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Rescaldina, no al voto per la mozione sfiducia al vicesindaco: «Non è prerogativa del consiglio»

Scontro in consiglio comunale tra la maggioranza e l'opposizione di centrodestra sulla mozione di sfiducia presentata nei confronti del vicesindaco Enrico Rudoni

comune rescaldina

Enrico Rudoni, vicesindaco di Rescaldina, rimane al suo posto: il consiglio comunale ha cassato ancora prima della discussione la mozione di sfiducia presentata dal centrodestra nei suoi confronti dopo le critiche mosse dall’assessore all’ordinanza del presidente regionale Attilio Fontana che istituiva la zona arancione rafforzata in Regione, portando così, tra gli altri provvedimenti, alla chiusura delle scuole.

LA MOZIONE DEL CENTRODESTRA

Nel mirino del gruppo di opposizione era finito un’espressione usata dal vicesindaco in un’intervista rilasciata a LegnanoNews, quando aveva parlato di «“ribellarsi” ad un’ordinanza del genere» riferendosi al provvedimento regionale: parole che avevano scatenato le proteste di centrodestra e fatto nascere la decisione di presentare una mozione di sfiducia, approdata in aula durante l’ultima seduta. «Il vicesindaco Rudoni ha espresso, non si sa su quali basi scientifiche, non essendo lo stesso un virologo o equivalente, parere decisamente contrario all’ordinanza e addirittura è arrivato ad affermare sugli organi di stampa “Chiederemo al segretario se sia possibile ribellarsi ad una ordinanza del genere” – ha spiegato la capogruppo Mariangela Franchi -. Queste parole, pronunciate da un assessore, nonché vicesindaco, in carica sono un chiaro invito alla ribellione alle istituzioni, di cui lo stesso è parte. Le dichiarazioni di questo tenore sono un’incitazione ai cittadini a non osservare qualora non dovessero condividerle eventuali ordinanze del sindaco. Il vicesindaco, inoltre, solo dopo aver esternato le proprie opinioni e averle diffuse attraverso gli organi di stampa riferiva l’intenzione di chiedere un parere al segretario comunale, cose che invece avrebbe dovuto provvedere a fare prima di rilasciare dichiarazioni di insubordinazione evitando così di coinvolgere nella sua scelte un organo istituzionale del tutto estraneo. Chi non rispetta le regole stabilite da istituzioni superiori non è idoneo a ricoprire cariche istituzionali».

«Il decreto in questione non l’ha fatto il presidente Attilio Fontana alzandosi di traverso una mattina, ma l’ha fatto concordandolo e condividendolo in primis con il ministro della salute Roberto Speranza, decreto adottato da quasi tutte le regioni di Italia laddove ve ne fosse la necessità – ha aggiunto il consigliere Ambrogio Casati -. Il vicesindaco Rudoni, nella sua esaltazione, è arrivato a chiedere il parere del segretario comunale, uomo dello Stato posto nei comuni per controllare la legalità delle azioni dagli stessi intrapresi, ma il segretario comunale si guarda bene dal lasciarsi coinvolgere in questa ribellione. Allora accortisi di averla fatta fuori dal vaso, interviene il sindaco per porre una pezza, che però è peggio del buco: questi infatti scrive al prefetto, altro organo dello Stato a tutela della legalità territoriale, chiedendo se possono organizzare dei corsi extra-scolastici per occupare i bambini in questo periodo di difficoltà generale. Il prefetto risponde in modo ovvio, come è giusto che sia ad una domanda banale: se quello che volete fare rientra nelle attività legali in questo periodo di pandemia, fatelo. Risultato, dopo tanto clamore, compresa un’arringa del sindaco Ielo in piedi sulla fontana comunale senza mascherina ad alcuni genitori per aizzarli a manifestare contro la Regione Lombardia, nulla se non il classico topolino partorito dalla montagna. Chi non vuole le scuole materne ed elementari in presenza? Il centrodestra è sicuramente favorevole alla scuola in presenza, ma se l’emergenza sanitaria prevede misure drastiche ce ne facciamo una ragione. Mi piacerebbe che il vicesindaco Rudoni si battesse con la stessa veemenza anche per il consiglio comunale in presenza che chiediamo con insistenza. Non vogliamo vedere un sindaco ed un vicesindaco, istituzioni primarie del paese, che incitano alla rivolta i cittadini».

IL SINDACO: «NON È PREROGATIVA DEL CONSIGLIO COMUNALE»

Per il sindaco, però, la revoca delle deleghe assegnate ad un assessore è «argomento che esula dalle prerogative del consiglio comunale». «La banale domanda inviata al prefetto era un’istanza ufficiale e istituzionale in cui erano contenuti tutti i requisiti della progettualità che avevamo in mente, con le modalità operative, gli orari e gli aspetti economici della proposta – ha replicato il primo cittadino -. In secondo luogo se si parla di corsi extra-scolastici non si è capito qual era la proposta: non potevamo proporre corsi extra-scolastici. La domanda fatta al segretario non riguardava la legittimità del provvedimento adottato dalla Regione ma, come scritto al prefetto, la legittimità di un’azione a supporto della famiglie. Non ritengo si debba avere la qualifica di virologo per contestare o mettere in discussione un provvedimento amministrativo che non si ritiene corretto. Dopo un anno dalla dichiarazione dello stato di emergenza, speravamo quantomeno che l’adozione di certi provvedimenti fosse non solo una questione numerica, ma un’analisi a più ampio respiro delle conseguenze, e tutto ci si aspettava fuorché di subire ancora provvedimenti tanto rocamboleschi, quantomeno nella tempistica. Ad un anno dalla proclamazione dello stato emergenziale probabilmente sarebbe anche ora di operare in modo diverso, tenendo conto delle ripercussioni sulle famiglie, sugli operatori e sulle amministrazioni che dalla mattina alla sera hanno dovuto sospendere i servizi. Perché non lasciare ai sindaci, con un’analisi puntuale della situazione sul territorio, la facoltà di adottare provvedimenti più restrittivi?»

«Ritegno che il vicesindaco abbia fatto propri ed espresso in modo deciso il disagio, l’esasperazione e lo stupore manifestato nell’ultimo periodo da tutte le componenti sociali del paese, soprattutto quelle del comparto scolastico – ha aggiunto Ielo -, e ritengo le sue esternazioni frutto non solo della passione e dell’impegno sempre profuso nello svolgimento del ruolo di assessore all’istruzione, ma anche della conoscenza nata dal continuo rapporto con gli istituti scolastici e dalla condivisione con il sottoscritto dei dati forniti proprio da Regione Lombardia sull’andamento dei contagi. L’occasione persa è proprio quella di non lasciare, alla faccia del federalismo, la possibilità ai sindaci di decidere. In piazza quel sabato mattina il sindaco è salito sulla fontana per chiedere a tutti i genitori di abbandonare la piazza: non ho fatto nessuna arringa ma chiesto responsabilmente ai genitori, pur comprendendo il loro stato di agitazione, di sciogliersi e tornare alle proprie abitazioni. Al fine di far comprendere quale fosse la volontà di amministrazione, proprio perché odoravo il puzzo di una facile strumentalizzazione, lontana dal mio personale concetto di politica, il giorno successivo ho inoltrato per conoscenza ai capigruppo il quesito inviato al prefetto».

Il sindaco ha poi chiesto la questione pregiudiziale rispetto alla mozione, portando ad esempio un precedente del 2012, quando l’allora consigliere Gianluca Crugnola aveva presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore al bilancio dell’epoca, ovvero l’attuale consigliere Ambrogio Casati, bocciata da chi al tempo presiedeva il consiglio comunale e oggi guida l’opposizione di centrodestra, Mariangela Franchi perché «l’argomento esula dalle prerogative del consiglio comunale», interpretazione con cui il primo cittadino si è detto d’accordo.

MOZIONE “BOCCIATA”

La questione pregiudiziale è stata accolta dal consiglio comunale, con il risultato che la mozione ad essere discussa nel senso proprio del termine non ci è mai arrivata. «Questa mozione si può sintetizzare con un “mai toccare Regione Lombardia” – ha sottolineato il capogruppo di maggioranza Michele Cattaneo, dichiarandosi a favore della pregiudiziale -. Probabilmente se l’assessore avesse detto “Ribelliamoci al Governo Conte” per qualsiasi questione la cosa sarebbe passata in sordina o forse avrebbe ricevuto addirittura degli applausi. Mi fa specie che la richiesta sia firmata anche da chi nel suo curriculum vitae indica come nazionalità la Padania, che non è una nazione (il riferimento è al consigliere Ambrogio Casati, ndr): indicarla come Nazione è un chiaro atto di ribellione allo Stato e non so se un consigliere comunale può farlo senza dimettersi. Mi lascia perplesso anche che questa mozione sia firmata dai rappresentati del partito che della ribellione allo Stato ha fatto il suo motivo di essere, dal partito il cui segretario si è presentato su un palco con una bambola gonfiabile dicendo che si trattava della presidente della Camera. Senza poi citare sindaci e consiglieri comunali che nel 2016 dicevano che bisognava ribellarsi allo Stato e ai prefetti che pensavano di distribuire equamente i profughi sul territorio».

Voto favorevole alla questione pregiudiziale anche dal Movimento 5 Stelle, con il risultato che a nulla è valso il “no” del centrodestra. «Faccio molta fatica a capire di cosa stiamo parlando – ha comunque ribadito Mariangela Franchi, invitando il collega Cattaneo a fare distinzione tra il gruppo consiliare di centrodestra e il partito a cui ha fatto riferimento nel suo intervento e respingendo al mittente il paragone con quanto successo ormai quasi dieci anni sotto la sua presidenza -: si continua a parlare del ruolo e dell’autonomia di decidere che deve avere il sindaco, ma il sindaco questo non lo deve raccontare a noi ma agli organismi a lui sovraordinati che lo rappresentano e che possono dargli tutti gli strumenti di interlocuzione necessari. Forse dimentichiamo che questa ordinanza non è nata improvvisamente o a ciel sereno: il 2 marzo in una conferenza stampa il ministro Speranza e il ministro Gelmini dissero molto chiaramente che si paventavano chiusure molto drastiche. Dispiace a tutti vedere le scuole chiuse, ma era prevedibile: i ministri dissero di essersi confrontati con i responsabili di regione e il presidente di anci, coordinando tutte le ipotesi di azione per il periodo successivo. Nessuno dice che l’atteggiamento di supina obbedienza sia quello giusto da perseguire, ma un conto è portare un’istanza a chi di dovere e un altro dare alla cittadinanza dei segnali che anziché essere d’aiuto diventano frustranti. La nostra preoccupazione su quello che sta accadendo a Rescaldina riguarda la sicurezza e ci sembra corretto che un gruppo che fa opposizione si ponga delle domande su affermazioni discutibili».

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 29 Marzo 2021
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