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Strangolata al motel: altri particolari del caso Pizzocolo

Al Tribunale di Busto Arsizio, seconda udienza dell'omicidio della 18enne Lavinia - La corte ha respinto la richiesta di visionare in aula i video girati dal ragioniere con prostitute ...

(g.somazzi) – Una storia raccapricciante quella delineata, ieri mattina, durante la seconda udienza del processo  che vede il rag. Andrea Pizzocolo accusato di aver ucciso e poi abusato del cadavere, trovato a Lodi, della giovanissima prostituta Lavinia Simona Ailoaiei. Un fatto accaduto, un anno fa, filmato dallo stesso imputato da almeno tre punti diversi nella stanza di un motel a Olgiate Olona.

L'udienza, svoltasi al Tribunale di Busto Arsizio, è stata introdotta da alcuni attimi di tensione: l'avvocato difensore Vincenzo Lepre ha chiesto l'astensione della corte poichè la "trasmissione Chi l'ha visto", mercoledì sera, ha mandato in onda alcuni spezzoni di filmati registrati da Pizzocolo con relativi commenti della conduttrice Federica Sciarelli. Elementi che, secondo l'avv. Lepre, avrebbero potuto influenzare i giudici. Una richiesta respinta così come quella di visionare in aula alcuni video realizzati dal ragioniere (Clicca qui).

A ripercorrere tutta la vicenda, davanti alla corte, il vice questore aggiunto Alessandro Battista, che coordina la squadra mobile, della Polizia di Stato di Lodi e l'ispettore capo Felice Carta. Entrambi sono stati chiamati al banco dei testimoni per illustrare le indagine iniziate con il ritrovamento del cadavere della 18enne Lavinia, il 7 settembre del 2013, in un campo di grano turco a San Martino in Strada frazione lodinagia. «La ragazza era nuda, riversa a terra con due fascette di plastica strette intorno al collo – ha raccontato il dr. Battista -. La giovane era così perfetta e curata da sembrare un manichino. Il volto era semi coperto da una salvietta: al momento non avevamo nessun indizio per identificare la vittima». E' stata proprio quella piccola salvietta appoggiata sul viso di Lavinia a condurre gli agenti sulle tracce di Pizzocolo.

Da quell'unico indizio la Polizia ha ricostruito a ritroso l'intera vicenda: prima è stato individuato il motel dove l'imputato avrebbe compiuto e filmato atti di necrofilia sul corpo di Lavinia. Poi, la scoperta della "collezione" video, nella casa del ragioniere residente ad Arese e padre di famiglia. E, dalle incalzanti domande poste dal pm Raffaella Zappatini all'ispettore capo Carta, è emerso che la "collezione" non era nascosta: «I video, realizzati negli anni da Pizzocolo con centinaia di prostitute – ha spiegato Carta -, erano in un mobile tra i filmati girati durante le gite di famiglia e i dvd di cartoni animati per bambini. Il mobile non era nemmeno chiuso a chiave».

Tra quelle registrazioni effettuate con spycam nascoste in oggetti come un portachiavi, un telecomando e un orologio, i poliziotti hanno trovato il momento in cui la giovane è stata brutalmente uccisa.  «Il giorno prima dell'omicidio Lavinia era a casa dell'imputato – ha affermato l'ispettore -: dal filmato si vede che, all'insaputa della ragazza, lui aveva già provato ad utilizzare le fascette ma senza riuscirci. Il giorno dopo a Olgiate Olona Pizzocolo aveva nascosto sotto il letto delle fascette di plastica già chiuse e pronte per essere strette intorno al collo della ragazza». Elementi che secondo l'accusa, dimostra la premeditazione del gesto. Una tesi, quest'ultima, contestata dalla difesa in quanto l'imputato non avrebbe nascosto i fatti.

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Ottobre 2014
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