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Confindustria: «Ricostruiamo la cultura industriale»

Ripartire dai giovani e dalla cultura industriale è la "ricetta" di Confindustria per rimettere in moto l'occupazione

Avvicinare i giovani al mondo dell'industria e diffondere una cultura industriale: sono due "ingredienti" fondamentali della "ricetta" di Confindustria Alto Milanese per far ripartire l'economia del nostro terrritorio (che ha chiuso il 2017 con il segno più) e, soprattutto, i livelli occupazionali. 

E proprio pensando ai giovani, la rete degli industriali "nostrani" punta sempre di più sulla digitalizzazione, sulla formazione e sul rapporto con il mondo della scuola, con l'alternanza scuola-lavoro che sta entrando sempre più a regime e con tante altre iniziative. Come il progetto ASSIST, percorso che consente ai ragazzi di fare di svolgere le 400 ore di alternanza previste nel triennio di studi tutte in un'unica azienda. O il corso dedicato alla formazione di tecnici calzaturieri altamente specializzati e quello pensato per esperti di controlli di gestione per imprese orientate all’export.

Progetti che però «non sempre hanno riscosso l'entusiasmo che ci saremmo aspettati – commenta il presidente di Confindustria Alto Milanese Giuseppe Scarpa -, e il problema è proprio la mancanza di cultura industriale».

E in questi giorni, pensando alla cultura industriale, è impossibile non pensare anche alla lettera aperta del presidente di Confindustria Cuneo Mauro Gola alle famiglie cuneesi che si apprestano ad iscrivere i propri figli alle scuole superiori. Se è vero che «ci sono modi e modi per scrivere una lettera», è certamente vero che «se vogliamo andare avanti ai nostri ragazzi servono competenze –  commenta il numero uno di Confindustria Alto Milanese –. Il nostro territorio ha bisogno di un certo tipo di competenze tecnico-scientifiche: innanzitutto di periti, e poi ci sono diverse lauree scientifiche molto spendibili sul territorio. Le nostre aziende sono molto "labour-intensive" non solo per quanto riguarda il lavoro fisico, ma soprattutto sotto il profilo del capitale umano: proprio per questo per vincere la concorrenza servono competenze». 

Il vero cambio di passo arriva con la concezione per cui «non esiste più la manodopera, ma esistono le menti d'opera. Oggigiorno gli operai sono spesso responsabili di macchine utensili che valgono milioni di euro e realizzano prodotti di eccellenza: è una dimensione gratificante per un giovane, ed è proprio questo il messaggio che va lanciato alle famiglie. Il mio sogno è quello di riuscire ad aprire le fabbriche alla cittadinanza, non solo con il PMI Day, proprio per far vedere ai genitori cosa c'è nei capannoni». Ma per un simile cambio di passo serve tempo: «É necessaria una cultura, partiamo da uno stato in cui per anni è scarseggiato il feeling con l’industria».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 07 Febbraio 2018
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