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“Legnano non dimentica” e un ruolo di… supplenza

17 Agosto 2018

Egr. Direttore, 
leggo sul Suo giornale online che l’iniziativa di “Legnano non dimentica” dello scorso 13, cui ho partecipato con una breve relazione, ha suscitato un certo dibattito, di cui mi rallegro.
Le chiedo cortesemente ospitalità per formulare alcune osservazioni – in forma sintetica e a modo di elenco – circa l’intervento del Prof. Restelli. Non perché gli interventi di Manuela Parini e Paolo Re Calegari Borroni non meritino attenzione, ma perché affermano pur con diversa modalità espressiva contenuti con i quali sono sostanzialmente d’accordo, o il cui tenore arrivo comunque facilmente a comprendere.
Venendo a quanto asserito dal Prof. Restelli:
–         Durante la mia brevissima relazione ho spiegato per l’appunto che era caduta una sola bomba in località Legnanello. Il bombardamento vero e proprio – cui l’aereo inglese aveva certamente partecipato – era avvenuto circa un’ora prima su Milano.
 
–         Sulle cause dello scoppio della guerra sono state scritte intere biblioteche e celebrati migliaia di convegni. In ogni caso, ammesso e non concesso che la responsabilità sia stata del solo Mussolini, ciò non comporta che si debba concedere al nemico facoltà e diritto di commettere crimini.
 
–         Peraltro io ho detto chiaro che la bomba su Legnano NON fu un crimine, ma “un gesto di superficialità unito a casualità o fatalità conseguente ad un crimine”, il quale era stato il bombardamento indiscriminato compiuto poco prima ai danni del capoluogo lombardo.
 
–         In località Legnanello non c’erano rifugi antiaerei? Non ho nessun problema a ipotizzare una colpevole trascuratezza da parte dell’autorità responsabile – fosse il Podestà o chi altri. A meno che le abitazioni del quartiere non si prestassero a tanto, il che onestamente non so dire.
 
–         Perché mai il “presidio fascista” non avrebbe avuto alcuna legittimità “sul piano storico”? Forse perché in quanto “fascista” era corresponsabile della scarsa cura del Podestà di allora? Mah.
 
–         L’argomento che inizia con “E poi non c’erano solo gli angloamericani a bombardare” onestamente mi ricorda quello del bambino che, colto nel compiere una marachella, dice alla maestra: “lo ha fatto anche lui” indicando un compagno vicino.  Entrando nel merito storico, il Prof. Restelli cita alcuni episodi in cui l’aeronautica italiana avrebbe compiuto bombardamenti in spregio alle convenzioni internazionali. Vale quello che ho detto prima circa il bambino discolo. Inoltre io non ho negato e non nego che anche italiani siano stati autori di crimini di guerra, ma lo sono stati in misura assai minore rispetto agli altri. Ad esempio il “carpet bombing” ideato da Arthur Harris ha fatto circa 500.000 vittime. Ma ora stiamo (giustamente) a dolerci per un numero che non si può stimare altissimo di abissini uccisi dai gas, mentre Harris fu fatto da Churchill baronetto e gli è stata eretta una statua che si può ammirare ancor oggi in quel di Londra. Ma già, Harris non era fascista e ha vinto la guerra.
 
–         Quanto alle motivazioni per le quali il 13 non ci siano state commemorazioni istituzionali, lo stesso Prof. Restelli non vuole credere che il periodo agostano con connessa sindrome da ombrellone possa entrarci qualcosa, e neppure io lo desidero. D’accordo con lui anche quando identifica la causa delle mancate commemorazioni “a botta calda” (vale a dire all’indomani della fine della guerra) per la situazione di sudditanza dell’Italia nei confronti degli angloamericani vittoriosi. D’accordo ancora una volta quando lamenta che il medesimo oblio abbia continuato a ricoprire i bombardamenti terroristici angloamericani (più anglo che americani, vorrei chiosare) anche nei decenni successivi e fino ai giorni nostri, quando in teoria il Belpaese avrebbe dovuto recuperare qualche pezzo della perduta sovranità.
 
–         Ci sono morti figli di nessuno, afferma giustamente il Prof. Restelli. Sono coloro che non sono stati partigiani, né reduci dai campi di sterminio. Lo seguo anche in questo ragionamento.
 
–          Soltanto che, se mi è permesso, vorrei allargarlo un po’. Non pensa il Prof. Restelli che i giovani di “Legnano non dimentica”, per quanto “fascisti”, come li chiama, abbiano svolto un’encomiabile funzione di supplenza? (A proposito: io sarei molto lieto se egli volesse essere presente, insieme a noi, l’anno prossimo:  sarebbe un bel segnale).  Proseguendo nelle domande retoriche: non crede che fra i morti figli nessuno (o “di un dio minore” come più elegantemente egli  li chiama) si possano collocare anche i prigionieri di guerra italiani fatti morire di stenti nei campi siberiani? Oppure  dobbiamo dire che se lo meritavano, come voleva Togliatti? E non pensa infine il docente che anche i giovani della Repubblica Sociale i quali hanno sacrificato la loro vita per un ideale meriterebbero  una commemorazione ufficiale? No, temo che il Prof. Restelli non voglia o non possa spingersi a tanto. Ma spero di sbagliarmi.
 
Grazie dell’ospitalità Egregio Direttore, e la saluto con stima

prof. Alfonso Indelicato

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