L'immagine di repertorio risale a maggio 2016, quando la Lega protestò davanti alla Caserma Cadorna.

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«Il protocollo non lo firmo» è chiara la posizione, già annunciata in campagna elettorale, del neo sindaco leghista Gianbattista Fratus sul protocollo d'intesa per l'accoglienza. Se il predecessore Alberto Centinaio difendeva a spada tratta il documento e avrebbe ovviamente firmato, Fratus è di tutt'altro parere e, durante la sua prima conferenza stampa, ha subito messo in chiaro le cose.

«Il prefetto impone ma non organizza – ha commentato -, quello che si vuole fare attraverso il protocollo mi sembra più un’operazione umanitaria trasformata in business. Se dovessero arrivare io li voglio gestire con la struttura comunale, poi se sono obbligato per legge a prendere una onlus, questa sarà sotto la diretta osservazione dell’amministrazione. Queste persone si devono rendere conto che hanno un Paese amico che li vuole aiutare, che ha tradizioni e cultura propria, dove ci sono diritti ma anche doveri. Le porte sono aperte, sia per entrare sia per uscire. Non possiamo fare un'operazione di integrazione solo perchè il governo non sa fare una politica di immigrazione e integrazione».

Per Fratus restano alti i numeri di cui si parla: «Mandare 300 persone in un ghetto (viene qui intesa la caserma di Legnano, ndr) sarebbe stato umiliante per il Prefetto stesso – ha ribadito -, il numero dei migranti che potrebbero arrivare,  non sono comunque pochi, mandarne 20 va bene, ma come si fa ad integrare 164 persone?». Sulla possibilità di un arrivo a pieno regime di migranti in caso di rifiuto del protocollo, Fratus è stato chiaro: «Il Prefetto deve salvaguardare il territorio, non ricattare le amministrazioni pubbliche, scaricando tutte le responsabilità sull’amministrazione comunale».