ Squadriglia di Campoformido. Dal 2 aprile al 25 agosto 1938 venne inviato in Spagna a sostegno del dittatore nazionalista Francisco Franco alle prese con le forze del governo legittimo della Repubblica spagnola, sostenuta dal Fronte Popolare, una coalizione di partiti democratici che aveva vinto le elezioni nel febbraio precedente al golpe militare. Innumerevoli le sue azioni dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sul fronte albanese, greco, jugoslavo, libico, mediterraneo per le quali fu insignito di due Medaglie d’Argento ed una Croce di Guerra.

«Questa è la storia di un pilota, – scrive Luca Nazari – il maresciallo Luigi Nazari, uno dei tanti “normali eroi” che, senza clamori, hanno “semplicemente” fatto il loro dovere, onorando sempre la divisa che indossavano. E co-protagonista è un aereo: un Macchi C.200 Saetta, un aereo che nella prima fase della guerra poteva competere con molti caccia coevi. Di questo caccia monoplano furono costruiti 1.153 esemplari, utilizzati dalla Regia Aeronautica suquasi tutti i suoi fronti di guerra».

Questa la motivazione della Medaglia d’Argento: «Abile pilota da caccia, prendeva parte con grande entusiasmo e capacità ad importante ciclo operativo. Nel mitragliamento a bassa quota di una base aerea avversaria, incurante della violenta reazione contraerea contribuiva efficacemente alla distruzione di numerosi velivoli al suolo. Durante il servizio di scorta a formazioni da bombardamento su lontani obiettivi, affrontava arditamente forze da caccia nemiche, stroncando con azione pronta, decisa e coraggiosa ogni loro tentativo di contrastare l’azione dei nostri bombardieri. Ciclo della Grecia, della Jugoslavia e del Mediterraneo, ottobre 1940-XVIII – aprile 1941-XIX».

E questa la descrizione dell’accaduto come scritto sul diario dal Maresciallo Nazari stesso:
«22 Marzo 1941. E’ notte profonda quando ci riportano al campo. Stanno già scaldando i nostri motori. Subito una riunione per definire i particolari di una azione molto importante. Si tratta di distruggere al suolo gli aerei della RAF che sono dislocati sul campo di Paramithya. Caccia e bombardieri Wellington e Blenheim. Una grossa formazione di Br.20 bombarderà oltre che con bombe normali anche con bombe ritardate ad intervalli di tempo. Due squadriglie del nostro Gruppo Asso di Bastoni faranno la protezione ai bombardieri ed ai sei Macchi che, appena sganciate le bombe dai BR20 si butteranno per un mitragliamento a volo radente sugli apparecchi che sono parcheggiati.

Sono scelto tra questi sei.
Partiamo alle prime luci. I BR.20 fanno rotta diretta così che da Corfù vengano segnalati, tanto che a Paramithya siamo accolti dal fuoco di una nutritissima contraerea. Inoltre i caccia hanno fatto in tempo a decollare. Ci aspettano. I BR.20 sganciano fallendo l’aeroporto e le bombe cadono nelle immediate vicinanze. I Gloster intervengono. I Macchi di scorta li attaccano mentre noi sei ci buttiamo a volo rasente. Facciamo il nostro passaggio mitragliando mentre abbiamo in coda dei Gloster che ci attaccano. Con una poderosa cabrata li stacchiamo ma più in alto ne troviamo altri con i quali ingaggiamo un combattimento molto frazionato. Me ne trovo uno che è in virata e gli invio una lunga raffica quando l’ho nel collimatore. Il Gloster si rovescia e sparisce sullo sfondo del terreno. Mentre ci raggruppiamo vedo a terra alcune colonne di fumo nero e rientriamo insieme ai nostri protettori. Ho sparato 242 colpi.

A terra siamo nervosi ed arrabbiati. L’azione non è riuscita secondo il nostro intendimento e viene subito presa la decisione di ritornare noi soli, senza il bombardamento, arrivando verso le 13,30, cercando di sorprenderli nei momenti vicino ai pasti quando l’attenzione è un po’ allentata.

Rifornimento ai nostri apparecchi ed alle nostre armi. Noi sei, questa mattina abbiamo potuto vedere magnificamente la disposizione ed il decentramento degli apparecchi nemici e quindi andremo a colpire bersagli ben identificati e ben impressi nella nostra memoria, dando la preferenza agli aerei da bombardamento.
Decolliamo e, come stamattina, e altre due squadriglie del nostro gruppo ci proteggeranno durante il nostro attacco a volo radente. Ci viene però ordinato di fare un solo passaggio. Facciamo un largo giro sul mare verso sud in modo da non essere segnalati e poi puntiamo su Paramithya come se venissimo da Atene. Il piccolo trucco funziona e noi sei piombiamo sul campo in piena velocità. Ognuno di noi ha avuto il tempo, durante l’affondata, di scegliere il suo obbiettivo. Mi sono scelto un Wellington che centro perfettamente e mentre lo sorvolo vedo sagome umane che si buttano per terra mentre la contraerea incomincia a spararci da tutte le parti.

Un’impennata ci porta in pochi secondi fuori tiro e mentre raggiungiamo i nostri protettori possiamo vedere il risultato del nostro passaggio. Due Wellington ed un Gloster bruciano e le fiamme nere salgono nel cielo. Siamo ancora in vista del campo quando vediamo distintamente delle grandissime esplosioni. Atterriamo a Lecce soddisfatti. Siamo stanchissimi, ma quando nel pomeriggio un nostro ricognitore ci porta le fotografie fatte dopo la nostra incursione, la stanchezza scompare e siamo tutti euforici. Ho sparato 275 colpi.

Risultato della giornata: nel combattimento del mattino risultano da noi abbattuti due Gloster sicuri ed uno probabile. Nella nostra incursione delle 13,30 risultano incendiati a terra due Wellington ed un Gloster. Ma non è tutto. Sapremo dagli informatori che quando abbiamo incendiato i due Wellington questi erano carichi di bombe e l’incendio degli stessi ha provocato l’esplosione delle bombe che a sua volta ha fatto esplodere le bombe accatastate vicino a questi apparecchi per fenomeno di simpatia causando gravissimi danni. Si spiegano così le esplosioni che avevamo notate quando iniziavamo il nostro rientro. A sera rientro a Brindisi.»

Un altro esempio di quando la vita vissuta supera di gran lunga la fantasia di qualunque scrittore o regista di avventurosi film di guerra.

Renata Pasquetto

FONTE: Dispensa 9° Onorificenze e Ricompense Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia 1942 – Diario di guerra del Maresciallo Pilota Luigi Nazari, pubblicato su http://www.asso4stormo.it/arc_02/01Stormo/Nazari_naz/NazariMenu.htm

Redazione
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Pubblicato il 25 Marzo 2021
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