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Il Violino di Auschwitz protagonista del concerto a cura della Famiglia Legnanese

Appuntamento venerdì 20 gennaio, alle 21, in Sala Giare. La storia del violino partito da Tradate con la famiglia Levi, deportata nel campo di concentramento

Carlo Alberto Carutti con "Il violino della Shoah"

La Famiglia Legnanese, per ricordare il Giorno della Memoria, organizza un evento venerdì 20 gennaio, alle 21, nella Sala Giare – Villa Jucker, Via Matteotti 3 – Legnano. Protagonista il violino di Auschwitz

Verrà inoltre organizzato un concerto per gli studenti della scuola media Bonvesin de la Riva presso l’Aula Magna della scuola venerdì 20 alle ore 9,30 come da invito allegato.

Il Violino di Auschwitz
Una scrittrice, Anna Lavatelli, e una violinista, Alessandra Sonia Romano, possono essere le protagoniste di un reading musicale che racconterà e farà rivivere il suono del «violino della Shoah». La storia dello strumento che ha vissuto il dramma di Auschwitz e quella delle persone che l’hanno posseduto, è stata ricostruita grazie ad uno straordinario ritrovamento di Carlo Alberto Carutti, ingegnere milanese appassionato di arte e collezionista di strumenti a corda, che nel 2014 ha scovato un pregiato violino «Collin-Mézin» presso un antiquario di Torino.

Scrive Anna Lavatelli nel suo libro «Il violino di Auschwitz»: «Carutti subito si accorge che è un violino molto particolare: ha una stella di Davide incisa sul retro della cassa e all’interno c’è un cartiglio con delle note musicali, una scritta in tedesco e il numero 168007, che scopre essere stato il numero di matricola ad Auschwitz di Enzo Levy Segre.

Piano piano riesce a ricostruire tutta la storia: la famiglia di Enzo fu costretta, a causa delle leggi razziali, a fuggire da Torino per rifugiarsi nella Villa Truffini di Tradate, dove vennero ospitati dagli Sternfeld e dove attendevano l’occasione di fuggire in Svizzera. Qui però, il 12 novembre 1943, Enzo, la sorella Eva Maria e la mamma Egle furono arrestati dai tedeschi, mentre il padre Edgardo si salvò.

Eva Maria decise di non abbandonare il suo amato violino e lo portò con sé. I tre vennero portati a San Vittore, dove rimasero fino al 6 dicembre 1943, quando vennero deportati al campo di concentramento di Auschwitz. Solo i due fratelli superarono la selezione, ma furono costretti a separarsi. Eva Maria, proprio grazie al suo violino, fu portata a Birkenau, dove entrò a far parte di un’orchestra femminile. Enzo, invece, fu destinato a Monowitz dove lavorò per un’azienda produttrice di gomma sintetica.

Eva Maria perse la vita nel campo di sterminio, probabilmente nella seconda metà del 1944, mentre Enzo riuscì a salvarsi e, soprattutto, a recuperare il violino della sorella. Tornato a Torino dopo la liberazione, Enzo si tolse la vita, ma non prima di aver fatto restaurare il violino. Il grande liutaio a cui si rivolse ne ricompose la tavola armonica sventrata, aggiunse sul fondo la stella di Davide a losanghe di madreperla e applicò un cartiglio con 6 misure di una frase musicale accompagnata dal motto «Der Musik Macht Frei» (La musica rende liberi).

Il violino, che fa parte della collezione di strumenti storici di Carlo Alberto Carutti, è oggi conservato
al Museo civico «Ala Ponzone» di Cremona nella Sala della musica. Sempre grazie alla tenacia e all’interessamento dell’ingegner Carutti, è stato protagonista come testimone della Shoah di diversi eventi e commemorazioni per il Giorno della Memoria e nel 2017 è tornato a suonare anche a Birkenau, in una simbolica rivincita del potere della musica contro l’ingiustizia e la sopraffazione

Famiglia Legnanese

Redazione
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Pubblicato il 10 Gennaio 2023
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