Autovelox, il settore fermo per mancanza di regole
Tra decreti mancanti e sentenze contrastanti, le imprese del settore subiscono un danno d’immagine. Ci.ti.esse: “Siamo vittime dell’incertezza istituzionale”.
La crisi degli autovelox non è solo una questione di regole. Dietro le norme mancanti e i contratti sospesi c’è un intero comparto industriale fermo, fatto di imprese tecnologiche che da anni operano nel settore della sicurezza stradale. Oggi queste aziende si trovano bloccate da una situazione normativa incerta, che ha congelato ordini, progetti e investimenti.
“Non siamo noi a non essere in regola”
A denunciarlo è la Ci.ti.esse srl, società comasca con oltre quarant’anni di esperienza, che ha inviato una diffida formale ai ministeri delle Infrastrutture e delle Imprese chiedendo l’emanazione del decreto di omologazione previsto dall’articolo 192 del Codice della Strada. “La nostra azienda ha sempre rispettato le procedure e fornito dispositivi conformi”, spiega l’avvocato Pasquale Didona, che assiste Ci.ti.esse. “Ma senza un decreto che stabilisca come debbano essere omologati i prototipi, è impossibile garantire una validazione ufficiale. La responsabilità è istituzionale, non industriale”. Eppure, alcune amministrazioni locali avrebbero contestato la validità degli impianti già installati, scaricando sulle aziende la mancanza di regole chiare.
Un comparto tecnologico in crisi di fiducia
Il settore degli autovelox rappresenta una nicchia di eccellenza italiana, dove competenze ingegneristiche e sviluppo software si incontrano per garantire sicurezza e innovazione. Oggi però, molte imprese segnalano un clima di sfiducia crescente: clienti pubblici incerti, bandi sospesi, forniture bloccate. “Non è solo una perdita di commesse”, spiega un imprenditore del settore. “È la percezione di non essere più credibili agli occhi dei nostri stessi interlocutori, nonostante abbiamo seguito ogni norma esistente”.
La confusione tra approvazione e omologazione
Il cuore del problema resta nella distinzione – spesso ignorata – tra approvazione ministeriale e omologazione. Negli ultimi anni il ministero dei Trasporti ha continuato a approvare prototipi di dispositivi, sostenendo che l’approvazione fosse sufficiente per garantirne la validità. La Cassazione, però, con più sentenze tra il 2024 e il 2025, ha stabilito che senza decreto tecnico di omologazione le rilevazioni non sono valide, mettendo in crisi la filiera produttiva.Risultato: un settore che ha sempre operato nel rispetto delle regole ora si trova penalizzato da un vuoto legislativo non imputabile alle imprese.
“Servono certezze, non accuse”
Le aziende chiedono al governo un intervento rapido e risolutivo, che ristabilisca regole certe e tuteli anche la loro reputazione. “Non possiamo continuare a lavorare in un contesto dove tutto è sospeso”, conclude Didona. “Il rischio è che la mancanza di chiarezza distrugga un comparto strategico e allontani investitori e innovazione”.
Nel frattempo, il comparto attende risposte che tardano ad arrivare. E più il silenzio si prolunga, più il danno reputazionale diventa difficile da riparare.





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